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Operazione trasparenza bando inceneritore Desio: i conti non tornano!

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Questa è la storia di come una società pubblica NON dovrebbe gestire un bando di gara.

Questa è la storia del famigerato lotto 2 della gara a doppio oggetto della società pubblica Bea (inceneritore Desio) relativa alla fornitura e gestione di una nuova turbina dell’impianto, che nei mesi scorsi ha prodotto le dimissioni a catena di tutti i membri del vecchio Consiglio di Amministrazione (tranne uno).

Mettetevi comodi: il racconto è lungo e un po’ complesso, ma vale la pena seguirlo fino in fondo, non ve ne pentirete!

Fino ad oggi erano trapelate ben poche notizie in merito a questa benedetta gara, tra cui il fatto che fossero emerse irregolarità nell’aggiudicazione del bando, tanto da indurre sia il Collegio Sindacale che un membro del Consiglio di Amministrazione a presentare degli esposti in Procura. Ma i cittadini fino ad ora sono stati accuratamente tenuti all’oscuro di tutto. Di quali irregolarità si trattasse, non era dato sapere. Ma noi oggi finalmente siamo in grado di fare chiarezza.

Questo post è frutto di un lungo lavoro di ricerca di atti e analisi di documenti; è nato dal confronto con dei tecnici, che mi hanno supportato nel tortuoso percorso di studio e ricostruzione di tutta la vicenda. C’è voluto qualche mese, ma alla fine siamo riusciti a trovare il bandolo della matassa di una vicenda che Bea e i suoi soci (sindaci e presidente di provincia) si sono ben guardati dallo spiegare all’opinione pubblica!

PREMESSA: TRASPARENZA, QUESTA SCONOSCIUTA

C’è una parola che dalle parti di Via Agnesi, sede della società, fanno proprio fatica a comprendere: trasparenza. Passano gli anni, cambiano i consigli di amministrazione (ma laddentro c’è chi è attaccato allacadrega da 20 anni) e la musica è sempre la stessa: a seconda dei casi, si prendono tutto il tempo previsto dalla legge per inviare i documenti oppure si rifiutano di mandarteli via mail e ti dicono di andare a prenderli in sede (previo appuntamento in determinati orari della settimana) facendoti pagare le fotocopie e arrivano perfino a far finta di non sapere che il richiedente è un consigliere comunale che ha diritto ad ottenere i documenti richiesti!

Insomma, mettiamola così, non sono abituati al fatto che qualcuno li controlli… Capisco che non deve essere piacevole avere il MoVimento 5 Stelle ai polpacci, ma la trasparenza è il pre-requisito essenziale per una gestione corretta e lineare di qualsiasi società pubblica. L’accesso agli atti è previsto dalla legge ed è un diritto anche dei semplici cittadini… ma loro probabilmente non hanno piacere che qualcuno ficchi il naso nelle loro cose eh… cosa dobbiamo fare… sono fatti così.

Ancora oggi si rifiutano di consegnare alla nostra portavoce di Desio, Sara Montrasio, il contratto stipulato tra Bea e Comef, l’unica società che ha risposto al bando del lotto 2 e se lo è aggiudicato. Intraprenderemo ogni azione in tutte le sedi opportune e alla fine saranno costretti a darcelo. Ma già con i documenti in nostro possesso (cioè tutti quelli relativi al bando, tranne appunto il contratto Bea/Comef) si possono capire tante cose e rendere pubbliche un bel po’ di… chiamiamole stranezze.

 Ma ora bando ai preliminari e cominciamo a raccontarle queste stranezze!

 STRANEZZA 1: INVESTIMENTO, RATE, INTERESSI… QUI QUALCOSA DAVVERO NON TORNA!

Dall’analisi dei documenti, la prima cosa che salta all’occhio è uno stranissimo piano di rientro degli investimenti. Ne avevo già parlato nell’agosto scorso, riprendendo un post del consigliere provinciale della Lega Andrea Monti, ma vediamo di approfondire la vicenda.

Partiamo dal Piano Industriale di Bea, approvato dai comuni soci nel 2012. Si tratta dell’atto che da il via a tutta l’operazione e detta le linee guida che la società deve adottare. La “gara a doppio oggetto” prevista dal Piano Industriale portava all’ingresso di soci privati nel capitale sociale di Bea Gestioni (la società operativa controllata da Bea). Inoltre queste società private, in cambio di un canone pluriennale, si impegnavano a fornire prodotti e servizi.

