Non passa giorno senza che ci sia una nuova riserva, un bosco, un’area tutelata, che finisca nel mirino di speculatori e cementificatori. Ora tocca alla piccola riserva naturale Valli di Sant’Antonio nel comune di Corteno Golgi, Zona Speciale di conservazione e “core area” della Riserva della Biosfera MAB UNESCO Valle Camonica – Alto Sebino, dove un privato ha da tempo in progetto la realizzazione una centrale idroelettrica sul torrente S. Antonio.
Questo progetto fu bocciato due volte, prima dal Tribunale Superiore delle Acque e poi dalla Corte Suprema di Cassazione. Il Comune di Corteno Golgi ha però tenuto in vita il progetto mediante una sospensione dell’ordinanza di demolizione impartita dall’ente locale stesso nel 2019, proprio a seguito della doppia sentenza che bocciava il progetto della centralina.
Nel 2021 il Comune ha inoltre stipulato un accordo con il privato, avente come finalità quella di perseguire una revisione del perimetro della Riserva, al fine di escludere la porzione di area interessata dal progetto dai vincoli imposti dal Piano di Gestione dell’area protetta.
In cambio della riduzione dell’area protetta, e quindi della concessione alla derivazione e della realizzazione della centrale, il Comune otterrebbe la realizzazione di un parcheggio da 70 posti e 25.000 euro/annui, per tutta la durata della concessione. Poco se paragonato al danno che verrà arrecato all’ecosistema e alla Riserva. Siamo di fronte ad una vera e propria svendita del patrimonio pubblico la cui tutela viene subordinata agli interessi economici.
Con la scusa della revisione del Piano di Gestione, il comune di Corteno Golgi, che è anche ente gestore della Riserva, ha recentemente formalizzato la richiesta di riperimetrazione della Riserva attraverso l’avvio della procedura di VAS al Piano.
Leggendo il documento di scoping, al capitolo obiettivi si afferma: “ridefinizione dei confini esterni della Riserva individuati in modo approssimativo in sede di atto istitutivo”.
Siamo alla farsa più totale. Non vi è stata alcuna “approssimazione” nella definizione dei confini e questo lo sanno perfettamente tutti. C’è solo la volontà di favorire un privato che vuole realizzare un business, che andrà inevitabilmente a danneggiare l’habitat e l’ecosistema della Riserva e in cambio di altro cemento e di pochi soldi sufficienti forse a manutenere il nuovo parcheggio.
La volontà politica dell’amministrazione è ben chiara e sancita sia nella delibera di giunta n.48 del 2020, che nell’accordo con il privato recita: la riserva è un impedimento e va ridimensionata.
Di fronte a questo ennesimo attacco alla natura, non posso fare altro che richiedere a Regione Lombardia di mettere in campo ogni misura, al fine di tutelare la ZCS in questione. Nel frattempo ci auspichiamo che la cittadinanza, insieme a tutti coloro i quali hanno a cuore la natura, la biodiversità e l’ambiente, si mobilitino per fermare questo ennesimo scempio.