Il Consiglio di Stato ha negato al M5S Lombardia l’accesso alla documentazione di Arexpo, la società proprietaria delle aree Expo, accogliendo il ricorso della società. In soldoni per il tribunale amministrativo un’impresa pubblica e finanziata con il denaro dei cittadini può rifiutarsi di rispondere a un accesso agli atti di un consigliere regionale impedendo, di fatto, un’azione di controllo e trasparenza.
La vicenda è iniziata più di un anno fa quando la portavoce regionale Silvana Carcano ha chiesto di visionare il verbale della seduta del consiglio di amministrazionedel di Arexpo del 17 marzo 2016. La società sottoponeva allora alla consigliera un verbale sbianchettato e pieno di omissis, tanto da risultare incomprensibile. Il M5S si è rivolto al Difensore regionale e al TAR ottenendo pronunciamenti favorevoli: un consigliere regionale infatti, è pienamente titolato a visionare di documenti della società. La sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito esattamente il contrario.
Per Silvana Carcano, consigliera regionale del M5S, “è un pronunciamento sorprendente, sembra non aver nemmeno colto la realtà della situazione di fatto.
La sentenza sostiene che nel caso di specie di Arexpo la consigliera regionale non può esercitare il diritto di accesso poiché: Arexpo non può ritenersi ‘dipendente’ dalla Regione Lombardia, dal momento che quest’ultima non possiede una partecipazione maggioritaria e non svolge un servizio pubblico. Il Consiglio di Stato potrebbe spiegarci con quali soldi Arexpo realizzerà un’attività su quell’area? A me risulta siano tutti soldi pubblici, tutti!
E soprattutto, il Consiglio di Stato non ha notato che la società è pubblica essendo partecipata al 39,28% dal Ministero delle economie e finanze, al 21, 05% da Regione Lombardia, al 21,05 dal Comune di Milano, all’1,21 % da Città metropolitana di Milano e al 0,61% dal Comune di RHO (con un solo 16,08% di Fondazione fiera di Milano, il cui presidente è nomina politica)?”
Il Consiglio di Stato tra le motivazioni del rifiuto richiama peraltro una sua sentenza (la n. 200 del 17 Gennaio 2014) nella quale è analizzato un caso opposto a quello di Arexpo: la società era partecipata al 20% dal Comune e per la restante parte da soggetti privati quali associazione di albergatori, commercianti concessionari di spiagge ed altri imprenditori turistici.
Per Carcano “con questa sentenza sono stracciate tutte le raccomandazioni dell’ANAC, il principio sottostante il FOIA, tutte le belle e ipocrite dichiarazioni di ridurre le partecipate e il loro altissimo livello di corruzione. Questa sentenza, firmata dal giudice Carlo Saltelli, manda all’aria il buon senso visto che, in un paese corrotto come il nostro, le partecipate possono usare soldi pubblici senza dover sottostare a controlli. In questa ottica quindi continuerò ad esercitare il diritto di accesso insieme a consiglieri comunali e parlamentari”.