La gara era divisa in tre lotti: lotto 1 costruzione e gestione di un impianto di compostaggio; lotto 2 fornitura e gestione di una turbina per l’inceneritore; lotto 3 lavori di ammodernamento del forno (revamping). Il primo e il terzo lotto sono andati deserti, mentre al secondo ha partecipato la sola società Comef.

Nel Piano Industriale era previsto che il socio privato aggiudicatario del lotto 2 sarebbe stato ripagato nel tempo da Bea Gestioni mediante il versamento di un canone mensile per 20 anni (ridotto a 15 nel 2013), con un interesse annuo del 5%. Il Piano prevedeva un piano di ammortamento secondo il metodo “capitale costante“. In cosa consiste il metodo capitale costante? Facciamo un esempio: su un ipotetico investimento di 1000 euro in 10 anni ogni anno si deve restituire una quota costante di capitale, pari a 100 euro, più gli interessi calcolati di anno in anno.

Nelle Note Illustrative al Piano degli Investimenti previsti dal Piano Industriale (approvato dai consigli comunali nel 2012) è scritto chiaramente che il metodo di ammortamento è a capitale costante.

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Nella tabella 3 del medesimo documento è riportato il Piano Finanziario della Turbina, che prevede, per un investimento di 5,9 milioni su 20 anni, un canone al primo anno pari a 640.000 euro di cui 295.000 di capitale (1/20 di 5.900.000 euro), 295.000 euro di interessi (il 5% di 5.900.000) e 50.000 euro come canone di manutenzione. Mentre il capitale restituito annualmente (295.000 euro) rimane costante di anno in anno, gli interessi si riducono progressivamente, pertanto al ventesimo anno si ha un canone di 370.155 euro.

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Come accennavo, il Piano Industriale è stato rivisto nel 2013: si è passati da un investimento di 5,9 milioni in 20 anni ad uno di 5,4 in 15 anni. Le condizioni rimangono invariate, quindi applicando il metodo a capitale costante all’investimento di 5,4 milioni in 15 anni con interesse 5% si ha una quota capitale annua costante pari a 360.000 euro (pari a 1/15 di 5.400.000) a cui si aggiunge la quota di interessi decrescenti, come nella seguente tabella:

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E’ quindi chiaro che un investimento di 5,4 milioni in 15 anni con un tasso di interesse del 5% a capitale costante determina il pagamento di interessi per 2,1 milioni di euro, per un totale di circa 7,5 milioni di euro.

Ecco spiegato come mai i 5,4 milioni di euro dell’investimento sono diventati 7,5 nel bando di gara.

Ora, se nel Piano Industriale si parlava di ammortamento secondo il metodo del capitale costante, stranamente nel Disciplinare di Gara non viene più specificato il metodo di ammortamento, ma solo il valore complessivo a base d’asta, cioè la somma da pagare al privato nell’arco dei 15 anni: i famosi 7,5 milioni di euro, per l’appunto.

Infatti nella redazione dei documenti di gara BEA non ha posto alcun vincolo sulla struttura del Piano Finanziario, come se fosse un dato del tutto indifferente e con buona pace dei Consigli Comunali che nel 2012 avevano approvato un preciso Piano Finanziario del tipo a capitale costante e ben spiegato nelle citate Note Illustrative. E qui mi domando: che senso ha approvare uno specifico Piano Finanziario se poi, nel Bando di Gara, si lascia carta bianca ai concorrenti? E’ legittima questa scelta dei vertici Bea rispetto al mandato ricevuto dai Soci? E’ un operato che difende gli interessi della Società?

Comef – approfittando dell’estrema genericità del Disciplinare di Gara – presenta nella sua Offerta un Piano Finanziario che di fatto impegna Bea Gestioni a ripagare tutto il capitale e i relativi interessi in soli 2 anni e mezzo!!

Per maggiore chiarezza riporto di seguito una tabella nella quale si vede chiaramente che, considerando il tasso del 5%, Bea Gestioni di fatto restituisce tutto il capitale più gli interessi in sole 30 rate mensili per un valore complessivo di euro 5.763.543.

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Schermata 2015-11-05 alle 14.41.14

 

Peccato però che il Piano Finanziario presentato da Comef non si fermi dopo 2 anni e mezzo, ma prosegua fino al quindicesimo anno, prevedendo un esborso totale per Bea Gestioni di 7.480.080 euro.

