Diritti e pari opportunità Iolanda Nanni Milano Pavia

Accordo Regione Lombardia-Fondazione Maugeri: se è chiaro chi ci guadagna, è altrettanto chiaro chi rischia di perderci: lavoratori e pazienti. GAME OVER!

maugeri-accordoLa Giunta lombarda, in data 27/04/2015, ha siglato un accordo al ribasso con Fondazione Maugeri in cui sostanzialmente rinuncia a costituirsi parte civile nel processo giudiziario che vede, fra gli imputati l’ex DG Passerino, per avere in cambio soli 2,5milioni di Euro e un “pegno virtuale” delle azioni della nuova S.p.A. in cui si trasformerà la Fondazione Maugeri, contro 230 milioni di euro di crediti potenziali. Un accordo che palesa la resa incondizionata di Regione Lombardia di fronte alle richieste della Fondazione Maugeri. Tutte le fasi della trattativa fino alla decisione finale si sono tenute a porte rigorosamente chiuse per i consiglieri regionali, tanto che la richiesta di audizione dei vertici della Fondazione Maugeri in Commissione Sanità, avanzata un mese prima dalla Consigliera regionale Iolanda Nanni, è stata disattesa e fissata solo oggi 4 maggio 2015, ad accordo ormai raggiunto.

In occasione dell’audizione tenutasi in data odierna, 4 maggio 2015, in Commissione Sanità, alla presenza del Presidente di FSM, Prof. Bruegger e del Direttore Generale, Dott. Giorgi, pubblichiamo l’articolato intervento effettuato dalla consigliera regionale M5S Iolanda Nanni che, dopo un attenta disamina del Piano Finanziario di FSM, ha rilevato numerose criticità, molte delle quali non sono state smentite, né chiarite dai vertici di FSM durante l’audizione.

Ecco l’intervento di Iolanda Nanni:

Sul Piano di ristrutturazione operativa e dell’esposizione debitoria

Nell’attuale fase di concordato preventivo presso il Tribunale di Pavia, sotto richiesta del Tribunale stesso, FSM ha presentato a Regione Lombardia, riconosciuta come potenziale creditrice di FSM per un ammontare pari a circa 230 milioni di euro, un “Piano di ristrutturazione operativa e dell’esposizione debitoria” che dovrà essere approvato da Regione. In altre parole, il Tribunale di Pavia ha riconosciuto che Regione Lombardia, vantando potenziali crediti pari a 230 milioni di euro rispetto a FSM, è a pieno titolo uno dei creditori che devono approvare il piano di ristrutturazione all’interno della procedura di concordato preventivo, che prevede per l’appunto un accordo fra debitore (FSM) e creditori circa la restituzione totale o parziale dei debiti; anzi, di più: il Tribunale ha riconosciuto Regione Lombardia come il principale creditore di FSM. Tale decisione del Tribunale era facilmente prevedibile, se consideriamo i processi in corso riguardanti proprio il finanziamento regionale di FSM, ciò nondimeno costituisce un passaggio chiave dell’intera vicenda che ancora una volta richiama Regione stessa alle sue responsabilità politiche: Regione Lombardia, se ne avesse la volontà politica, avrebbe potuto porre delle condizionalità a FSM in merito al piano di ristrutturazione, come peraltro è stato richiesto in numerosi atti istituzionali del gruppo regionale M5S a cui fino ad oggi la maggioranza che governa in Regione non ha dato esito concreto.
Ma veniamo al “Piano di ristrutturazione operativa e dell’esposizione debitoria”: nelle fasi precedenti della vertenza conoscevamo le linee generali della manovra, tramite le dichiarazioni alla stampa del Presidente della Fondazione: il conferimento dell’intero comparto sanitario, eccetto la ricerca scientifica, a una costituenda società per azioni a scopo di lucro, nonché la cessione della quasi totalità delle proprietà immobiliari a un fondo immobiliare finanziario. Oggi, conosciamo anche i dettagli economici della manovra, che di seguito riassumerò per punti principali.

