Apprendiamo dalla lettura del bilancio del Gruppo Cap Holding, la società pubblica che gestisce il servizio idrico in una buona fetta della Lombardia, dei numeri che appaiono quanto meno allarmanti in relazione al rispetto della volontà popolare sancita con il referendum del 2011.
Il gruppo Cap Holding è il quarto in Italia per abitanti serviti:
E da tempo ha un redditività enorme in contrasto con il principio di acqua pubblica e senza profitto.
I dati previsionali e di relazione evidenziano in futuro una riduzione del profitto ma è evidente la violazione referendaria.
Si potrebbero ridurre le tariffe di almeno il 10% restituendo agli utenti l’utile dell’azienda. Esattamente come avviene nelle società cooperative con i cosiddetti “ristorni”.
Il Movimento si batte da tempo in questo senso: la prima mozione sulla necessità di ridurre le tariffe mediante l’impiego dell’utile d’esercizio, che in questo modo verrebbe restituito ai cittadini onorando la volontà popolare espressa col referendum, era stata presentata nel 2013 a Brugherio e Cernusco sul Naviglio dai nostri portavoce Andrea Monachino e Mauro Aimi.
Naturalmente è stata tutta una difesa dell’operato di Cap Holding da parte del PD con argomentazioni (da parte dei vertici di Cap Holding) da brivido tipo “L’utile d’esercizio viene reinvestito”. Ma dato che l’investimento è già compreso in tariffa significa allora che le tariffe sono eccessive rispetto alle necessità. D’altronde un’azienda è in equilibrio con il pareggio di bilancio, e l’utile rappresenta una situazione di squilibrio positivo (che di solito si porta in equilibrio con l’erogazione dei dividendi).
Ma i cittadini hanno chiaramente detto che l’acqua non deve fare profitti. Sempre dalla relazione leggiamo che il metodo tariffario è sub judice per un ricorso pendente al Consiglio di Stato fatto da un’associazione di consumatori, perché “reintrodurrebbe in via surrettizia la remunerazione del capitale investito”. Poco importa cosa deciderà il Consiglio di Stato. I numeri parlano da soli e la violazione della volontà dei cittadini è evidente.
FALLIMENTO TASM ROMANIA… CHI PAGA?
Dalla lettura del bilancio emerge poi un altro fatto importante. Apprendiamo difatti che TASM Romania (con capitale sociale di 500.000 euro) è stata dichiarata fallita. La società venne creata quando era Presidente della controllante TASM Tiziano Butturini, già sindaco PD di Trezzano sul Naviglio e Presidente di Amiacque (controllata al 100% da Cap Holding), successivamente condannato per corruzione a seguito di indagini sulla ‘ndrangheta. Ci chiediamo se a pagare siano sempre e solo i cittadini o se a qualcuno è venuto in mente di porgere il conto a chi ha fatto scelte scellerate, attraverso adeguate azioni di responsabilità. Noi le cose le denunciamo per tempo e agiamo di conseguenza… ma abbiamo l’impressione di essere gli unici a farlo.
CAP VERSO I MERCATI FINANZIARI?
Sempre dal bilancio leggiamo: “le società sottoposte al controllo delle Autorità che governano gli scambi siano per loro natura maggiormente vincolate rispetto alle altre …. è un principio che sottende numerose normative intervenute negli anni”. Ma abbiamo visto bene come la Consob ha vigilato su Monte dei Paschi e la Banca d’Italia su tutte le altre banche ormai oltre il fallimento. L’unico vero controllo lo esercitano i cittadini attraverso la partecipazione ma in queste società (che più che di proprietà pubblica sono di proprietà dei partiti) è spesso assolutamente preclusa. E quindi il rischio è che si deliberino le tariffe in funzione di progetti di privatizzazione graditi al sistema finanziario.
Infatti leggiamo sempre a pag. 13 che il “Gruppo Cap …è interessato, per la copertura del proprio fabbisogno finanziario, a dotarsi di strumenti finanziari che, anche in ottica di diversificazione possano essere di attrazione anche per finanziatori / cittadini a livello nazionale o internazionale”.
Insomma al Gruppo Cap interessa la quotazione nei mercati finanziari. Così per prepararsi ha fatto un bando per “l’affidamento di servizi funzionali alla emissione di strumenti obbligazionari in mercati regolamentati” per selezionare un advisor per il collocamento delle obbligazioni.
La nostra portavoce Serena Franciosi di Sesto San Giovanni si è subito attivata con un’interrogazione comunale per chiedere chiarimenti in merito a questa vicenda. Accesi i riflettori, sembra che l’azienda abbia battuto in ritirata! Difatti hanno risposto che non è intenzione di Cap procedere ad emettere prestiti obbligazionari. Siamo felici di apprendere che abbiamo sventato anche questa operazione che poteva diventare fallimentare come TASM Romania.