Sulla grave esplosione, avvenuta il primo dicembre scorso presso l’impianto ENI EST della raffineria ENI di Sannazzaro de’ Burgundi (PV), è già calato un inaccettabile silenzio, ma stavolta i cittadini non sono più disposti a tollerare che le Istituzioni smettano di informarli sui possibili rischi per la loro salute e il M5S, in attesa di ricevere i dati richiesti sulle analisi svolte da ASL e ARPA, si è attivato con un’interrogazione per chiedere interventi concreti.
Iolanda Nanni, prima firmataria e capogruppo del M5S in Regione Lombardia, dichiara: “Non passa giorno, dall’esplosione alla raffineria, in cui non riceva decine di mail dai cittadini dei Comuni siti in prossimità della raffineria ENI i quali mi chiedono di essere rassicurati perchè non si fidano dei comunicati tranquillizzanti diramati dagli enti preposti. Per questo, mi sono attivata con un’interrogazione per ottenere risposte chiare su tutte le possibili conseguenze sulla salute e sull’ambiente derivate da questa grave esplosione.
Siamo consapevoli che, in attesa di un Governo che dia una svolta alle politiche energetiche del nostro Paese, la raffineria di Sannazzaro resta una realtà industriale con livelli occupazionali e di indotto che vanno assolutamente difesi, ma al contempo è necessario un forte intervento delle Istituzioni per tutelare la salute e l’ambiente del territorio. Sono troppi gli incidenti già avvenuti nella raffineria nel corso degli anni, e quello del 1 dicembre è solo l’ultimo e forse anche il più grave.
Nell’interrogazione, chiedo chiarezza ad ARPA ed ATS nell’accessibilità ai dati da parte dei cittadini che, solo in questo modo, possono monitorare costantemente lo stato reale della situazione senza limitarsi a fidarsi delle sole parole. Sul fronte sicurezza sul lavoro, è da anni che i sindacati lamentano carenze quantitative nell’organico addetto alla sicurezza ed è per questo che nell’interrogazione chiedo espressamente di avere risposte chiare da ATS Pavia per verificare se l’organico addetto alla sicurezza della raffineria sia sufficiente, o se invece siano necessarie nuove assunzioni, ed eventualmente anche nuove procedure o tecnologie, per migliorare la sicurezza sul lavoro e prevenire incidenti. Inoltre, chiedo un rafforzamento del sistema di controlli e monitoraggi ambientali. Non a caso la raffineria di Sannazzaro ricade sotto la “normativa Seveso” degli impianti a «Rischio di incidente rilevante» (RIR), che necessitano quindi secondo l’ordinamento di controlli e monitoraggi straordinari.
In particolare, la ricerca scientifica ci dice che i controlli sanitari tramite centraline dell’aria possono essere insufficienti, mentre altre forme di monitoraggio, quale il monitoraggio sul suolo, cioè sull’accumulo di inquinanti nei terreni, sono senza dubbio più efficaci, perché ovviamente gli inquinanti si accumulano sui terreni e non nell’aria. Su questo fronte a Sannazzaro siamo in grave ritardo, si pensi che già nel 2012 il Ministero dell’ambiente aveva prescritto il monitoraggio dei terreni intorno alla raffineria.
Sempre il Ministero dell’Ambiente aveva prescritto nel 2012 l’avvio di un’indagine epidemiologica riguardante l’impatto sulla salute dei cittadini della raffineria con tempistiche stimate in circa 8/9 anni. E’ ovvio che la cittadinanza non può aspettare tutto questo tempo: la raffineria risale al 1963, tratta annualmente oltre 10 milioni di tonnellate di petrolio grezzo, occupa un’enorme area di oltre 320 ettari: siamo nel 2016, a distanza di oltre 50 anni, e ancora non abbiamo uno studio epidemiologico organico sull’impatto di tale enorme industria sulla salute.
In conclusione con questa prima interrogazione sul caso, puntiamo a tre obiettivi: prima di tutto, garantire maggiore sicurezza sul lavoro alla raffineria di Sannazzaro, a fronte di possibili carenze nell’organico. In secondo luogo, sollecitare gli enti preposti a procedere celermente come prescritto dal Ministero dell’Ambiente, cioè a un monitoraggio strutturale sui terreni da ripetersi ogni anno per verificare il potenziale effetto accumulo di inquinanti pericolosi per la salute. Il solo monitoraggio dell’aria non è sufficiente, urge un monitoraggio dei terreni. Infine, sollecitare ATS (ex ASL), in attesa fra non si sa quanti anni dell’indagine epidemiologica, a fare un’analisi statistica sui dati già in suo possesso e archiviati sulla correlazione fra criticità ambientali e salute dei cittadini nei territori prossimi alla raffineria. Dopo oltre cinquant’anni di immobilismo, e a fronte di gravi incidenti che sollevano legittime preoccupazioni nella cittadinanza, è più che urgente un tempestivo intervento delle Istituzioni”.