Sull’esorbitante costo dei canoni di locazione toglierà risorse al comparto sanitario a vantaggio di profitti privati

Come dichiarato in audizione odierna dal Prof. Bruegger, il Piano di ristrutturazione prevede la cessione degli immobili a un Fondo immobiliare (con l’eccezione di alcuni immobili, quali ad esempio la sede di Pavia, verranno complessivamente vendute 9 su 12 immobili di proprietà FSM): tale manovra consentirebbe a FSM di ottenere la liquidità necessaria ad estinguere parte dei suoi debiti. Ovviamente il fondo immobiliare che acquisirà gli immobili non lo farà pro bono e gratis, ma in previsione dei futuri profitti derivanti dai canoni di locazione che FSM dovrà pagare per poter usufruire di quegli stessi immobili di cui è attualmente proprietaria. In altre parole, è come se una famiglia, per ripagare i suoi debiti, vendesse la sua casa di proprietà, contemporaneamente continuando a viverci e pagando di conseguenza un oneroso affitto al nuovo proprietario. Tale operazione ha dell’assurdo, più che un ripagare i debiti, appare uno scambio in cui gli oneri sui debiti (gli interessi sui debiti) vengono scambiati con gli oneri degli affitti: e questi ultimi, gli oneri sugli affitti, saranno quasi sicuramente superiori ai primi. I canoni di locazione ammonteranno infatti, secondo quanto prevede il piano stesso, a: 5,3 milioni (2015), 10,8 (2016), 10,9 (2017), 11,1 (2018). Un costo esorbitante e crescente per gli affitti che si prevede addirittura quasi raddoppiare nel giro di 3 anni!

Che si paghino affitti crescenti e milionari a un fondo immobiliare finanziario perdendo oltretutto la proprietà degli immobili è difficile da giustificare in una logica di risanamento: il piano presentato da FSM affronta “a modo suo” questo punto, e infatti prevede che l’attività sanitaria dei prossimi anni dovrà “favorire la creazione di risorse per il progressivo riscatto degli immobili utilizzati”.

Quindi, vendiamo gli immobili per poi pagare gli affitti, ma al contempo scriviamo che poi, un domani (quando?) ricompreremo gli immobili per non dover più pagare gli affitti! Badate bene, tale impegno a ricomprare gli immobili è messo solo a parole, le cifre dicono bel altro, anzi l’opposto: come abbiamo appena visto, il costo degli affitti sarà crescente negli anni. Perché? Semplice, perché presumibilmente la quota di immobili venduti aumenterà di anno in anno, e di conseguenza aumenterà di anno in anno l’esborso per gli affitti, raggiungendo gli 11,1 milioni di euro nel 2018. Insomma, invece di ricomprare gli immobili, come scritto a parole nel piano, le cifre ci dicono che gli immobili verranno venduti, in quantità crescenti negli anni. Già questa palese ed evidente contraddizione fra cifre ed intenti, o fra parole e fatti, pone serie perplessità sia sulla credibilità del piano, sia sulle reali finalità.

Con queste premesse, veniamo all’ultimo dato sugli immobili: quanto valgono? Il valore complessivo degli immobili da “vendere” è stimato pari a 125,2 milioni di euro. 11,1 milioni di euro da affitti su un patrimonio immobiliare che ne vale 125,2: un bell’affare! Ovviamente i futuri esborsi dovuti agli affitti, molto superiori a quanto oggi FSM paghi di interessi sui debiti, saranno cifre sottratte all’attività sanitaria per la quale FSM riceve ingenti finanziamenti pubblici. Di quei finanziamenti pubblici, pagati con le tasse dei cittadini, 11,1 milioni di euro potrebbero volatilizzarsi in profitti privati: gli affitti da corrispondere annualmente alla nuova proprietà degli immobili. Una nota finale sul fondo immobiliare: non sarà quotato in borsa, bensì si tratterà di un “fondo chiuso” a cui avranno accesso “investitori istituzionali”: in altre parole le quote del fondo (che ne determinano la proprietà) non saranno liberamente acquistabili o vendibili bensì la loro compravendita avverrà tramite accordi bilaterali fra gli acquirenti e i venditori.

