Il 30 maggio 2016 si è tenuta a Pavia una seduta congiunta, aperta alla cittadinanza, del Consiglio Comunale e Provinciale, a cui ha partecipato anche il Governatore Maroni, sul disastro finanziario della Fondazione IRCSS Policlinico San Matteo, con un buco di 46 milioni di euro.
Alla seduta è intervenuta anche la consigliera regionale pavese M5S, Iolanda Nanni, il cui intervento di denuncia è stato interrotto dal Presidente del Consiglio Provinciale proprio quando, dopo aver elencato le cause che hanno determinato il buco del San Matteo, stava denunciandone i responsabili, cioè non solo coloro che materialmente hanno mal gestito l’ente pubblico, ma anche la classe politica che, in questi anni, ha effettuato le nomine negli organi di indirizzo e di controllo dell’IRCCS San Matteo.
Pubblichiamo qui l’intervento integrale di Iolanda Nanni, unica voce fuori dal coro rispetto alle altre forze politiche che ha elencato una ad una le cause che hanno determinato il disastro dell’ente.
Di seguito il testo dell’intervento di Iolanda Nanni:
In risposta alla richiesta di Regione Lombardia di elaborare un piano di recupero economico e riorganizzazione gestionale dell’Istituto, il nuovo CDA del S. Matteo ha elaborato il “Progetto di Recupero dell’ Efficienza Contabile e Amministrativa dell’IRCCS SAN MATTEO”.
Leggendo tale progetto, è difficile credere che gli ex membri dei Consigli d’Amministrazione e degli organi di controllo del San Matteo, che si sono susseguiti negli anni, NON sapessero e vedessero la mala gestione che ha causato la situazione attuale: in realtà, era sotto i loro occhi che il San Matteo venisse gestito in modo quantomeno discutibile. Dalla lettura del progetto di recupero, e ancor prima della due diligence redatta da KPMG, che ricostruiscono tutti i passati errori di gestione, spesso macroscopici, la passata amministrazione del S. Matteo sembra una sorta di manicomio gestionale, a partire dall’inattendibilità dei dati amministrativi e contabili.
E’ infatti lo stesso “Progetto di Recupero” dell’IRCCS San Matteo a parlare esplicitamente di “inattendibilità dei dati amministrativi e contabili” ed a rilevare che la prima azione da intraprendere è quella di avere dati contabili/amministrativi corretti, che attualmente non ci sono, leggiamo infatti:
“L’azione di rilancio deve essere molto rapida e incisiva ma non può però prescindere dal disporre in tempi veloci della base contabile/amministrativa indispensabile. Questa base contabile/amministrativa è, ovviamente, obbligatoria dal punto di vista legale. Ad oggi, purtroppo, questa base non esiste, ed espone a gravi rischi tutti gli organi decisionali e di controllo”.
Al San Matteo, poi, manca un elenco organico dei crediti. Ciò si traduce nella possibilità che i crediti maturati siano caduti in prescrizione e quindi non siano più esigibili con perdita di migliaia e migliaia di euro. Nel Piano di Recupero dell’IRCCS San Matteo si legge infatti che è necessario ed urgente approntare una
“Verifica dei crediti verso clienti, visto che attualmente, in assenza di qualsiasi ageing del credito, non è possibile recuperare i crediti scaduti. Sono altamente probabili crediti andati in prescrizione perché non sono stati sollecitati alla clientela, con conseguente possibile danno erariale”.
Al San Matteo, risulta inoltre anche assente un censimento del patrimonio immobiliare dell’ente:
“La descrizione e valorizzazione degli immobili (disponibili e non) è molto confusa e sostanzialmente inattendibile. Questa situazione, anche per gli evidenti risvolti sulla consistenza del Patrimonio della Fondazione, richiede una profonda e immediata attività di censimento e di verifica della correttezza delle attestazioni degli appostamenti contabili”.
Al San Matteo vi è anche carenza strutturale del personale amministrativo, nonché la totale assenza di un audit interno (organo di controllo peraltro obbligatorio per legge da almeno un anno). Leggiamo infatti che:
“La situazione attuale del San Matteo, sempre dal punto di vista gestionale extra-sanitario, denota una evidente debolezza (in termini quantitativi e qualitativi) delle risorse interne in grado di affrontare e risolvere nei tempi necessari il quadro di forte criticità. Devono essere poi velocemente reperite nuove risorse a tempo indeterminato per sanare le più gravi carenze organizzative. (Ad esempio la totale assenza di Audit/Controllo Interno, da 1 anno obbligatorio, e il Recupero Crediti)”.
Al San Matteo, continua il Rapporto, non vi sarebbe una piena ed omogenea tracciabilità dei dati e delle procedure contabili: queste, invece di essere immediatamente tracciate, vengono rilevate ex post! Inoltre, il conto/deposito risulterebbe non essere integrato con la contabilità generale.
