Stamani, in Commissione Attività Produttive di Regione Lombardia, l’Assessore Regionale Melazzini ha risposto all’interrogazione presentata dal M5S Lombardia sul caso dei lavoratori della multinazionale GUALA Closures dello stabilimento di Torre d’Isola (PV), investiti a luglio dalla mannaia di una procedura di licenziamento collettivo per delocalizzazione aziendale.
Iolanda Nanni, consigliere regionale M5S e prima firmataria dell’interrogazione dichiara: “La risposta dell’Assessore Melazzini è arrivata tardivamente e fuori tempo massimo. Avevamo depositato l’’interrogazione il 15 luglio scorso nella speranza che Regione Lombardia si attivasse nell’immediato con tutti gli strumenti istituzionali disponibili per garantire i livelli occupazionali dei lavoratori dello stabilimento di Torre d’Isola (PV). Purtroppo, il 17 settembre 2014, i sindacati confederali hanno firmato l’accordo con l’azienda attestando un risultato assolutamente negativo per i lavoratori. Infatti, non hanno fatto altro che recepire un piano di ricollocamento parziale dei lavoratori che la multinazionale aveva già pronto da giugno 2014, né più, né meno. Su 135 lavoratori, solo 55 saranno dislocati in altre sedi e manterranno il lavoro, fra questi 35 presso la sede di Spinetta Marengo (AL) e 20 in Polonia. Quasi due terzi dei lavoratori restano al palo. A nostro parere, si doveva fare di più e parte della responsabilità di questo pessimo risultato è senz’altro addebitabile ai sindacati che si sono svegliati quando ormai il bubbone era conclamato ed hanno dormito in questi ultimi quattro anni quando l’azienda, con un piano di investimenti poderoso nell’Est dell’Europa, dava già forti segnali di delocalizzazione. Non occorreva essere “economisti”, sarebbe stato sufficiente monitorare il percorso aziendale ed esaminare il piano industriale per prevenire questa drammatica vicenda. L’altra parte di responsabilità è a carico delle Istituzioni che hanno gestito una trattativa dilettantesca e di facciata a livello locale, senza coinvolgere tempestivamente rappresentanti istituzionali del Governo e della Giunta lombarda che avrebbero avuto strumenti e competenze per salvaguardare i posti di lavoro. Ora si parla di reindustrializzazione del sito, con l’impegno della multinazionale ad individuare una società specializzata per la riconversione industriale. Mi domando cosa si possa riconvertire quando l’azienda sarà presto spolpata da tutti i macchinari e rimarrà solo un enorme spazio vuoto. Intanto chi ne paga le spese sono sempre i lavoratori e chi ha giovato del risultato è proprio la multinazionale, riuscendo a raggiungere il proprio obiettivo nei tempi esattamente previsti. Né più, né meno. Questa impreparazione e dilettantismo allo sbaraglio nel gestire trattative che, nove su dieci, si concludono sempre con lo stesso drammatico copione, a vantaggio dell’azienda e a discapito dei lavoratori, la dice lunga sulla scarsa autorevolezza del Governo a tutti i livelli istituzionali e di una totale assenza di serie politiche per la disincentivazione della delocalizzazione delle imprese sui nostri territori.”