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Passa all’unanimità la legge antimafia voluta con forza dal M5S

Dopo un anno di lavoro e di dibattito politico è stata votata all’unanimità (ha votato in via eccezionale anche il Presidente del Consiglio che solitamente si astiene per garantire la sua imparzialità) la legge antimafia voluta con forza dal M5S Lombardia. Un passo in avanti per una Regione in cui, è utile ricordarlo, le mafie continuano a crescere, a consolidarsi, a espandersi e a colonizzare. Il crimine organizzato, ‘ndrangheta, mafia, camorra e mafie straniere, dimostra di essere caratterizzato, infatti, da una crescente capacità di penetrazione e mimetizzazione nel tessuto sano della nostra società e della nostra economia.

A solo titolo d’esempio, se consideriamo uno dei processi lombardi più importanti, collegato al filone di Reggio Calabria, che ha visto alla sbarra 308 imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, il numero di anni di condanna lascia senza parole: 12 secoli di carcere, di cui 711 per i 181 condannati a Milano nell’ambito dell’inchiesta “Infinito” (più i 548 anni per i 127 condannati a Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Crimine”).

Da oggi in poi, con questa legge, Regione Lombardia avrà un testo completo di riferimento, un provvedimento di svolta, nelle pieghe della competenza regionale, e che ha importanti novità.

Novità nella struttura, che si articola su 3 livelli: quella primaria, volta a prevenire, quella secondaria, volta a contrastare e quella terziaria, volta a recuperare i danni della criminalità organizzata. La potatura dei rami non era sufficiente, puntiamo a tagliare le radici del malaffare, con la prevenzione.

Ma ci sono delle novità anche nei contenuti, per spiegare i quali devo fare una constatazione: i gruppi mafiosi necessitano di un elevato grado di segretezza per le proprie strategie, per godere della maggiore libertà di azione possibile. E si alimenta delle disattenzioni e della non conoscenza ambientale, culturale e istituzionale. Questa precisazione è importante perché sottolinea che necessitiamo di antenne vigili, di maggiore conoscenza. In assenza di conoscenza e di lettura dei segnali pericolosi si crea una distanza, difficile poi da colmare, tra la realtà criminale e la sua percezione sociale e istituzionale. Per questo uno dei pericoli maggiori nel contrasto alle mafie è costituito dalla sottovalutazione del loro fenomeno, delle loro modalità operative, delle loro modalità di inserimento in affari, delle loro abilità organizzative, della loro capacità di adattarsi ai vari ambiti territoriali e sociali. Ecco allora il punto chiave e innovativo della legge: spezzare il pericoloso elemento dell’invisibilita della criminalità organizzata di stampo mafioso in Lombardia.

Detto con una metafora e semplificando il discorso: puntiamo fari sulle zone oscure affinché anche l’importante lavoro di repressione sia più efficace.

Con queste premesse l’art. 13 (Comitato regionale per la legalità e la trasparenza dei contratti pubblici) risulta maggiormente rinforzato e più collegato con l’attività consiliare elettiva e non solo con quello della Giunta, per operare all’unisono, nella stessa direzione. Con un riferimento importante alla trasparenza e tracciabilita dei flussi finanziari nella fase esecutiva dei contratti, mediante linee guida e best practice. L’art. 14 permetterà poi a un Comitato tecnico-scientifico, composto da soggetti di riconosciuta esperienza nel campo del contrasto dei fenomeni di stampo mafioso sul territorio lombardo, nonché da un rappresentante delle istituzioni scolastiche e uno in rappresentanza del mondo delle associazioni che svolgono attività di educazione alla legalità, di svolgere le sue funzioni a supporto della commissione consiliare competente e di altri organismi consiliari.

L’ente regionale diverrà così un centro documentale, informativo, di conoscenza a cui anche gli enti locali, anelli deboli della catena, potranno fare riferimento. L’educazione e la cultura diventeranno i primi strumenti da utilizzare per sconfiggere le mafie: una persona istruita, consapevole di cosa sia la mafia, e di cosa provoca, difficilmente accetterà di scendere a compromessi con i mafiosi. La cultura dell’anti-mafia è la base di questa legge!

Ma la lotta alle mafie e alla corruzione lo si fa anche dando l’esempio, politici in prima linea. Ecco perché in questa legge vorrei sottolineare un’altra importante novità: l’art. 15, che tratta il Codice di autoregolamentazione dei gruppi consiliari. La legge 190 introduce l’obbligo di redazione del Piano Triennale Prevenzione Anticorruzione per la Pubblica Amministrazione. Noi estendiamo questo obbligo ai gruppi consiliari eletti in Regione Lombardia, facendo riferimento alle migliori pratiche in materia di legalità, trasparenza, prevenzione e contrasto alla corruzione.

Garantire la legalità e la sicurezza per i cittadini significa dichiarare che lo Stato di diritto, che costituisce la base delle libertà ed è il fondamento per il pieno sviluppo di ogni individuo, è più forte dell’anti-Stato, che sono le mafie. E con questa legge lo Stato regionale ha più strumenti a propria disposizione per dimostrarlo. Strumenti che l’organo legislativo mette a disposizione da oggi, e che l’organo esecutivo dovrà attuare da domani. Non aspetteremo nemmeno un giorno affinché queste nuove armi, volute con tutta la forza che il MoVimento 5 Stelle aveva in corpo, vengano utilizzate al meglio per alzare le difese immunitarie di Regione Lombardia contro le mafie.

Silvana Carcano – Consigliere Regionale del M5S Lombardia e relatrice del progetto di legge

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