Scusate, ma qui i conti non tornano proprio! Delle due l’una: o mi spalmi la restituzione del capitale in 15 anni e mi chiedi i relativi interessi (per un totale di 7.480.080 euro) oppure mi spalmi la restituzione del capitale in 2 anni e mezzo e mi chiedi i relativi interessi (per un totale di 5.763.543 euro). Non esiste che mi chiedi la restituzione del capitale con i relativi interessi in 2 anni e mezzo e poi continui a farmi pagare rate per i successivi 12 anni e mezzo per un esborso complessivo di 7 milioni e mezzo!!!

Qualcuno dovrebbe gentilmente spiegarmi perché Bea si è impegnata a pagare le rate per 15 anni, sborsando – una volta pagato tutto il capitale e i relativi interessi nel giro di due anni e mezzo – ulteriori rate per un totale 1.716.537 euro! Questa cosa non sta né in cielo né in terra! A quale titolo si danno questi soldi?!? Mancia?!?

Il mio racconto potrebbe anche fermarsi qui, visto la gravità di quanto ho appena raccontato. Già questo basta e avanza… ma andiamo avanti.

 

STRANEZZA 2: MA QUANTO DEVE ESSERE POTENTE STA TURBINA? DIPENDE…

Il Disciplinare di Gara prevedeva che la potenza elettrica della turbina dovesse essere pari a 8,5 MWe (megawatt elettrici). Lo stesso valore è riportato nel modulo prestampato sul quale i concorrenti erano tenuti a presentare l’offerta.

La Comef, nel presentare l’offerta, ha corretto il valore al ribasso nel modulo prestampato, da 8,5 a 8,25 MWe (in quanto si tratterebbe – dicono – di un refuso da parte di Bea SpA.)

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In effetti a pagina 4 del Disciplinare di Gara è indicato un valore di 8,25 MWe, ma a pagina 37 è ripetuto per ben due volte il valore di 8,50 MWe! Strano che un refuso sia ripetuto tre volte in due documenti diversi (e tutt’altro che marginali)!

Qualcuno potrebbe pensare che questa ambiguità sia stata premeditata per consentire una successiva valutazione discrezionale delle offerte…

STRANEZZA NUMERO 3: PRODUZIONE ENERGIA? 24, ANZI NO, 20,4… OK VA BENE 21!

La “produzione minima di energia termica” indicata nella specifica di gara è pari a 24 MW. L’offerta di Comef prevede stranamente una produzione di 21 MW. Secondo Bea il parametro originale era 20,4 MW, erroneamente riportato come 24 MW. Altro refuso insomma, stando a quanto abbiamo potuto leggere a pagina 7 del parere legale redatto dallo studio Chiomenti (parere di cui parleremo più avanti).

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Peccato che nel Bando di Gara era espressamente dichiarato che non si sarebbero in alcun modo autorizzate varianti ai parametri indicati nella gara stessa! Quindi l’offerta della Comef doveva essere scartata, essendo peraltro una variante al ribasso e quindi peggiorativa e non migliorativa!!

D’altra parte, è lecito pensare che qualche altro concorrente avrebbe partecipato, se solo avesse saputo che la potenza termica poteva ridursi da 24 a 20,4 MW. La gara, con la modifica del valore di questo parametro, per legge andava ripubblicata! E invece si è proceduto come se nulla fosse…

Ecco cosa dice lo studio Chiomenti a pagina 13 del parere legale:

E

Oltretutto, sorgono spontanee altre domande molto inquietanti: perché Comef fa un’offerta al ribasso rispetto a quanto previsto da un bando di gara che prevede di scartare offerte del genere?? come faceva Comef a sapere che 21 MW sarebbe stato sufficiente se nel bando il valore minimo richiesto era 24 MW? Ha sparato a caso e le è andata stranamente bene? Insomma, anche qui, di nuovo, i conti non tornano per niente!

STRANEZZA 4: ATTRIBUZIONE PUNTEGGIO ALL’OFFERTA COMEF? MA ANCHE NO…

Il Disciplinare di Gara determina i criteri di attribuzione del punteggio per la valutazione delle offerte. I punti da attribuire riguardano da una parte il prezzo offerto (massimo 40 punti) e dall’altra il “merito tecnico“ (massimo 60 punti).

