Parliamo di comunicazione, di quella pagata con i soldi dei cittadini a favore del Consiglio e della Giunta regionale per la dovuta e sacrosanta informazione ai cittadini.
Prendiamo per esempio il Piano della Comunicazione deliberato dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lombardo. Nell’introduzione il documento spiega bene che “I media sono una componente della vita politica più importante dei partiti e dei sistemi elettorali” citando Eric Hobsbawm, si evidenzia in modo chiaro il potere sostanziale della comunicazione nella vita politica e sociale di una società contemporanea.
Anche la legge che regolamenta la comunicazione delle amministrazioni pubbliche, almeno per una volta, è molto chiara. Le linee guida della comunicazione istituzionale dicono che si deve illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, delle istituzioni e del loro funzionamento, favorire l’accesso ai servizi pubblici e promuovere conoscenze approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e infine, alla fine, promuovere l’immagine delle amministrazioni e dell’Italia in Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi d’importanza locale e internazionale; insomma non sarebbe affatto male riuscire a svolgere bene questo difficile compito!
Ma per la terza assemblea legislativa nazionale non basta, bisogna fare di più, le linee guida del Piano della comunicazione del Consiglio regionale suggeriscono chiaramente i contenuti: il Consiglio regionale fa vivere il processo democratico, fa buona politica, lavora in trasparenza e sobrietà, ha capacità di ascolto, è sede di riflessione e di elaborazione, è aperto al contributo della società lombarda! Certo è tutto auspicabile, è quello che M5S cerca di fare ogni giorno, ma poste a priori sono evidentemente una istigazione alla propaganda, una comunicazione autoreferenziale con i soldi dei cittadini.
Propaganda secondo l’enciclopedia è l’“azione che tende a influire sull’opinione pubblica e i mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto” e via dicendo.
Con queste direttive come è possibile sperare in una oggettiva, neutrale e circostanziata comunicazione della effettiva attività politica e amministrativa a servizio del cittadino.
Ma non basta, il piano si lancia a suggerire significative azioni: il premio ai giornalisti che meglio comunicano le Regione definisce un evidente conflitto di interessi, il tavolo permanente di confronto con le emittenti radiotelevisive di cui non è ambiguo lo scopo; l’implementazione dei canali social e i nuovi paradigmi della comunicazione interattiva, fino a istituire una vera e propria Agenzia Multimediale; un passaggio affatto banale, che demoltiplica le potenzialità positive ma anche negative e varrebbe la pena approfondire in sede consultiva.
In altre parole, il Consiglio regionale che è già dotato di una struttura stampa che nel tempo è cresciuta da 2 giornalisti a 9 con 3 dirigenti, una redazione più ampia di quella di qualsiasi quotidiano locale, con questo Piano vede accrescere il campo di “attività” senza un minimo di confronto sul tema e magari! un aggiornamento del regolamento che ad oggi definisce con precisione il campo di azione della Struttura stampa e comunicazione, appunto una sana informazione istituzionale.
E se parliamo della Giunta, allora la struttura comunicazione è ancora più elefantiaca, una macchina da guerra mediatica alle dipendenze dirette di Maroni.
Tutti questi specialisti impegnati, giorno per giorno, a convincerci che la Lombardia è la regione più virtuosa d’Italia o d’Europa, intanto che da anni perdiamo, giorno per giorno, sempre più competitività e lavoro, come è sotto gli occhi di tutti; ma questa è realtà non è comunicazione.