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Dopo Expo, un futuro ancora opaco

Finalmente i vertici di Arexpo, su invito del M5S Lombardia, si sono presentati in audizione in Commissione regionale territorio per spiegare finalmente quale sarà il futuro dell’area. Nonostante le domande incalzanti del M5S, però, il futuro dell’area che ha ospitato l’esposizione universale oltre un anno fa, è ancora opaco.

Il presidente di Arexpo e rettore del Politecnico Giovanni Azzone si è limitato a spiegare che entro la fine dell’anno sarà pronto il bando per il masterplan e da metà dell’anno prossimo saranno programmate le fasi per l’intervento sulle aree. Quale intervento?

Ha cercato di approfondire l’amministratore delegato di Arexpo, Giuseppe Bonomi, senza aggiungere novità a quanto già noto: l’area che nel futuro potrebbe ospitare un parco scientifico tecnologico, sul modello di quelli ospitati in altre città europee, con le facoltà scientifiche dell’università Statale di Milano, Human Technopole e, in eventuale caso di Brexit, l’Agenzia europea del farmaco.
La richiesta di audizione del M5S però nasceva per ottenere chiarimenti su temi più stringenti e nodi da sciogliere come la tenuta della piastra, i costi del Mise, lo stato di cassa di Arexpo e la questione mai chiarita delle bonifiche.  Questi temi sono stati gettati sul tavolo da noi del M5S.

Per le bonifiche milioni di euro devono essere sborsati soprattutto da privati, ex proprietari dell’area, tra cui Fondazione Fiera, in conflitto di interessi perché socia in Arexpo, e i Cabassi ma senza un’azione legale di Arexpo, con l’invio di lettere che interrompano la prescrizione, c’è il rischio che a pagare, alla fine, siano gli italiani. Bonomi ha rassicurato sull’invio delle lettere che sarebbe avvenuto nei termini previsti dalla legge, ma solo nei confronti di chi stava andando in scadenza (Bastogi, Fross e Arioli). Perché non si è bloccata comunque la prescrizione per Fondazione Fiera? forse perché Arexpo ha un debito nei suoi confronti di 46 mln di euro che vorrebbe rimodulare?

A proposito di debito, Bonomi ci ha rassicurato sul riconoscimento dei 6 mln per le bonifiche come da Accordo di Programma, senza però averli ancora effettivamente versati ad Expo. Ma nessun chiarimento sul restante debito che il dott. Sala aveva stimato in 66 mln per bonifiche, riporti e terre, sceso poi a 29,5 (non ci sono noti i criteri di questa riduzione). Differenti documenti descrivono differenti azioni, e questo non ci piace. Cosa c’è sotto?

Per quanto riguarda MISE, e cioè la Messa In Sicurezza Emergenziale da parte di Expo della falda acquifera del nord Milano, dovrebbe essere costato circa un milione di euro, ma i costi di progettazione, costruzione e esercizio sono stati pagati dalla collettività. In realtà, un documento di ARPA, dice chiaramente quale azienda privata stava inquinando l’area e Arexpo ha il dovere di rivalersi sulla stessa. Anche su questo c’è stata melina: secondo Arexpo, è di pochi giorni fa il documento di Città metropolitana in cui si identifica il progetto ed è compito di Regione attivarsi ora. Peccato che è dal 1999 che si conciliazione nome della società, la Brenntag e nessuno sta facendo niente per chiedere la restituzione di quei soldi pubblici. .

Resta preoccupante anche il tema della piastra, che doveva essere l’ossatura del futuro di Expo. E’ chiaro, da quanto hanno dichiarato in audizione i vertici di Arexpo che non reggerà il progetto che si intende sviluppare sull’area. E che, di conseguenza, dovrà essere smantellata. Una spesa inutile, un fare e disfare delirante, se si fosse immaginato ben prima della fine di Expo il futuro di quelle aree.
Infine, a sorpresa, i vertici di Arexpo hanno dichiarato il costo per il controllo e la sicurezza dell’area è di ben 12 milioni di Euro, qualche milioncino in meno dei 20 che pagava Expo in situazione di emergenza.

Le risposte di Arexpo lasciano più dubbi che certezze. E sul futuro delle aree Expo manca in un’idea chiara di quanto spenderanno i cittadini su di un terreno periferico. Nessuna ipotesi di sostenibilità economica è stata ventilata nel corsa della lunga audizione.
Certo a oltre un anno da Expo ci si poteva attendere più concretezza sul futuro dell’area, che risulta ancora opaco.
Una cosa è chiara: Davide contro Golia! Quando c’è la volontà! Li abbiamo obbligati a fare la riconvenzionale a bastogi, a inviare le lettere di rivalsa per la scadenza di termini di prescrizione e li abbiamo messi in croce per il mise…

Noi non molliamo mai…

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