Dopo l’importante vittoria dei portavoce del Movimento 5 Stelle, che ha impedito che, in agosto, la maggioranza in Parlamento facesse furtivamente a pezzi la Carta Costituzionale, anche i Consigli Regionali si sono attivati per riaffermare con forza il no del M5S al disegno di legge costituzionale 813.
E’ in atto, infatti, una pericolosa manomissione della Costituzione, tentativo vergognoso di revisione dell’assetto previsto dalla nostra Carta. Il disegno di legge prevede nuove modalità di modifica costituzionale, in deroga all’art.138 della Costituzione, imponendo i modi, le forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo la Costituzione sotto scacco.
Per molti costituzionalisti per modificare l’art. 138 servirebbe addirittura un’Assemblea Costituente.
Le riforme costituzionali non vanno nella direzione di una maggiore democrazia e partecipazione dei cittadini; al contrario, faranno sì che sempre meno persone avranno più potere: presidenzialismi di fatto, esautoramento del Parlamento, sovranità popolare calpestata.
In tempo di crisi e con una democrazia italiana claudicante per responsabilità di collusi, condannati o semplici incapaci, dare più potere a poche persone è gravissimo e pericolosissimo, rischiamo una deriva autoritaria che l’Italia ha già vissuto.
Così, nei propri consigli di pertinenza, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle della Lombardia, della Sicilia, del Molise, della Valle d’Aosta, del Lazio, del Piemonte, dell’Emilia Romagna e del Friuli Venezia Giulia impegneranno i rispettivi parlamenti regionali, se l’iter procedurale di revisione della Costituzione arriverà a compimento, ad appoggiare il referendum approvativo per la legge e a prendere una posizione pubblica palese sulla proposta che calpesta i valori condivisi su cui si basa la Carta Costituzione.
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, infatti, sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Ma le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
5 CONSIGLI REGIONALI, ECCO IL PUNTO.
Piero Calamandrei, nel 1955 durante il Discorso sulla Costituzione, disse:
“Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta…”.
I Portavoce di M5S Lombardia