L’offerta della Comef per l’acquisto delle quote societarie di Bea Gestioni è pari alla base d’asta, contravvenendo alla richiesta del Disciplinare di presentare un’offerta in aumento: nei fatti la Comef non ha offerto nemmeno un euro in più di quanto posto a base d’asta. Ammesso e non concesso di poter considerare ricevibile un’offerta del genere (come ha fatto Bea), questo significa rinunciare in partenza a 10 punti su 40. Anche questo appare molto strano: che interesse può aver avuto la Comef a presentare un’offerta deliberatamente zoppa?

Ma il bello deve ancora venire. La Comef – sorprendentemente – non ha specificato in offerta il valore di efficienza energetica della macchina, che vale un massimo di 15 punti sui 60 attribuibili per la parte tecnica. In mancanza di tale dato, il massimo punteggio tecnico raggiungibile sarebbe stato 45.

In presenza di altri concorrenti che avessero semplicemente specificato il dato in questione, l’offerta Comef sarebbe stata automaticamente in posizione di svantaggio. Anche qui non si riesce a trovare una spiegazione razionale: perché presentare un’offerta incompleta?

Peraltro mi pare di poter dire che il valore di efficienza energetica non sia un dato marginale, in quanto esprime in sostanza il rendimento della macchina, cioè la quantità di energia elettrica che si può produrre per ogni tonnellata di vapore in ingresso: se lo scopo del Piano Industriale è aumentare l’efficienza e la produzione dell’impianto, tralasciare un dato di questo tipo nel presentare un’offerta da 7,5 milioni di euro pare evidentemente un comportamento difficilmente spiegabile per un’azienda che aspira a vincere il confronto con i concorrenti!

Ma qualcuno particolarmente malizioso una spiegazione potrebbe darla. Occorre tener presente che per legge sono giudicate anomale le offerte che ottengono un punteggio superiore ai quattro quinti sia per la componente tecnica sia per quella economica. In questi casi deve aprirsi un accurato procedimento che mira a verificare l’effettiva attendibilità dell’offerta e può portare all’esclusione del concorrente. Alla luce di questo, la volontaria rinuncia ad una parte del punteggio porta un grande vantaggio per quelle aziende che temono la verifica della congruità della propria offerta. In altre parole, la mancata assegnazione di parte del punteggio dovuta al fatto di non aver dichiarato alcune informazioni, mette al sicuro queste aziende dal rischio di un precedimento di verifica dell’anomalia e di eventuale esclusione per inattendibilità dell’offerta.

Ma come se tutto ciò non bastasse, ecco il colpo di scena! La commissione ha ritenuto superfluo (non dovendo formare una graduatoria tra più concorrenti) assegnare punteggi per attribuire un giudizio qualitativo (limitandosi alla sola valutazione di rispondenza ai requisiti minimi inderogabili). Peccato che questo modo di procedere da parte della commissione non sia conforme alla legge e alla stessa disciplina di gara. Difatti se l’attribuzione di punteggio serve (anche) per valutare se un’offerta è anomala, è chiaro che la commissione il punteggio lo deve dare anche all’unica offerta pervenuta!

Invece qui si è andati avanti come se nulla fosse, senza dare punteggi… perché?

 

STRANEZZA 5: RICHIESTE ESPERIENZE CHE C’ENTRANO POCO… PERCHE’?

Non si capisce perché nel Disciplinare di Gara venga richiesto di aver svolto nel triennio precedente servizi di manutenzione presso impianti di produzione energia per almeno 500.000 euro l’anno, considerando che il servizio di gestione e manutenzione previsto in gara vale solo 50 mila euro all’anno mentre la progettazione, fornitura e costruzione del turboalternatore vale ben 5,4 milioni! Qual è laratio di questa strana richiesta?

Ed è ancora più strana se consideriamo che nella bozza del 2012 il requisito era molto più sensato:

– gestione, nel triennio precedente, di servizi identici o analoghi a quelli oggetto di affidamento per un fatturato medio annuo pari almeno ad € 1.000.000,00 (pagina 9 della bozza del Disciplinare di Gara datata 2 luglio 2012 e allegata alla delibera di indirizzo approvata il 25 ottobre 2012 dal consiglio comunale di Cesano Maderno).

Insomma siamo di fronte a un controsenso: nel 2012 si chiedeva, giustamente, esperienza nei servizi oggetto di affidamento (quindi progettazione, costruzione e gestione di impianti), mentre nel 2014,stranamente, si cambiano le carte in tavola chiedendo solo la manutenzione e si riduce il fatturato minimo.

Perché si sono cambiati i requisiti richiesti (in modo insensato)? Anche qui qualcosa non torna! Mi auguro che non si volesse favorire qualcuno con cui si era già d’accordo fin dall’inizio.

