Creare e mantenere l’area Expo del Padiglione Italia, secondo indiscrezioni della stampa, è costato a Comune, Regione, Governo e sponsor privati un miliardo e duecentocinquantadue milioni di euro. Una somma agghiacciante, è di più del costo di costruzione dell’intera area espositiva che si aggira intorno al miliardo e 147 milioni di euro.
I conti non tornano, succede ogni volta che si mettono le mani nella melma contabile di Expo, e per vederci chiaro abbiamo chiesto di visionare tutti i dati, contenuti in un decreto del Presidente del Consiglio più insabbiatore della storia italiana del 22 aprile che, viste le indiscrezioni, ha potuto visionare solo la stampa.
E ne abbiamo da insistere nelle stanze dei bottoni: in via informale la Presidenza del Consiglio ci ha confermato che il decreto è stato firmato ma non è ancora efficace perché non è stato ancora registrato. Sarebbe in attesa del visto dell’Ufficio del bilancio e per il riscontro di regolarità amministrativo-contabile che potrebbe validare il decreto entro una settimana o richiedere un ulteriore visto da parte della Corte dei Conti. In questo caso ci vorrebbero almeno altri 15 giorni prima della registrazione (e quindi dell’ufficialità).
Abbiamo preteso una bozza, siamo la prima forza politica di opposizione del paese. Ovviamente ci hanno risposto picche. Abbiamo chiesto se e quando il decreto sarà pubblicato in gazzetta ufficiale ma non ci hanno saputo rispondere….
La trasparenza è il mezzo che aiuta a individuare e prevenire situazioni illecite e di conflitto di interessi. E quei dati, oltre che al M5S, devono essere resi immediatamente disponibili ai cittadini (e non solo alla stampa, magari in forma pilotata) perché possano giudicare razionalmente l’attività di politici e amministratori che gestiscono i loro soldi. Certo poi che quei dati siano stati resi disponibili solo alla stampa governativa, in un rapporto che confonde controllore e controllato, è perfettamente in linea con l’abisso nel quale è precipita l’Italia proprio sulla libertà di stampa. Nel 2016 l’Italia siamo precipitati al 77esimo posto seguiti in Europa solo da Cipro (81esimo), Grecia (89esima) e Bulgaria (113esima).
Il dato è strettamente legato a quello diffuso dal report di Transparency International, una classifica che ogni anno indica il grado di corruzione percepito nelle istituzioni pubbliche e politiche delle centosessantotto nazioni censite. Il nostro paese si classifica in sessantunesima posizione, a pari merito con Montenegro, Lesotho, Senegal e Sudafrica. Senza una stampa libera e istituzioni davvero trasparenti non saremo mai un paese democratico. Al momento solo M5S chiede trasparenza a Renzi e il Governo continua a nascondere la catasta immane di fondi pubblici ingoiati da Expo.
Quando capiremo che la trasparenza è il primo passo per fare seria lotta alla corruzione?
I portavoce del MoVimento 5 Stelle