Antimafia Monica Forte Raffaele Erba

Tutti colpevoli i nove imputati del processo sulla ‘ndrangheta a Cantù

Molto pesanti le condanne inflitte la settimana scorsa dal giudice di Como: complessivamente i giovani accusati di voler mettere le mani sulla “movida” canturina dovranno scontare oltre 100 anni di reclusione.

La pena più grave è stata inflitta a Giuseppe Morabito, ritenuto il capo dell’organizzazione malavitosa, condannato a 18 anni di reclusione.

All’ultima udienza del processo di primo grado, stamattina, tra gli altri erano presenti in Tribunale Monica Forte (Presidente della Commissione Antimafia di Regione Lombardia), Raffaele Erba (consigliere regionale del Movimento 5 Stelle) e Fabio Aleotti (consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Como).

“Questa sentenza ci ha inviato due messaggi – ha commentato Monica Forte – Il primo, molto forte, è indirizzato alle istituzioni e alla politica che in questi anni hanno minimizzato i fatti di Cantù arrivando addirittura a negare la presenza di organizzazioni di stampo mafioso. Si sbagliavano: questa sentenza dimostra che la ‘ndrangheta a Cantù c’è e si fermata per parecchio tempo. La politica non deve più commettere l’errore di minimizzare questi episodi ma deve studiare, approfondire, conoscere il fenomeno mafioso per poterlo anche riconoscere quando si infiltra nel loro territorio”.

“Il secondo messaggio che vorrei dare è che, a differenza di quanto sostenuto da una parte consistente della linea difensiva, non esistono stereotipi per  le mafie – continua Monica Forte – La violenza fisica, le intimidazioni e le minacce sono parte integrante delle mafie. Non esiste solo una mafia finanziaria e non esiste solo una mafia con la lupara. Esiste una mafia che sulla base degli obiettivi che intende raggiungere utilizza indistintamente entrambi gli strumenti”.

In Tribunale a Como stamattina c’era anche Raffaele Erba.

“Questa sentenza conferma la gravità della situazione sul nostro territorio – commenta il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle – E’ necessario continuare a lavorare affinché le istituzioni si coordinino tra di loro per sviluppare e rafforzare tutti gli strumenti che possono prevenire il ripetersi e lo sviluppo di queste situazioni. Quindi serve sicuramente da un lato lavorare con le scuole e dall’altro fornire supporti a chi fa impresa. Infine, bisogna intervenire sulle pubbliche amministrazioni e permettere a chi ci lavora di cogliere meglio i sintomi della criminalità organizzata attraverso corsi di formazione specifici”.

 

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