E’ proseguito ieri, in Tribunale a Como, il processo sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio del Canturino che vede imputati i giovani “rampolli” delle famiglie calabresi accusati di voler mettere le mani sulla movida della città di Cantù.
Come annunciato nei giorni scorsi, la portavoce del M5S Lombardia Monica Forte (Presidente della Commissione Antimafia, Anticorruzione, Legalità e Trasparenza di Regione Lombardia) ha partecipato all’udienza per far sentire ai testimoni la vicinanza delle istituzioni e aiutarli a vincere la paura di raccontare la verità.
Durante la giornata sono state raccolte le deposizioni di alcuni testimoni-chiave come il titolare della discoteca “Spazio” oggetto delle mire ‘ndranghetiste e alcuni teste oculari dei pestaggi avvenuti in piazza Garibaldi.
“Purtroppo oggi abbiamo potuto constatare che i testimoni hanno ridimensionato e talvolta disconosciuto dichiarazioni rilasciate e controfirmate davanti ai Carabinieri e addirittura a negare il contenuto di alcune intercettazioni – commenta Monica Forte – Questo conferma quello che avevamo intuito e cioè un forte sentimento di paura e di terrore nel raccontare la verità. Sebbene i testimoni abbiano assicurato al Pubblico Ministero di non aver subito intimidazioni, dal tono della voce e dai volti trasparivano in maniera evidente paura e timore. Questo spiace perché quando si fa una denuncia e si rende una testimonianza queste devono essere mantenute fino in fondo. E’ un dovere civico dal quale non ci possiamo sottrarre”.
Monica Forte critica con forza l’atteggiamento passivo degli enti locali durante il processo.
“La paura di raccontare la verità è umanamente comprensibile – osserva – Tuttavia sono convinta che trova in parte giustificazione nella totale assenza delle istituzioni che negli ultimi anni non si sono costituite parte civile e hanno sempre teso a minimizzare il fenomeno di Cantù parlando di bullismo e di un gruppetto di ragazzini, esattamente come oggi hanno riportato i testimoni. Intorno a loro è mancato il supporto sociale dell’intera città che avrebbe potuto farli sentire più sicuri e accompagnarli in questo difficile percorso di testimonianza. Al contrario, tra il pubblico che ha assistito all’udienza, c’era invece una massiccia presenza di donne, parenti degli imputati, che davano sostegno agli imputati stessi commentando in continuazione ogni parola detta dal Presidente, dal Pubblico Ministero e dai testimoni. Una presenza che va controbilanciata con la presenza al processo delle istituzioni assieme alle associazioni antimafia del territorio”.
I rappresentanti delle istituzioni locali erano assenti.
“Mi spiace dover notare che nonostante tutti i proclami di tante istituzioni che in questi giorni hanno sottolineato l’importanza di costituirsi parte civile e di assistere alle udienze, alla fine non è venuto nessuno. Ecco perché è stata importante la presenza della Commissione Antimafia di Regione Lombardia, rappresentata dal Presidente, dal vice-presidente Alex Galizzi e a alcuni collaboratori della Commissione. Mi ha fatto piacere poter notare anche la presenza dell’associazione antimafia “Progetto San Francesco” e auspico che nelle prossime udienze se ne aggiungano anche delle altre”, conclude Monica Forte.