L’articolo del Consigliere Roberto Cenci su La Prealpina:
Giornali, radio e tv ci bombardano ogni giorno con messaggi e parole che inneggiano a ecosostenibilità, transizione ecologica, economia circolare, tutto deve essere verde, tutto questo bailamme di titoli è rivolto alla salvaguardia dell’ambiente.
Un vero lavaggio del cervello, restando superficiali la musica suona bene alle orecchie. Se andiamo un po’ in profondità ci si accorge che quanto ci viene detto in buona parte sono solo parole al vento, inoltre molte cose, di vitale importanza, difficilmente verranno realizzate nei tempi dichiarati.
Parliamo della produzione di energia rinnovabile, entro l’anno 2030 dovremmo arrivare al 70 per cento, resto scettico e dubbioso, oggi siamo al 42 per cento, la differenza sulla carta non sembra così grande, a tavolino i conti tornano sempre, quando si va in campo tutto si complica.
Una parte importante dell’energia rinnovabile viene dall’idroelettrico “storico”, qui abbiamo il primo intoppo, l’acqua che muove le turbine arriva dai ghiacciai, forse non tutti i lettori sanno che entro la metà del nostro secolo non ci sarà più ghiaccio sulle nostre Alpi, oltre a non avere acqua per far muovere le turbine, non avremo acqua per l’agricoltura della pianura padana, un danno incalcolabile.
Echeggiano ancora le parole sentite all’ultimo convegno mondiale, piantumeremo miliardi di alberi così si ridurrà la concentrazione dell’anidride carbonica e salveremo il pianeta.
Parole un pochino fantasiose, troppe parole, a noi toccherebbe riforestare (nella foto piantumazione alberi a Legnano, ndr) con oltre un milione e mezzo di alberi ogni giorno per arrivare ai due miliardi di piante entro l’anno 2030, provate a immaginare l’immenso lavoro che servirebbe. Ragioniamo a mente fredda, forse capiremo che questo è un sogno che non potrà realizzarsi.
Qualche ministro da tempo ha lanciato l’idea del nucleare di quarta generazione, nome che va di moda, anche qui entriamo e cerchiamo di comprendere cosa ci sia e cosa ci aspetta.
Nel mondo ci sono in attività 415 reattori che oggi producono circa il 10 percento dell’elettricità. Ad oggi numerosi impianti sono stati chiusi, il costo per riportare il prato dove prima c’era il reattore va da tre a dieci miliardi di euro per ogni reattore, una bella cifretta, il tempo per “smontare” il tutto sarebbe pari a circa venti anni, un giochino non da poco.
Questo è solo un aspetto, tutte le parti smontate che sono contaminate e radioattive dovranno andare in siti specifici dove resteranno per alcune centinaia di anni, si lascerà una bella eredità a chi verrà dopo di noi.
Occorre dire a voce alta che in Italia non abbiamo ancora il sito dove mettere il materiale dopo che avremo smantellato le quattro centrali atomiche. Sempre lì dovremmo mettere tutte le scorie e il materiale radioattivo accumulato nel tempo che oggi è sparso in mezza Italia.
Siamo ancora all’anno zero ma vogliamo fare gli impianti di quarta generazione, sarebbe come dire costruiamo una casa partendo dal tetto. Questi impianti dovrebbero essere piccole strutture sparse sul territorio, guardiamo ora il combustibile, ad oggi si usa sempre l’isotopo duecentotrentacinque dell’elemento uranio, vorrei ricordare che solo lo zero virgola sette per cento dell’uranio contiene l’isotopo fissile, cioè quello utilizzabile nella reazione nucleare.
Vorrei inoltre ricordare che l’uranio non è così abbondante sul pianeta, vorrei ricordare che servirebbero molti anni per la costruzione di ogni impianto con costi importanti, vorrei ricordare che il territorio italiano ha un elevato grado di sismicità, vorrei ricordare che avere molti impianti vorrebbe dire avere tanti punti fragili per attacchi terroristici, il vorrei ricordare potrebbe essere molto lungo.
Prima di lanciare messaggi non sarebbe opportuno calarsi nella realtà, tutte le grandi parolone, solo parolone per salvare il nostro pianeta andrebbero soppesate. Illudere la gente non mi sembra la strada eticamente corretta.
Il nucleare ha creato enormi problemi, non dimentichiamo Chernobyl e Fukushima, un regalo che abbiamo lasciato alle generazioni future. Ci sono strade più sicure per produrre energia senza ritornare al nucleare, percorriamole.