Alla seduta d’Aula del Consiglio Regionale che si terrà il 4 ottobre 2016, la consigliera regionale M5S Iolanda Nanni – con un’interrogazione a risposta immediata, a sua prima firma – chiederà all’Assessore Terzi di fare chiarezza una volta per tutte sull’ambiguità interpretativa relativa ai limiti dello spandimento fanghi dai centri abitati.
Iolanda Nanni dichiara: “La questione delle fasce di limitazione allo spandimento dei fanghi in agricoltura è fondamentale e dirimente, soprattutto a tutela di quei Comuni che finalmente si stanno muovendo per adottare varianti al PGT (Piano di Governo del Territorio) per portare il divieto di spandimento fanghi da 100metri a 500metri di distanza dai centri abitati. Lo Stato (D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 99) ha attribuito alle Regioni la possibilità di stabilire le distanze da rispettare per lo spandimento dei fanghi dai centri abitati. In Lombardia, fino a poco tempo fa, la distanza era stabilita in“almeno 100metri” dai centri abitati. Questo statuiva sia la Delibera Regionale del 2003, sia quella successiva del 2014. Ma il colpo di scena è avvenuto a giugno 2016, quando Regione Lombardia ha emanato una nuova Delibera (la n. X/5269) in cui elimina il termine “almeno”, dettando il limite di spandimento “per una fascia di 100metri”. Inoltre, la stessa Delibera pare contraddirsi poiché, pur eliminando il termine “almeno”, dice al contempo che restano valide le prescrizioni del paragrafo 6.3 della Delibera del 2014. Ma le prescrizioni del paragrafo 6.3 statuiscono che il limite è di “almeno 100metri”. Dunque, i Comuni si trovano nel caos: come interpretare la norma? E’ “almeno 100metri” oppure solo “100metri”? La questione non è di poco conto poiché la stessa sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione al Comune di Gambolò, autorizzandolo ad ampliare fino a 500metri la fascia di rispetto per il divieto di spandimento fanghi, si è basata proprio sul termine “almeno”, statuendo infatti che: «l’utilizzo dell’inciso “almeno” evidenzierebbe che la prescrizione posta dal Piano delle Regole è coerente con le disponsizioni regionali….[…]… il divieto di 500mt. risulterebbe rispettoso di quello di “almeno 100 metri” previsto dalla delibera regionale.»
“Con la nuova delibera X/5269 e lo stralcio della parola “almeno”, – continua Nanni – Regione Lombardia ha creato un’ambiguità interpretativa che rischia di privare i Comuni di uno dei pochi strumenti a loro disposizione per arginare lo spandimento dei fanghi presso i centri abitati. Non solo! Rischia anche di creare pesanti ricadute economiche a quei Comuni che in questi ultimi anni, si sono mossi per ampliare la fascia di divieto fino ai 500metri, sobbarcandosi peraltro di tutti i costi per la variante alla PGT. Inoltre, se dovesse passare un’interpretazione restrittiva della norma, in Lombardia rischia di peggiorare anche la già allarmante situazione di miasmi, cattivi odori e irritazioni che, sempre più di frequente, colpiscono i cittadini lombardi durante la stagione di spandimento fanghi. In territori come quello pavese, dove si riversano oltre 400.000 tonnellate di fanghi all’anno, cioè la metà dei fanghi prodotti in Lombardia, o nel lodigiano e nel cremonese, le amministrazioni locali non possono essere lasciate sole ma al contrario Regione Lombardia dovrebbe fornire loro strumenti e risorse per poter arginare il più possibile lo spandimento fanghi nei pressi dei centri abitati e per poter effettuare controlli massivi.”
“Per questi motivi, il M5S, come unica forza politica, si è attivato per chiedere un chiarimento urgente e definitivo alla Regione su questa questione. L’Assessore Terzi (in quota Lega) deve dimostrarecoi fatti se vuole adoperarsi nell’interesse dei cittadini oppure di quello delle società dei fanghi. Sino ad oggi, le maglie fin troppo larghe della normativa fanghi hanno consentito a queste società di fare il bello e il cattivo tempo, peraltro nella quasi assenza di controlli da parte degli enti pubblici preposti. La mossa successiva del M5S in Lombardia sarà quella di chiedere alla Regione di estendere il divieto di spandimento fanghi a 500metri dai centri abitati. Il fenomeno va arginato poiché, come molti studi ambientali testimoniano, la pratica dello spandimento dei fanghi in agricoltura, se non viene al più presto normata in modo stringente, rischia di compromettere in maniera irreversibile la biodiversità nei nostri suoli agricoli, oltre che ad esporre i cittadini a un rischio per la salute“.