Ancora una volta siamo costretti, nostro malgrado, a denunciare la mancanza di trasparenza nella gestione del servizio idrico in Brianza.
Con una mozione presentata dai nostri consiglieri comunali in vari comuni si invitava Brianzacque a rendere pubblici sul proprio sito i dati puntuali riferiti alle analisi dell’acqua potabile.
Brianzacque ha risposto che la prassi societaria è quella di pubblicare dati medi (difficilmente comprensibili) sia per questioni organizzative, che per non creare preoccupazioni ingiustificate nella cittadinanza e che i dati completi vengono resi disponibili ai sindaci dei comuni soci e all’autorità deputata alla valutazione della potabilità dell’acqua.
Da ultimo, il presidente di Brianzacque, con una nota di identico tenore indirizzata a tutti i soci, ai componenti del consiglio di amministrazione, ai componenti del comitato tecnico di controllo analogo e ai componenti del CdA dell’ATO, ribadisce quanto sostenuto nella prima risposta.
Il comportamento crea allarmismi in quanto fa intendere che tra i dati riferiti alle analisi potrebbero riscontrarsi valori anomali. Non spetta al presidente di Brianzacque e nemmeno al sindaco del Comune socio giudicare il livello di conoscenza e il grado di maturità della cittadinanza, al fine di stabilire quale dato può essere reso pubblico o meno.
Tra l’altro, esistono convenzioni internazionali che impongono la massima trasparenza nella gestione dei dati ambientali.
Infatti, gli Stati firmatari della Convenzione di Aarhus, ratificata in Italia con L. n. 108/2001, devono riconoscere che ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente adatto ad assicurare la sua salute e il suo benessere e il dovere di tutelare e migliorare l’ambiente, individualmente o collettivamente, nell’interesse delle generazioni presenti e future. Questa Convenzione stabilisce che per poter affermare ciò, i cittadini devono avere accesso alle informazioni, essere ammessi a partecipare ai processi decisionali e avere accesso alla giustizia in materia ambientale. In particolare, l’art 5 della predetta Convenzione prevede che le autorità pubbliche hanno il dovere di raccogliere e divulgare l’informazione in materia ambientale, a prescindere dalle richieste ricevute.
Per essere ancora più chiari vi invitiamo ad accedere ai seguenti link del sito del Ministero dell’Ambiente:
http://www.minambiente.it/
dove si stabilisce che Per garantire l’accesso alle informazioni, l’autorità pubblica è tenuta non solo a svolgere un ruolo passivo, assicurando la trasparenza dei dati a propria disposizione, ma anche un ruolo attivo, mobilitandosi per favorire la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione delle informazioni. Attività di orientamento, campagne di sensibilizzazione ed educazione ambientale, banche dati elettroniche, registri, inventari, rapporti sullo stato dell’ambiente sono alcuni degli strumenti da utilizzare a questo scopo.
http://www.minambiente.it/
Peraltro, nella nota a firma del presidente di Brianzacque Enrico Boerci, addirittura si sottolinea come: “si sta diffondendo una certa cultura dell’uso improprio dello strumento dell’accesso agli atti che comporta per la società un inevitabile aggravio dell’attività amministrativa, tempo e risorse che potrebbero essere impiegate per altre attività.”
È bene ricordare che una ormai consolidata giurisprudenza riconosce al consigliere comunale il più ampio diritto di accesso agli atti e di ottenere informazioni dalla società partecipata dal comune in cui è stato eletto col voto dei cittadini. La comunicazione sembra una velata forma di intimidazione nei confronti dei Consiglieri comunali. D’altronde in Brianza nessuno ha mai controllato nulla e una vera opposizione non è mai esistita fino all’arrivo del Movimento 5 Stelle.
Noi svolgiamo il mandato ricevuto dagli elettori che è quello di portare trasparenza in quei luoghi di potere dove del cittadino ci si ricorda solo quando deve pagare e votare. In un paese civile le cose non funzionano così e noi non smetteremo mai di ribadirlo!
Gianmarco Corbetta