L’Ufficio di Presidenza ha approvato questa settimana tre delibere riguardanti la rendicontazione dei gruppi consiliari relative agli anni 2012 e 2013.
Quella riguardante le spese per il 2012, che ha avuto il voto contrario del M5S Lombardia, merita un doveroso approfondimento.
Quell’anno i partiti, secondo la Corte dei Conti, hanno speso illegittimamente un milione di euro. Così suddiviso: 597mila 525 euro della Lega Nord; 297mila 721 euro del Pdl; 48mila 886 euro l’Udc. Non manca all’appello il Pd con 46mila 256 euro, l’Idv con 12mila 365, Sel con 10mila 308 e infine i Pensionati con 827 euro. Quel denaro dovrebbe essere restituito e tornare immediatamente nelle casse pubbliche. Peccato che gli stessi partiti che amministrano la Regione stiano facendo tutto il possibile per non restituire il malloppo o per ritardare i tempi e i modi della restituzione (siamo arrivati persino alla rateizzazione).
La delibera stabilisce infatti, come spiega un laconico comunicato stampa dell’ufficio stampa del Consiglio regionale, che “i presidenti dei gruppi consiliari devono trasmettere entro 60 giorni le proprie relazioni al Collegio dei Revisori dei Conti della Regione, che a sua volta -come appunto stabilito dalla legge- avrà ulteriori 60 giorni per trasmettere all’Ufficio di Presidenza le sue valutazioni”. Al di là dei tecnicismi della delibera è palese che la strategia scelta è quella di annacquare i tempi (4 mesi per scambiarsi delle relazioni) con l’obiettivo di un condono tombale delle “spese pazze” dei gruppi che erano in consiglio regionale nel 2012. Abbiamo seguito passo passo l’intricata vicenda che, ancora una volta, dimostra i sotterfugi che usa la Casta per mantenere le sue rendite di posizione e per portare la questione su di un binario morto. Anche a dispetto delle disposizioni della Corte dei Conti. Ecco la cronistoria della vicenda:
- Ottobre 2012. Entra in vigore il DL 174/2012, c.d. Decreto Monti, che prevede tra le altre cose un giro di vite sulle “spese pazze” dei consigli regionali.
- Maggio 2013. La Sezione Regionale di Controllo Lombardia della Corte dei Conti accerta l’irregolare rendicontazione nell’esercizio 2012 delle spese dei gruppi consiliari della IX legislatura per oltre un milione di euro. L’UdP del CR, a seguito di questa delibera, non sapendo concretamente come muoversi, chiede due distinti pareri legali, uno all’ufficio legale interno, uno ad un legale esterno, per avere chiarimenti su come procedere.
- Luglio 2013. La Corte dei Conti Sezione Autonomie si pronuncia sulla questione e i gruppi consiliari interessati presentano ricorso al Tar Lombardia per l’annullamento della deliberazione della sezione regionale di controllo.
- Dicembre 2013. Il Consiglio Regionale, con legge n. 19/2013, introduce ex-novo la competenza del collegio dei revisori dei conti nella procedura, con il voto contrario del nostro gruppo. La procedura di nomina del collegio dei revisori, rimasta inerte per molti mesi, si e’ poi conclusa nel mese di maggio 2014.
- Maggio 2014. Viene pubblicata la sentenza n. 130 della Corte Costituzionale, rilevante in quanto conferma l’indirizzo della Corte sulla natura del controllo dei rendiconti dei gruppi consiliari. Questa sentenza annulla le deliberazioni della Sezione Autonomie della Corte dei Conti, che avevano indirizzato le delibere delle sezioni regionali, compresa quella della Lombardia, ma non le delibere delle sezioni regionali che hanno accertato l’irregolarità delle spese.
- Luglio 2014. La Corte dei Conti accoglie il ricorso promosso da alcuni gruppi del consiglio regionale dell’Emilia Romagna e annulla le delibere della sezione regionale con cui era stata accertata l’irregolarità delle spese sostenute dai gruppi. E’ probabile che a questa faranno seguito altre delibere per le altre regioni italiane, e quindi si prospetta il “condono tombale” che i partiti attendono con ansia.
La Regione Lombardia ha fatto la sua parte e l’approvazione della delibera (con il coinvolgimento dei revisori dei conti), con il voto contrario di Eugenio Casalino del Movimento 5 Stelle Lombardia, ha tutte le caratteristiche di una mossa dilatoria. Passeranno insomma almeno 4 mesi prima di arrivare a qualcosa di concreto. Diciamo “almeno” perché è molto probabile che i revisori si rifiuteranno di fare un lavoro che non gli compete e quindi si perderà altro tempo inutilmente. E intanto i partiti quel denaro pubblico l’hanno speso…