Sui centri FSM pronti alla svendita in garanzia dei debiti

Per una realtà economica vendere asset centrali della propria attività per ripagare i debiti è solitamente una mossa quasi disperata che si effettua appena prima, o durante, un fallimento. Ebbene, il piano di “risanamento” invece apre un simile scenario non come extrema ratio, bensì come prassi ordinaria di gestione dei debiti, vale a dire che anche senza aprire una procedura fallimentare FSM sarà pronta a vendere i propri centri operativi come garanzia sui debiti nei confronti delle banche. In altre parole la mancata restituzione di anche una sola parte del nuovo debito (pari a 30 milioni di euro, da ripagare con interessi del 2% nel biennio 2015/2016 e del 4% a partire dal 2017, le ragioni del raddoppio dei tassi di interesse a partire dal 2017 non sono specificate) con le banche comporterà la nomina di un “advisor di gradimento delle banche” che curerà l’operazione di selezione e vendita dei centri FSM a copertura dei crediti degli enti finanziari:

“In caso di mancato rimborso anticipato entro la fine del secondo anno dall’omologazione [l’omologazione del piano di ristrutturazione da parte del Tribunale ndr], impegno a conferire un mandato a un advisor di gradimento delle banche per la cessione di cliniche da individuare (per un valore pari a quanto necessario per il rimborso della nuova finanza residua)”.

Insomma, la vendita dei centri FSM, attualmente mossa estrema ipotizzabile solo in concomitanza di una procedura fallimentare, diventa uno scenario molto concreto con l’attuale piano, in soli due anni FSM si potrebbe trovare costretta a vendere alcuni centri per garantire il nuovo prestito con le banche. Di fronte a un simile scenario è ineluttabile chiedersi quali interessi garantisca effettivamente una manovra di questo tipo.

Sui nuovi “investitori”, società per azioni e dividendi che se ne vanno

Già è nota la volontà della dirigenza FSM di conferire l’intero comparto sanitario a una costituenda società per azioni a scopo di lucro, operazione che ci vede contrari in quanto riteniamo che nella sanità non dovrebbero essere realizzati profitti. Ma vediamo meglio le finalità di questo ulteriore passo nella manovra finanziaria.

Ebbene, FSM trasferirà i propri debiti alla costituenda società per azioni, che si troverà comunque con un indebitamento ridotto (per via delle vendite degli immobili) ma, come abbiamo visto, priva della proprietà degli immobili e di conseguenza nella necessità di pagare ingenti canoni di locazione per svolgere le proprie attività. Ma c’è un’altra caratteristica che sottrarrà risorse alla nuova società, oltre ai canoni di locazione: i dividendi da riconoscere annualmente agli azionisti. Infatti fra gli obiettivi della nuova società (che il piano definisce con l’abbreviazione anglosassone new.co con probabile vezzo stilistico bocconiano) figura quello di :

“Consentire l’ingresso di nuovi investitori finanziari o di partner strategici industriali, interessati al programma di sviluppo dell’attività sanitaria”.

Ebbene, il piano non lo dice esplicitamente perché è ovvio: i “nuovi investitori”, che potremmo anche chiamare “compratori”, non sono degli enti di beneficienza che doneranno graziosamente i capitali alla nuova società, bensì sono per l’appunto acquirenti che intendono realizzare profitti dalla proprietà così acquisita. Se attualmente gli eventuali margini positivi di bilancio devono, per statuto, essere reinvestiti da FSM nell’attività sanitaria (e quindi a favore sia dei pazienti sia dei lavoratori), come avviene per legge in tutte le onlus no profit, nella costituenda società per azioni non sarà più così; gli eventuali margini di bilancio diverranno, in tutto o in parte, profitti per i proprietari, e, come prassi in tutte le società per azioni, la nuova società girerà parte dei profitti sotto forma di dividendi agli azionisti. Il Prof. Brugger oggi in audizione ha smentito che entreranno nuovi investitori e che il Piano di Ristrutturazione a mani della Commissione Sanità non fosse aggiornato.

