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Terreni contaminati a Carpiano: vogliono ricominciare daccapo. A rischio la bonifica.

Nel 2015, la Consigliera Regionale M5S Iolanda Nanni denunciò pubblicamente il “caso Carpiano“. Si trattava di 12 ettari di terreni agricoli coltivati a mais contaminati con livelli di metalli pesanti e diossine superiori ai limiti di legge. La questione era già nota alle Istituzioni dal 2007 quando sull’area fu svolto un primo studio da parte di uno dei Centri di Ricerca ambientale più importanti della Commissione Europea. A seguire il sito fu classificato S.I.R., cioè “Sito di Interesse Regionale” soggetto a bonifica e solo nel 2011 partì la Conferenza dei Servizi finalizzata alla bonifica dei terreni.

Oggi a che punto siamo? A questo proposito Iolanda Nanni dichiara: “L’ultimo incontro tecnico in Regione si è tenuto quasi un anno fa, a settembre 2016 ed era stato stabilito che l’azienda proprietaria dei terreni avrebbe dovuto redigere l’analisi del rischio e si sarebbe poi proceduto alla bonifica delle aree come suggerito dal monitoraggio effettuato dal Centro di Ricerca di Ispra, cioè con la messa a riposo dei terreni contaminati e la coltivazione a pioppeti. Invece, a febbraio 2017, è arrivato un nuovo Piano di Caratterizzazione redatto, su commissione dei proprietari dei terreni, dai periti di parte in cui si proponeva sostanzialmente di ricominciare daccapo con monitoraggi e campionamenti, rendendo sostanzialmente nullo quanto già riscontrato da uno dei più importanti Centri di Ricerche Ambientali: il Centro Comune di Ricerche di Ispra che, peraltro, nel 2011 aveva redatto un monitoraggio sull’area di 300 pagine su commissione della stessa Regione Lombardia. Ma la cosa più inquietante è che oggi i periti di parte hanno proposto di rifare i campionamenti del suolo con una metodologia che rischia di affossare completamente l’iter di bonifica.”

“La metodologia proposta dai periti di parte – continua Nanni – propone infatti di effettuare nuovi campionamenti sui terreni fino alla profondità di un metro! Mentre noi sappiamo che le concentrazioni fuori-legge di diossine e metalli pesanti sono concentrati nei primi 30 centimetri di suolo. Scendere fino a un metro significherebbe sostanzialmente far diluire tali concentrazioni, attraverso una “miscela” dei terreni, col rischio di far evaporare la possibilità concreta di adoperarsi per un’effettiva bonifica dell’area arrivando persino al paradosso di non dichiararli contaminati. Questo per noi è inaccettabile –ed ho pertanto protocollato alla Regione le mie controdeduzioni finalizzate a far rigettare l’utilizzo di questa metodologia. Sembrerebbe infatti che i periti di parte non abbiano affatto esaminato, né tenuto in considerazione gli studi e i campionamenti a suolo già effettuati dall’autorevole Centro Ricerche di Ispra che costituiscono, già dal 2011, l’unica base solida e documentale di analisi scientifica sulla quale basare il processo di bonifica.”

“Delle due l’una: o si procede spediti con la messa a riposo dei terreni e con la loro coltivazione a pioppeti oppure si rischia di far naufragare tutta la bonifica, ignorando il lavoro e i risultati scientifici già agli atti, con gravi rischi per la salute e per l’ambiente. Noi riteniamo che Regione Lombardia non possa che rigettare questa metodologia che appare più un’escamotage per ottenere risultati con concentrazioni “diluite” di diossine e metalli pesanti, tali da far negare addirittura la necessità di bonifica. Sono già stati persi 10 anni e ancora quest’area non è stata bonificata. I dati li abbiamo, si deve solo procedere alla bonifica e noi continueremo a vigilare affinché questo accada.”

Iolanda Nanni – Portavoce Regionale del M5S Lombardia

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