Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar e dà il via libera alla delibera di Regione Lombardia che prescrive nuovi vincoli stringenti allo spandimento dei fanghi in agricoltura, con regole più ferree che introducono limiti a tutta una serie di sostanze patogene che invece la vecchia legge statale non considerava. Questa sentenza in giudicato conferma su tutta la linea la battaglia su ciò che stiamo portando avanti da un anno e mezzo in Regione e nei Comuni attraverso azioni istituzionali e numerosi incontri pubblici informativi diretti alla cittadinanza e agli amministratori locali con la campagna “Non infanghiamoci”. E’ proprio attraverso questa campagna informativa, che abbiamo condotto in modo massivo nei Comuni impattati dallo spandimento dei fanghi, che ci è stato possibile sensibilizzare la popolazione sui rischi per la salute e per l’ambiente derivati dallo spandimento dei fanghi, nonché mettere a disposizione dei Comuni gli strumenti operativi per controllare questo fenomeno. Come abbiamo sempre ripetuto infatti, dati alla mano, lo spandimento di fanghi (rifiuti) in agricoltura può dare origine a fenomeni di accumulo negli anni di sostanze inquinanti e pericolose per la salute, in particolare di metalli pesanti, diossine e inquinanti organici, tra cui i principi attivi dei medicinali di uso quotidiano nonché altri prodotti utilizzati per la cura e l’igiene personale.
La sentenza del Consiglio di Stato nasce da un ricorso al tribunale regionale della ditta “fanghista” Allevi che obiettava che la Delibera Regionale n. 2031 del 2014 sui fanghi dovesse essere annullata poiché la Regione non aveva competenza per dettare limiti stringenti in questo campo. Il Consiglio di Stato invece assegna la piena competenza per farlo a Regione Lombardia e a tutte le regioni italiane che oggi potranno legiferare in materia con l’assenso del Consiglio di Stato.
La sentenza infatti è molto chiara e stabilisce che: “le Regioni, nell’esercizio delle loro competenze, debbono rispettare la normativa statale di tutela dell’ambiente, ma possono stabilire per il raggiungimento dei fini propri delle loro competenze (in materia di tutela della salute, di governo del territorio, di valorizzazione dei beni ambientali, etc.) LIVELLI DI TUTELA PIU’ ELEVATI (vedi sentenze nn. 30 e 12 del 2009, 105, 104 e 62 del 2008). Con ciò certamente incidendo sul bene materiale ambiente, ma al fine non di tutelare l’ambiente, già salvaguardato dalla disciplina statale, bensì di disciplinare adeguatamente gli oggetti delle loro competenze. Si tratta cioè di un POTERE INSITO nelle stesse competenze attribuite alle Regioni, al fine della loro esplicazione.” Inoltre aggiunge che: “in materia di tutela dell’ambiente, lo STATO stabilisce “STANDARD MINIMI DI TUTELA” va intesa nel senso che lo Stato assicura una tutela “adeguata e NON RIDUCIBILE” dell’ambiente”.
Inoltre, con la nostra recente mozione, approvata il 27/6/2017 all’unanimità dalla Commissione Ambiente e dalla Commissione Agricoltura di Regione Lombardia, si va verso l’emanazione di LINEE GUIDA dirette ai Comuni lombardi che renderanno quindi omogenea la disciplina su tutto il territorio lombardo, consentendo ai Comuni di adottare tutti gli strumenti a loro disposizione per controllare capillarmente il fenomeno, anche a quei Comuni che sinora non si erano mossi per paura di un ricorso al TAR da parte delle società fanghiste e che oggi non devono temere ritorsioni in quanto vi è l’appoggio completo di Regione Lombardia.
Questa è una battaglia che abbiamo vinto su tutti i fronti, è una vittoria per i cittadini lombardi. Cittadini che in questi anni non solo hanno subito lo spandimento indiscriminato di fanghi sui terreni agricoli, ma anche la colpevole inerzia di gran parte delle forze politiche, che su questo tema non hanno mai alzato un dito, finché nelle Istituzioni non è entrato il M5S.