Il Governo Renzusconi ha gettato la maschera: come avevamo anticipato ad inizio settembre, il Decreto Sblocca Italia da il via libera a tutti i rifiuti prodotti in Italia (urbani e speciali, pericolosi e non pericolosi) che ora possono giungere ad una destinazione molto precisa: gli impianti di incenerimento della Lombardia e dell’Emilia Romagna, chiamati a lavorare “a saturazione del carico termico” (quello di Brescia, per fare un esempio, brucerà oltre 200 mila tonnellate in più rispetto ad oggi).
A farne le spese i cittadini di queste regioni, che come ricompensa per aver incrementato la raccolta differenziata e il riciclo (al punto da mettere alcuni impianti a rischio di chiusura) si vedono recapitare una fornitura pressoché illimitata di rifiuti da tutta Italia, a garanzia di lunga vita per i cancrovalorizzatori dietro casa.
Ma la fregatura è evidente anche per i cittadini dei territori da cui arriveranno i rifiuti, che pagano per l’incapacità gestionale e organizzativa delle classi politiche locali. La “solidarietà” tra i territori e tra le regioni non c’entra nulla. Sappiamo tutti che, in qualunque contesto urbano, bastano pochi mesi per portare a regime un sistema di raccolta differenziata porta a porta (magari con tariffazione puntuale) in grado di portare la raccolta differenziata oltre il 75%, con grandi benefici per l’ambiente, la salute e le tasche dei cittadini. E allora che senso ha questo provvedimento?
Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: è una svolta autoritaria che esautora le Regioni delle loro competenze nella gestione dei rifiuti, facendo passare sopra la testa dei cittadini e dei territori decisioni che incidono pesantemente sulla qualità della loro vita.
Da quando siamo entrati in Regione abbiamo lavorato duramente su questi temi, riuscendo a far approvare all’unanimità una moratoria per vietare la costruzione di nuovi impianti e una risoluzione per la progressiva dismissione degli impianti esistenti. Una grande vittoria per l’ambiente e per la salute dei cittadini lombardi, una vittoria però che oggi diventa del tutto inutile visto che questi provvedimenti ora saranno carta straccia.
Bene fa quindi Regione Lombardia a ricorrere presso la Corte Costituzionale contro questo decreto-porcata di Renzusconi. Anche se non possiamo tacere le responsabilità che nel corso del tempo hanno portato alla situazione di oggi. Negli ultimi vent’anni la Lombardia ha puntato forte sull’incenerimento dei rifiuti assecondando interessi lobbistici senza ritegno, arrivando a costruire tanti forni da risultare oggi in sovrannumero, senza comprendere che la gestione corretta dei rifiuti passava necessariamente dalla strategia Rifiuti Zero!
E, tornando all’oggi, la stessa risoluzione per la dismissione progressiva degli impianti, approvata ormai quasi un anno fa, non ha ancora trovato concreta attuazione nei provvedimenti della Giunta. Inoltre non dimentichiamoci che sono anni che riceviamo rifiuti urbani da bruciare da tutta Italia; li etichettano come rifiuti speciali, ma sempre di rifiuti di origine urbana si tratta. E la Regione troppo tardi e troppo timidamente ha fatto sentire la sua voce!
Ora però con questo decreto il governo Renzi ha passato il limite! Il favore alle lobby e alle mafie che prosperano grazie al business dei rifiuti è diventato sfacciato e inaccettabile! Così come è inaccettabile il doppiogiochismo del PD Lombardo. Oltre a “dire qualcosa di sinistra” alla Nanni Moretti, dovrebbe dire anche “qualcosa di lombardo”, se non è chiedere troppo. In Consiglio Regionale il Pd ha votato per la moratoria prima e per la dismissione degli impianti poi, e ora che fa? Sta zitto e accetta supinamente la supersola di Renzi?
Di chi fa gli interessi il Pd della Lombardia? Dei cittadini lombardi o del governo asservito alle lobby dell’incenerimento?