Una delle ragioni per cui i vertici FSM intendono costituire la nuova società per azioni risiede nella “presunta” maggiore efficienza che la società per azioni garantirebbe rispetto all’attuale gestione da parte della onlus. Se guardiamo i dati presentati dai vertici stessi nel piano troviamo ulteriori ragioni, oltre a quelle già esposte, per dubitare di ciò. Prendiamo in considerazione l’indice EBIDTA che misura la redditività del conto economico dell’attività sanitaria FSM: l’indice EBITDA è previsto pari a 12,2% nel 2015 (pari quindi a 35,6 milioni di euro), e in calo negli anni successivi al 10,3% nel 2016, con una piccola risalita nel 2017 all’11,7%, poi di nuovo in calo nel 2018 al 10,9%. La redditività dell’attività sanitaria è quindi prevista dai vertici stessi in calo nello scenario di costituzione della società per azioni! Il Prof. Brugger, all’audizione odierna, non ha smentito queste considerazioni.

Se sommiamo gli oltre 11 milioni di euro di canoni di locazione ai dividendi da riconoscere annualmente agli azionisti (il piano li ipotizza nell’ordine di 3,5 milioni nel 2016, e poi pari a 2,6 e 2,7 milioni rispettivamente nel 2017 e 2018) otteniamo una somma finanziaria imponente che ogni anno FSM, o meglio la costituenda società per azioni, dovrà distogliere dalle finalità sanitarie e assistenziali per devolverla a soggetti esterni (il Fondo immobiliare nonché gli azionisti della nuova società).

Nota finale: simili operazioni di vendita di asset a nuovi “investitori” a volte vengono giustificate col fatto che gli investitori, lo dice il nome stesso, investiranno dei capitali in ristrutturazioni aziendali (ad esempio, in campo sanitario, l’acquisto di strumentazioni tecnologicamente avanzate per la cura o la ricerca, l’edificazione di nuovi centri di assistenza o la ristrutturazione degli esistenti, l’acquisto di nuovo professionalità con livelli di eccellenza etc.). Non è questo il nostro caso. Il piano infatti non prevede che gli “investitori”, a dispetto del nome, facciano investimenti! Da quanto risulta dal piano infatti la riorganizzazione interna dei centri dovrà avvenire a costo zero, quindi nel documento non risulta alcuna forma di investimento produttivo (il semplice acquisto di pacchetti azionari di per sé non è certamente un investimento produttivo, è una mera operazione finanziaria). E il Prof. Bruegger, in audizione, non smentisce!

Il sacrificio dei lavoratori: cui prodest?

L’accordo firmato dalle OOSS del 19 Gennaio 2015 porterà risparmi sul costo del lavoro stimati, all’interno del piano, in circa 15 milioni di euro annui. Salta qui all’occhio una curiosa coincidenza: la somma finanziaria necessaria ad assicurare il pagamento dei canoni e i dividendi ai futuri azionisti ammonta nel 2016 a 14,7 (11,1+3,5) milioni di euro, cifra molto vicina ai 15 milioni di euro di sacrifici richiesti ai lavoratori. A questo punto la domanda sorge inevitabile: il sacrificio fatto dai lavoratori a cosa è servito? A un reale risanamento della Fondazione, oppure a garantire un cospicuo “tesoretto” di profitti da distribuire a soggetti esterni tramite i canoni di locazione e i dividendi azionari?

E’ da oltre 6 mesi che, in qualità di Consigliera regionale con responsabilità di vigilanza sul Sistema sanitario, denuncio che la reale finalità di tutta questa manovra potrebbe non essere il risanamento della Fondazione quanto il compiersi di una speculazione finanziaria: adesso che abbiamo in mano i dati del piano di ristrutturazione queste strane coincidenze nelle cifre non possono che convincermi ancor di più che siamo probabilmente di fronte alla più grande speculazione finanziaria avviata in campo sanitario nella storia recente d’Italia, a spese sia delle finalità della Fondazione onlus sia dei diritti dei lavoratori.

