Dopo l’inutile riunione della Commissione Urbanistica di ieri sera che poneva all’ordine del giorno il famigerato Masterplan, alla presenza di assessori, consiglieri, giornalisti e cittadini, i nostri amministratori hanno pensato bene di rimandare la discussione. Tempo e denari pubblici ancora buttati.
Tutti a casa con santa pazienza. Tuttavia apprendiamo dai giornali che il piano finanziario per la ristrutturazione della vecchia caserma Garibaldi e la riqualificazione dell’annessa piazza della Repubblica ammonti a 31 milioni e mezzo di euro. Ben 24 milioni e 500 mila saranno necessari per realizzare il nuovo teatro di Varese, laddove oggi sorge quello che, sottolineiamolo, è stato poi intitolato all’Associazione Costruttori Caldereira, per meriti ben maggiori di Mario Apollonio. Gli investimenti della Regione Lombardia pare aumentino esponenzialmente con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative. Si era partiti con un cifra che ruotava attorno ai 15 milioni, ma nell’arco di qualche mese le risorse sono raddoppiate. Speriamo che più in là non si rilanci ulteriormente, come fosse l’ultima mano di un poker. In effetti, si capisce l’ansia da prestazione del partito del presidente Maroni, che avendo di cosa scusarsi sulle vicende che affliggono la piazza più grande della città, studia una exit-strategy che possa pagare in termini elettorali.
Conviene allora ricordare ai nostri concittadini che le ingenti risorse stanziate, verranno impiegate per riparare le nefaste conseguenze di miopi e improbabili scelte, assunte da chi oggi tenta un grottesco maquillage per uscirne più candido che mai. Ma entriamo nel merito. La prima domanda sorge sempre spontanea: chi ha deciso che Varese ha bisogno di un nuovo e lussuoso teatro? Perché forse in giunta a Varese e in consiglio a Milano nessuno ci ha pensato. Come nessuno deve aver considerato le disastrose condizioni economiche del Paese e le conseguenti difficoltà che il territorio vive quotidianamente. 31 milioni di euro e neanche un parere è concesso esprimere. Caro cittadino hai solo una
funzione: pagare tasse, tributi ed accise. Ma è solo l’antipasto. Maroni ha infatti annunciato in pompa magna che “non sarà il teatro del Comune, ma il teatro dei varesini”. Al che sorge spontanea una seconda domanda: di chi è il Comune se non dei varesini? Comprendere il senso di una illogica affermazione è sempre arduo, ma la Lega, per bocca del presidente Maroni ci facilita il compito.
Balzata recentemente agli onori delle cronache, è l’iniziativa di fundraising (raccolta fondi) tra i privati che svela l’enigma. I cittadini “solidali” potranno aggiudicarsi così una quota del nuovo teatro, diventare i soci di una società di amministrazione o acquistare una poltrona, come acutamente suggerisce il sindaco Fontana. Non per gli altri naturalmente, ma per se stessi. Per questo il caro benefattore potrebbe autocelebrarsi puntando una stellina sul muro dell’edificio o lasciando il calco delle proprie mani, come a Los Angeles usano fare gli attori di Hollywood. In buona sostanza, tutti pagheranno un teatro che nessuno avrà scelto, qualcuno “donerà” l’acquisto di una poltrona di sua proprietà, ci metterà le mani e magari il nome e alla fine la proprietà del teatro non sarà nemmeno equidistribuita, poiché una persona più facoltosa potrà ben vantare una encomiabile beneficienza.
Non c’è che dire, un fundraising per antonomasia. Giova allora spiegare ai poveri varesini che l’inglesismo di cui sopra è lo strumento attraverso cui operano tutte le organizzazioni non-profit, che come è noto hanno scopi esclusivamente sociali. Qua invece, non solo il progetto è coperto finanziariamente coi proventi delle tasse, ma come dichiarava ai primi di Ottobre l’allora assessore Baroni, i soldi che verserebbero i benefattori varesini servirebbero a “completare il teatro, abbellire la piazza o per avere più margine”. Un atto di solidarietà senza precedenti. Eppure sarebbe bastato immaginare una raccolta fondi da destinare a chi il biglietto di ingresso non può pagarlo. Intenti diversi.
A Busseto, neanche Giuseppe Verdi volle il teatro, poiché lo ritenne un gesto di vanità del sindaco, donò 10.000 lire (metà ottocento) e non vi mise mai piede. Più di un secolo e mezzo dopo, con una crisi economica che non fa prigionieri, senza un Verdi da celebrare, impongono un teatro da 24 milioni di euro e hanno il coraggio di fare e chiamare fundraising una sorta di semi-privatizzazione sulla pelle della gente, celebrando per giunta degli pseudo benefattori.
Basta. Il Movimento 5 Stelle è contro un nuovo teatro ed è qui ad annunciare i propri intenti. Presso i gazebo che si terranno numerosi in varie zone della città, sottoporrà alla cittadinanza un sondaggio contenente una serie di proposte per la ex-caserma, piazza Repubblica e la città intera. Rassicuriamo sin d’ora maggioranza e opposizione che anche le loro soluzioni saranno contemplate. Se poi non vorranno ascoltare la voce dei cittadini, invocheremo il referendum.
Questione di onestà e di stile.
MoVimento 5 Stelle Varese