STRANEZZA N°6: ATTESTAZIONE SOA OS16, QUESTA SCONOSCIUTA…

Il Disciplinare di Gara stabiliva tra i requisiti di capacità tecnico-gestionale il possesso di attestazione SOA per categoria OG9 classe V e categoria OS16 classe III. Cosa è l’attestazione SOA? E’ il documento che dimostra il possesso dei requisiti tecnico-gestionali necessari allo svolgimento di ogni appalto pubblico di fornitura e posa in opera con importo a base d’asta superiore a 150.000 euro.

Comef non è in possesso dell’attestazione di categoria OS16. Questo significa che, non potendo svolgere direttamente determinate attività, dovrà subappaltare a un operatore in possesso dell’attestazione, del quale però – cosa molto grave – non indica né il nominativo né le relative attestazioni.

Nell’orientamento giurisprudenziale prevalente, tale situazione è sufficiente per escludere Comef dalla gara. Ma Comef invece la gara se l’è aggiudicata… perché?

 

STRANEZZA 7: SERVIZI DI INGEGNERIA PAGATI DUE VOLTE?

Lo scorso venerdì 16 ottobre è scaduto il termine per la presentazione delle offerte in relazione alla “Gara a procedura aperta”, indetta da Bea Gestioni SpA, “per l’affidamento dei servizi di ingegneria relativi alla sostituzione del turbogeneratore del termovalorizzatore di Desio (MB)”. Il bando è datato 4 agosto 2015 e vale circa 364.000 euro iva esclusa. Leggendo i documenti si scopre che i servizi di ingegneria in questione riguardano il piano di sicurezza e coordinamento, la direzione lavori e i collaudi in relazione al famoso “Lotto 2“ della gara a doppio oggetto, cioè la sostituzione del turboalternatore, aggiudicato alla Comef.

In sintesi, dopo che Bea ha sostanzialmente aggiudicato un progetto “chiavi in mano” al socio privato Comef, scopriamo che questo progetto proprio “chiavi in mano” non è. Oltre ai 7,5 milioni di euro che Bea Gestioni si è impegnata a pagare in 15 anni, ecco spuntare dal cilindro un conto di altri 360 mila euro!

Mi domando: possibile che nessuno si sia posto il problema di prevedere tali servizi e in particolare la Direzione Lavori all’interno del famoso lotto 2 aggiudicato alla Comef?

Ovviamente sono andato a verificare e ho scoperto, con grande sorpresa, che lo schema di convenzione allegato al Disciplinare di Gara non solo prevede la progettazione definitiva ed esecutiva a carico del socio privato, ma anche la Direzione Lavori. E allora, mi domando, perché indire una nuova gara il 4 di agosto? Perché non si esigono i servizi di ingegneria a carico di Comef, così come previsto dallo Schema di Convenzione?

A meno che il contratto stipulato tra le parti (proprio quel documento che non ci vogliono dare) non preveda queste attività a carico di Comefma per legge il contratto deve essere uguale allo Schema di Convenzione del Disciplinare di Gara! Sarà forse per questo che la nuova Presidente di Bea SpA si rifiuta di consegnare il contratto ai consiglieri degli enti soci che hanno, per legge, il diritto di riceverli?

 

STRANEZZA 8: ALBERTO CAMBIAGHI UNO E TRINO… ANZI DI PIU‘

Soffermiamoci sulla figura di Alberto Cambiaghi. Cambiaghi è contemporaneamente:

Direttore Generale di Bea

Membro del Consiglio di Amministrazione di Bea Gestioni

Amministratore Delegato di Bea Gestioni

Responsabile Anticorruzione di Bea

Nel Disciplinare di Gara Cambiaghi viene nominato Responsabile Unico del Procedimento (Rup). Ma Cambiaghi non è laureato in ingegneria né tantomeno è un tecnico abilitato, pertanto non mi pare che abbia i requisiti previsti dalla legge per poter assumere l’incarico. O sbaglio?