Al San Matteo, anche l’organigramma è carente e risulterebbe una
“assenza di descrizione organizzativa (funzionigramma, carichi di lavoro, professionalità, etc.)”.
Al San Matteo, sempre secondo il Progetto di recupero redatto dal nuovo CDA, la Governance appare “disordinata“, tanto per usare un eufemismo, al punto che non sempre sono chiare le deleghe, le responsabilità e le funzioni degli organi apicali, e manca una Struttura organizzativa di controllo e gestione. Vi sarebbe infatti un
“Forte disordine nei processi basilari di Governance (deleghe, preparazione delibera di C.d.A., funzionamento C.d.A., responsabilità e funzioni Collegio Sindacale) con governance confusa e deresponsabilizzata. […] Non esiste una Struttura Organizzativa di Controllo di Gestione”.
Il Piano di Recupero ipotizza di realizzare risparmi esternalizzando alcune funzioni. Si legge infatti:
“L’IRCCS San Matteo attualmente svolge all’interno tutte le funzioni che potrebbero essere esternalizzate (Mensa, Biancheria e Lavanderia, Vigilanza, Gestione Fisica delle Cartelle Cliniche, Manutenzione, Archivio e Protocollo, Sorveglianza, Trasporti Interni) per un totale di circa 250 risorse”.
Su questo punto, il M5S è nettamente contrario. Lo strumento delle esternalizzazioni, come ha dimostrato il recente caso dei lavoratori della ex Meridional, ha rivelato tutta la sua debolezza: lavoratori sottopagati, quando addirittura non pagati, non apporta benefici in termini di costo/efficienza, rischia di degradare la qualità del servizio. Il M5S è invece favorevole all’introduzione, anche attraverso l’uso di strumentazioni tecnologiche, di controlli interni atti a prevenire malversazioni o sottrazione di merci. Ad esempio, sul caso dello scandalo dei furti nei reparti mensa del San Matteo, sarebbe stato sufficiente approntare controlli all’ingresso delle cucine e inventariare il materiale. Ma anche qui, nessun controllo. Per anni.
Dalla lettura del Piano di recupero emerge che Praticamente tutti gli aspetti principali di buona gestione di un Ente, come previsto dalla legge, risultano assenti o deficitari al San Matteo. Manca addirittura un censimento completo degli immobili, una contabilità attendibile, un censimento dei crediti, una tracciabilità piena delle movimentazioni di magazzino, un censimento completo delle risorse umane, delle rispettive funzioni etc.
Si può quindi osservare che l’amministrazione del San Matteo, secondo i dati riportati sia dalla due diligence KPMG sia dal Piano di recupero, appare molto “allegra e disinvolta” negli anni precedenti all’odierno tentativo di riassetto globale e strutturale della governance interna.
In altre parole, non c’è solo un problema di passivi di bilancio, ci sono problemi enormi e più grandi, riassumibili nella totale assenza di criteri gestionali e contabili unici, strutturali e organici, praticamente ogni struttura al S. Matteo fa come gli pare, e molte voci di spesa sono state messe fuori bilancio.
E’ ovvio che, in queste condizioni, vi siano gravi responsabilità in carico alla Governance che si è succeduta negli anni. Ma vi sono anche delle gravi responsabilità politiche. Maroni e la sua Giunta Regionale hanno chiesto un maxi-risarcimento ai responsabili materiali (che attualmente non sono stati ancora individuati ma c’è un’indagine della Corte dei Conti in corso) del buco di oltre 46 milioni di euro del San Matteo. La verità è che anche i partiti politici sono corresponsabili di questo disastro, perpetratosi negli anni, e dunque anche i partiti dovrebbero risarcire in solido la ferita inferta ai cittadini, in primis ai pavesi.
Sono stati proprio i partiti politici, infatti, a nominare, a turno, gli organi di governo e controllo del San Matteo.
E Regione Lombardia c’è dentro fino al collo, visto che i componenti dei vari consigli di amministrazione e degli organi di controllo che si sono succeduti sono stati, e sono a tutt’oggi, in prevalenza designati da Regione Lombardia, per il tramite dei partiti che si sono alternati al suo governo. Il problema è che in questi organi, i partiti hanno sempre piazzato politicanti, trombati di turno, uomini di partito o utili al partito, senza mai ispirarsi a un principio di competenza e di specchiata moralità.
Dov’erano i revisori che avrebbero dovuto controllare? Dov’era Regione Lombardia che ha il dovere ogni anno di approvare i bilanci dell’ente? Il M5S ha più volte denunciato in Regione queste discrasie a discapito del buon funzionamento dell’IRCSS pubblico San Matteo.