L’Azienda agricola S. Francesco SNC in Bressana Bottarone (PV) ha recentemente insediato presso una cascina non più utilizzata (Stabilimento ex A.Z.A. località Cascina Bella) un grande allevamento di suini ed altri animali. L’allevamento insediato presso lo Stabilimento ex A.Z.A. è stato autorizzato dalla Provincia di Pavia senza avviare la procedura AIA (Autorizzazione integrata ambientale) di competenza regionale nonostante la SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) segnalasse chiaramente la presenza di posti di allevamento suini superiori ai limiti di legge relativi agli allevamenti intensivi da sottoporre ad AIA, nonché senza la pre-condizione vincolante di bonifica dell’amianto presente.
Iolanda Nanni, consigliere regionale M5S, dichiara: “Grazie ad alcune segnalazioni di cittadini, ho avviato una serie di accessi agli atti e, alla luce della situazione riscontrata, ho presentato un’interrogazione (SCARICA QUI) volta a chiarire due gravi criticità: da una parte, se sia lecito che la Provincia di Pavia abbia autorizzato un allevamento che potrebbe essere intensivo, e quindi necessitare di procedura AIA di competenza regionale, dall’altra, se sia lecito che la Provincia di Pavia abbia autorizzato un allevamento in un sito dove è presente amianto non bonificato, in un quantitativo di ben 11.000 mq, come da scheda tecnica comunicata dal Comune di Bressana alla Provincia già a Dicembre 2010.”
“L’allevamento di suini ed altri animali – continua Nanni – risulta insediato presso una cascina dismessa di Bressana, località Cascina Bella, e potrebbe essere di fatto un allevamento intensivo, dato che i posti per suini sono 3.000. In altre parole, la Provincia di Pavia potrebbe aver autorizzato tale allevamento scavalcando impropriamente la competenza di Regione e l’iter autorizzativo AIA. Per questo motivo, chiedo a Regione Lombardia di accertare tale possibile irregolarità.”
“Oltre a questo potenziale, e grave, vizio procedurale, – prosegue Nanni – c’è un’altra e ancor più grave criticità: la presenza nell’allevamento di ben 11.000 mqdi amianto non smaltito, con i conseguenti rischi sia per i lavoratori sia per gli animali, e quindi per i consumatori. A una mia richiesta di accesso agli atti all’ASL circa la presenza di amianto nello stabilimento, l’ASL mi ha inviato la seguente paradossale risposta: «Per quanto concerne la segnalazione circa la presenza di coperture di amianto, il Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’ASL, ha richiesto all’Autorità competente in materia, di ingiungere al proprietario dell’immobile di provvedere alla valutazione dello stato di conservazione al fine di verificare se le condizioni detenute dal/i manufatto/i possano arrecare pregiudizio alla salute pubblica». Mi chiedo come sia possibile che sia stato autorizzato un così grande allevamento di suini ed altri animali senza aver posto come condizione sine qua non la bonifica degli 11.000 mq di amianto presenti negli edifici. Il fatto che l’ASL intervenga a posteriori ingiungendo la bonifica, non sana la possibile gravissima irregolarità dell’autorizzazione provinciale senza previa bonifica dell’amianto, che potrebbe aver creato una situazione di rischio per la salute e l’ambiente che non possiamo ignorare. La mia interrogazione intende quindi sollecitare Regione ad accertare la regolarità dell’iter autorizzativo nonché i potenziali rischi per la salute e l’ambiente derivanti dalla presenza di 11.000 mq di amianto non bonificato all’interno dell’allevamento. Dopo il famigerato caso delle uova alla diossina di Parona, non vorremmo trovarci di fronte ad un altro caso relativo a possibili prosciutti all’amianto!”.