Ma qualcosa non torna anche nelle date: il Disciplinare di Gara in cui si afferma che il Rup è Cambiaghi è datato 27 febbraio 2014. Peccato che l’atto di nomina del Rup sia datata 6 marzo!! Qualcosa, anche qui (tanto per cambiare), non torna…

F

G

Ma non è finita. Cambiaghi è stato nominato anche membro della Commissione di Gara, l’organismo che doveva valutare le offerte! E‘ davvero un peccato che il Codice degli Appalti (art. 84) preveda l’incompatibilità tra la figura del Commissario di Gara e figure come quella del Rup (che ha la funzione di verifica della regolarità delle procedure)…

Quindi, riepilogando, abbiamo il Direttore Generale di Bea che fa anche l’Amministratore Delegato di Bea Gestioni, che fa anche il Responsabile per l’anticorruzione di Bea, che fa anche il Consigliere di Bea Gestioni, che fa anche (ma non potrebbe) il Responsabile Unico del Procedimento, che fa anche (ma non potrebbe) il Commissario di Gara…

Beh… non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro!

CONCLUSIONI

E siamo finalmente giunti al termine di questa lunga carellata di stranezze. Che conclusioni si possono tirare? La situazione è di una gravità inaudita. A me sembra del tutto evidente che o siamo di fronte ad una serie di errori grossolani, scarsa professionalità e atti amministrativi illegittimi tali da inficiare la gara oppure vi sono stati dei comportamenti truffaldini – penalmente rilevanti – volti a taroccare l’esito della gara stessa.

Ciascuno si faccia la sua idea. Ad ogni modo sarà la magistratura a dirlo, se darà seguito ai due esposti presentati nei mesi scorsi da un membro del Consiglio di Amministrazione e dal Collegio Sindacale.

C’è da aggiungere che in seguito agli esposti, Bea ha richiesto il già citato parere legale (cosiddetto proveritate) e una relazione dell’Organismo di Vigilanza interno alla società. Il presidente di Bea,Mazzuconi, ha usato questi due documenti per minimizzare in qualche modo l’accaduto, dichiarando pubblicamente che il parere legale avrebbe dato parere positivo al proseguimento dei lavori“ e che gli esposti riguarderebbero semplicemente alcune discrepanze tra documenti ma non chiare ipotesi di reato“. Si tratta di un atteggiamento molto grave.

Mi riservo di tornare in futuro su questi due documenti per un’analisi critica, ma mi preme far notare subito che questo parere proveritate, nonostante sembri estremamente attento a non sbilanciarsi nei giudizi che dà, qualcosa di interessante comunque lo dice.

Innanzitutto a pagina 19 si parla chiaramente di una procedura di gara difforme dalla legge, di profili di illegittimità degli atti adottati e della possibilità di annullamento d’ufficio della gara:

H

In secondo luogo, a pagina 20, si dice chiaramente che un conto sono gli atti amministrativi illegittimi e un altro conto sono gli illeciti penali, di cui questo parere non si occupa.

I

Quindi sul piano penale la vicenda è ancora del tutto aperta a possibili sviluppi. Suggerirei pertanto maggiore cautela al Presidente Mazzuconi; non mi sembra proprio il caso di minimizzare!

Ma, in attesa di eventuali sviluppi penali, la questione ora è tutta politica. I soci proprietari di Bea, il Presidente della Provincia e i vari sindaci, non hanno informato l’opinione pubblica di quanto accaduto. Possibile che i cittadini debbano venire a conoscenza di certe vicende solo grazie ad un lungo lavoro di ricerca di un consigliere regionale? Queste verifiche non erano in grado di svolgerle anche gli enti soci, Comuni e Provincia, essendo in possesso della medesima documentazione?

Da oggi i soci di Bea non possono più dire di non sapere. Ora sono chiamati a prendere una posizione. Ad esempio, il vice Presidente della Provincia, Roberto Invernizzi, che segue le partecipate, non ha nulla da dire in merito? Va tutto bene così?

E i sindaci che nel precedente Consiglio di Amministrazione avevano piazzato dei funzionari dei loro Comuni (Limbiate, Nova Milanese) che, in quanto membri del CdA avrebbero avuto l’obbligo di vigilanza continua, non erano al corrente di nulla? Stiamo parlando di 7 milioni e mezzo di euro di una società pubblica!!!

Ma, in generale, tutti i sindaci soci che dicono? Non pensano che la gravità della situazione imponga un immediato cambio ai vertici aziendali, direttore generale e presidente in primis?

Oppure vogliono fare finta che non sia successo nulla, come la famosa scimmietta che non vede, non sente e non parla?

In un Paese normale i manager e gli amministratori che hanno gestito in questo modo un bando pubblico da 7 milioni e mezzo di euro sarebbero stati defenestrati in un nanosecondo! Ma noi viviamo in Italia…

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