Le novità giudiziarie delle ultime settimane, che hanno interessato direttamente il nostro territorio, e che hanno visto protagonisti ex-amministratori e funzionari pubblici lecchesi coinvolti in vicende di corruzione, sia perché coinvolti nella inchiesta “Metastasi”, sia perché coinvolti in altre inchieste, evidenziano un quadro sempre più sconfortante da cui emergono le pesantissime responsabilità della politica lecchese del recente passato e del presente.
Corruzione e criminalità organizzata che infiltra le istituzioni sono i mali profondi dell’Italia, che corrodono inesorabilmente anche il nostro territorio che si riteneva al di sopra ed al fuori di questi fenomeni.
Non ci compete l’accertamento delle responsabilità penali, di cui si occupa la magistratura, ci preme però fare emergere ed evidenziare le responsabilità politiche e civiche di talune scelte.
La corruzione diventa “istituzione” nel momento in cui condannati, inquisiti o personaggi dalle “dubbie frequentazioni” vengono candidati a ruoli di responsabilità, a svolgere funzioni o ruoli pubblici, ad elezioni siano esse europee o nazionali o locali, grazie al paracadute offerto dalla peggior politica, debitrice nei loro confronti. Non le competenze e le capacità al servizio dei cittadini bensì il servilismo e la tutela di interessi specifici spesso illegittimi ed illegali.
A questa azione spesso si è associato l’operato di alcuni media “schierati” che hanno supportato con reticenze e coperture, azioni di disinformazione e di indirizzo dell’opinione pubblica. Solo così si possono spiegare i tentativi perpetrati, tramite l’approvazione di qualche norma di tutela, sottolineata con ridondanza mediatica, limitata ai fenomeni più eclatanti, ma lontani dall’incidere nella soluzione dei fenomeni.
In questo modo si è cercato di creare una opinione diffusa per cui solo i comportamenti penalmente rilevanti meritano il biasimo, mentre quelli altrettanto moralmente ed eticamente biasimevoli sono tollerati ed accettati. Una cultura dell’ipergarantismo che, in realtà si trasforma in protezionismo, corruttela ed impunità.
Si arriva quindi a ritenere irrilevanti la “disattenzione” nella composizione delle liste elettorali, le reti ambigue di relazioni personali con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata o le convenienze dirette ed indirette derivanti dal ruolo che si ricopre.
Si palesa così la volontaria confusione tra responsabilità penale e responsabilità politica, civica e morale, sancendo l’azzeramento di queste ultime.
Gli inviti alla correttezza ed al senso di responsabilità, le richiesta di dimissioni occasionate da azioni civicamente, moralmente ed eticamente censurabili e, sicuramente, fonte di discredito per l’azione politica, vengono respinti con arroganza ed ostinazione trincerandosi dietro il solito ritornello: “non è questione penalmente rilevante”.
Purtroppo le inchieste giudiziarie e le intercettazioni in esse contenute certificano che anche a Lecco, in questo nostro territorio che amiamo, la politica ha perso il suo onore, quello sancito dalla nostra Costituzione, che all’articolo 54 recita:
“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”.
“I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
Ai politici e agli amministratori che si trincerano dietro l’affermazione di aver rispettato la legge penale e quindi di non aver commesso alcun reato, vogliamo ricordare che è loro imposto un ulteriore dovere costituzionale chiaro ed inequivocabile: “disciplina e onore”.
Quando questi doveri vengono meno l’unica strada da percorrere è quella delle dimissioni.
Attivisti MoVimento 5 Stelle Lecco