Regione Lombardia, dopo un bando da un 1 milione di euro, ha adottato e messo a disposizione dei professionisti del settore lombardi che si occupano di realizzare le certificazioni energetiche (APE) degli immobili un nuovo sistema informatico gratuito. Il software Cened 2.0 doveva essere pronto il 1° ottobre, data in cui è diventato obbligatorio, invece da quel momento sono emersi tutti i gravissimi problemi del nuovo sistema. Ritardi nel rilascio della versione definitiva del software, bug, disservizi, mal funzionamenti, errori che si stanno ripentendo fino ad oggi e che per un mese intero non hanno permesso ai professionisti del settore di lavorare, creando un danno economico per loro e per gli utenti finali. Perché quando il professionista riesce ad arrivare in fondo al percorso di certificazione costellato da infiniti ostacoli tecnici, i tempi per la redazione dell’APE si sono decuplicati, con conseguente aggravio dei costi a carico dei cittadini! C’è un’intera categoria professionale sul piede di guerra con la Regione. Basta visitare il gruppo Facebook: Cened+ 2.0 per rendersene conto. Le certificazioni energetiche Ape, che sono obbligatorie per le locazioni e le compravendite immobiliari, hanno una funzione di orientamento del mercato: è anche sulla base della classe energetica che viene valutato un immobile. Anche per questo la situazione oltre che gravissima è anche paradossale: i professionisti hanno l’obbligo di usare un software che non solo non funziona, ma che non ha ottenuto alcuna validazione da ente terzo! Quindi ad oggi non c’è garanzia che il software sia perfettamente in linea con la procedura di calcolo prevista dal decreto nazionale. In sostanza c’è la concreta possibilità che si stiano redigendo certificati energetici sbagliati, creando un grave danno ai cittadini in primis e ai professionisti in secondo luogo. Chi risponderà delle prestazioni erronee, o comunque diverse, a seconda delle varie versioni del software rilasciate in queste settimane? Chi risarcirà i danni economici che ha generato l’operato della Regione?
Ma c’è un secondo aspetto estremamente grave in questa vicenda!
I professionisti nelle altre Regione hanno l’obbligo di utilizzare software commerciali certificati dal Comitato Termotecnico Italiano. La Lombardia invece ha deciso di farsi il suo software a spese proprie, da dare gratuitamente ai professionisti. Per lo sviluppo di questo software nel 2012 è stato indetto un bando da quasi un milione di euro e tra i requisiti del bando c’era lo sviluppo di un motore da rendere liberamente disponibile a tutte le software house, che avrebbero potuto integrarlo per proporre sul mercato dei propri software commerciali “agganciati” a questo motore di calcolo.
Ma, come abbiamo visto, il software gratuito oggetto del bando che è stato realizzato in modo di fatto inutilizzabile. E guarda caso l’unica alternativa ad oggi accreditata dalla Regione e quindi presente sul mercato è il software commerciale della società che si è aggiudicata il bando! Le altre software house non sono state messe in condizione di poter lavorare all’integrazione per essere pronti il 1° ottobre in quanto non hanno avuto le informazioni corrette e non sono state coinvolte nella fase di implementazione.
Quindi, il software gratuito pagato dalla Regione con soldi pubblici funziona malissimo mentre quello commerciale sviluppato dalla stessa software house che ha vinto il bando per lo sviluppo di quello gratuito è l’unico accreditato e funziona bene, essendo intuitivo e facile da usare. Alla faccia della libera concorrenza!
E infatti ora ci troviamo con 5 software house del settore (che insieme rappresentano il 70% del mercato) che hanno deciso di fare azioni legali nei confronti della società in questione e di mandare due diffide nei confronti di Regione Lombardia per turbativa di mercato e conflitto di interessi.
E di fronte a tutto questo pasticcio, l’Assessore all’Ambiente Claudia Terzi non ha trovato di meglio da fare che portare avanti una difesa d’ufficio dell’operato della Regione…
E’ mai possibile che un professionista che deve rispondere personalmente in sede civile e penale delle certificazioni che fa sia obbligato ad usare uno strumento che non funziona e non ha nemmeno un manuale d’istruzioni completo? Il tutto senza avere un congruo anticipo per operare correttamente nel rispetto dei clienti e delle pubbliche amministrazioni, con il rischio concreto di redigere atti pubblici sbagliati? E’ possibile gestire tutta la partita in maniera così maldestra da arrivare a ledere le regole base del mercato, favorendo di fatto il software commerciale della società che ha sviluppato in modo così approssimativo l’applicativo gratuito? Sarebbe questa la tanto sbandierata “eccellenza lombarda”?
Gianmarco Corbetta – Consigliere Regionale del M5S Lombardia