Infine, su questo punto purtroppo non sussistono reali garanzie per il futuro dei lavoratori: la costituenda nuova società per azioni sarà un nuovo soggetto giuridico libero da qualsiasi vincolo o accordo preso precedentemente da FSM, e potrà quindi, a sua totale discrezione, richiedere ulteriori tagli al costo del lavoro, o cambiamenti nelle tipologie contrattuali, per aumentare la quota di profitti ricavati dall’attività sanitaria. Su questo punto, il Prof. Brugger in audizione dichiara che, con la costituzione della newco, ai lavoratori saranno garantiti i livelli occupazionali e le tipologie contrattuali attualmente in essere. Non ci resta che aspettare e stare a vedere.

Sull’assenza del Piano Industriale

Fin qui abbiamo esaminato gli aspetti finanziari della manovra così come descritti nel piano presentato a Regione Lombardia. Tale piano ha anche una sezione riguardante la ristrutturazione “aziendale” delle attività FSM (o meglio della futura società per azioni), che occupa tuttavia pochissime pagine con indicazioni alquanto generiche e non dettagliate. Più che un piano industriale appare come un insieme di linee programmatiche che necessitano di un concreto piano attuativo. Regione Lombardia ha quindi raggiunto un accordo con FSM in assenza di un organico e dettagliato Piano Industriale. Ma non solo: anche confrontando l’attuale piano di ristrutturazione con il precedente business plan Pricewaterhouse si nota una differenza abissale nel grado di approfondimento, analisi e dettaglio delle proposte di riorganizzazione. Anche le cifre si scostano di molto: il business plan PWH avrebbe consentito risparmi annui di oltre 19 milioni di euro senza toccare i diritti dei lavoratori, mentre l’attuale piano prevede risparmi da qui al 2018 di circa 3 milioni annui, una cifra enormemente inferiore a ciò che si sarebbe potuto ottenere con un business plan articolato che si è preferito scartare. Il confronto fra il business plan PWH e l’attuale piano di ristrutturazione ci fornisce un’ulteriore e importante elemento per ribadire che questa manovra probabilmente non è finalizzata a un reale risanamento e rilancio quanto al compimento di un’operazione di speculazione finanziaria priva di solide basi di gestione aziendale.

Conclusioni

“I pazienti da riabilitare negli istituti FSM ci sono e, a causa dell’invecchiamento della popolazione, ce ne saranno sempre di più. Essi sono accolti, con servizi in crescita qualitativa, da ricercatori e professionisti con grande esperienza e costi sostenibili”.

Questa citazione del Piano di Ristrutturazione, insieme all’analisi dei dati ivi presentati nonché dei bilanci, ci lascia facilmente intuire gli esiti finali di questa manovra: la cessione a compratori esterni di asset strategici (il patrimonio immobiliare, le quote azionarie della costituenda società, e probabilmente alcune dei centri) che garantiranno ai compratori stessi ingenti profitti, vuoi sotto forma di canoni di locazione vuoi sotto forma di dividendi agli azionisti. Inoltre il piano non offre garanzie sul futuro perimetro delle attività sanitarie, anzi pone la possibile vendita di alcuni centri a garanzia del rimborso dei debiti con le banche, né sul futuro dei lavoratori, in quanto la costituenda società per azioni non avrà alcun vincolo rispetto agli accordi presi dal precedente proprietario. La natura stessa delle attività sanitarie, oggi erogate sotto la forma giuridica di onlus no profit, cambierà radicalmente e diventerà a scopo di lucro. Se è chiaro chi ci guadagna da tutta questa operazione, è altrettanto chiaro chi rischia di perderci: i lavoratori e i pazienti.

Regione Lombardia era in tempo per porre delle condizionalità alla ratifica del piano: oggi si assume la responsabilità di non essere intervenuta per tutelare sia la natura onlus di FSM, sia i diritti dei lavoratori e dei pazienti, scongiurando quella che rappresenta la più grande speculazione finanziaria in campo sanitario della storia italiana.

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