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Agenda digitale: il dinosauro Maroni e la proposta del M5S Lombardia

L’Agenda Digitale Italiana, l’insieme di azioni e norme per lo sviluppo delle tecnologie, dell’innovazione e dell’economia digitale, non è mai decollata per colpa di una governance non chiara e definita, che ha portato a una frammentazione degli interventi sia su scala nazionale sia regionale.

Nonostante il recente documento programmatico di Crescita Digitale emanato dal Governo abbia abbozzato un processo di collaborazione interregionale per la digitalizzazione, la Lombardia di Maroni è andata avanti a tentoni, inanellando errori e deprimendo le possibilità di innovazione, crescita economica e competitività.

Ne è un chiaro esempio il progetto regionale “Generazione Web”, un investimento da 41 milioni di denaro pubblico che, non solo è stato lanciato con un bando a fondo perduto al primo che avesse presentato il progetto, ma che era soprattutto  decontestualizzato dalle indicazioni dell’Agenda Digitale Lombarda stessa e dall’andamento del mercato ICT orientato alla formazione, prevedendo la distribuzione “random” nelle scuole, senza un fine didattico, di migliaia di dispositivi tablet.

Altro esempio il ruolo della società controllata al 100% Lombardia Informatica, incaricata direttamente da Regione Lombardia senza gara a evidenza pubblica o trattativa diretta per la gestione degli investimenti dell’“agenda digitale” che di fatto congela qualsiasi possibilità di intervento su soggetti economici del libero mercato che qualsiasi Pubblica Amministrazione dovrebbe sostenere nell’ottica di un sano e trasparente Partenariato Pubblico Privato, finanziando ad esempio una rete di imprese (micro e PMI), favorendo la creazione di un ecosistema che lavora in una direzione comune, che possa metterci al riparo da progetti che non si integrano perché sviluppati con logiche non condivise.

Connettività: la nostra stella

 Da quando siamo entrati in Regione Lombardia abbiamo lavorato duramente, seguendo un punto cardine del programma M5S, la connettività, a un piano di implementazione che oggi converge definitivamente in un corposo documento pronto per essere presentato a Maroni, con l’obiettivo di far risalire la Lombardia (e tutto il paese in ottica nazionale) nella classifica digitale europea che attualmente ci vede arrancare agli ultimi posti su qualsiasi variabile venga analizzata (dalla velocità di download al numero dei cittadini che utilizzano internet, etc).

I 4 punti cardine della proposta M5S

 1.La Scuola Digitale

Dall’approccio miope di Generazione Web, che ha dotato gli alunni dei dispositivi ma non dei contenuti al cosiddetto BYOD Bring Your Own Device: porta il tuo device personale a scuola che io (scuola) lo riempio di contenuti strutturati, possibilmente open.

2.Gli Open (Big) Data

Investire sui big data significa investire nel futuro. Perché da sempre le aziende investono in base a indicatori concreti, e il digitale offre una serie nuove possibilità che la pubblica amministrazione deve saper cogliere e sfruttare, se no vuole rimanere tagliata fuori.

Per questo, nel più breve tempo possibile, Regione Lombardia deve realizzare l’infrastruttura fisica che possa permettere la raccolta dei big data in tutti i settori, dall’energia alla comunicazione, dai trasporti all’agricoltura, dati che poi deve rendere disponibili all’utente finale (privato, PMI, etc) per far crescere un mercato in cui le banche sostengono finanziariamente le aziende perché inserite in un Piano Industriale sostenibile.

3.L’OpenSource

Considerando gli incipit del Codice dell’Amministrazione Digitale, che promuove per le pubbliche amministrazioni l’adozione di piattaforme non proprietarie aperte,  e le tendenze del mercato dell’Information Technology, anche Regione Lombardia dovrebbe orientarsi alla Third Platform, fondata sull’utilizzo integrato di Big Data, Social Media, Cloud e Mobility.

Questa ricetta permetterebbe all’amministrazione regionale un forte risparmio di denaro pubblico, che potrebbe essere reinvestito in altri servizi per il cittadino.

Immaginate quali vantaggi la 3rd platform, applicata alla Scuola Digitale, porterebbe ai nostri studenti: una scuola in rete e connessa con contenuti condivisi, collaborazione in tempo reale, didattica online e strumenti innovativi (Lavagna Interattiva Multimediale, software opensource, stampante 3D, etc).

4.La BUL: Banda Ultra Larga

Regione Lombardia deve favorire la realizzazione dell’infrastruttura fisica (fibra ottica) in un’ottica di Marketing Territoriale. Cosa vuol dire? Vuol dire lavorare insieme a tutti gli operatori del mercato, i fornitori dei servizi internet, mettendo a disposizione le infrastrutture fisiche passive quali i fiumi, le fogne, e cedendo i diritti d’uso della strutture (che rimangono di pubblica proprietà) agli operatori. In questo modo si abbatterebbero drasticamente i costi di connessione tra le proprie sedi sul territorio e da e verso gli altri Enti locali (Comuni e Province).

Basta esitare

In conclusione, in campo digitale l’amministrazione pubblica regionale potrebbe, con le stesse risorse economiche investite, fare molto di più. Non è una questione di soldi, ma di come questi soldi vengono spesi. E come vi abbiamo spiegato la strategia messa in campo dalla giunta è “culturalmente” sbagliata. Cambiare approccio su questo tema, abbandonare il sistema attuale in favore di un ingranaggio capace di far leva sul mercato, permetterebbe al digitale di intervenire sul PIL incrementandolo anche di 10 punti.

Abbattiamo il Digital Divide Culturale per dare nuovo slancio alla nostra economia! I cittadini lombardi e italiani non possono più permettersi di attendere i timori e le indecisioni della politica.

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