Da oltre un anno il Movimento 5 Stelle, a livello nazionale, regionale e locale, ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione contro lo spandimento dei fanghi in agricoltura.
I fanghi sono principalmente prodotti dalla depurazione degli scarichi civili, di acque industriali e dalle aziende agricole e, una volta trattati negli appositi impianti, vengono reimmessi destinati alle aziende agricole per lo spandimento nei campi, come concime. In Lombardia, ne vengono prodotti circa il 50% del quantitativo nazionale e ne vengono sparse circa 700 mila tonnellate ogni anno, di cui la metà, ben 400 mila, nella sola provincia di Pavia.
I fanghi, per legge, sono considerati rifiuti speciali non pericolosi. In realtà la parola “non pericolosi” non deve trarre in inganno poiché i rischi derivati dal loro spandimento nei nostri campi agricoli sono molteplici: oltre ai pessimi odori emanati, che costringono i cittadini a ripararsi nelle proprie abitazioni, come successo alcuni mesi fa a Pavia Ovest, i fanghi di depurazione contengono tutta una serie di inquinanti e di agenti patogeni derivanti dalle attività industriali e artigianali e dagli scarichi domestici che non sono individuati dalla legge nazionale vigente, il D.Lgsl. 27/1/1992 n. 99, una legge vecchia che necessita di urgente revisione. Regione Lombardia ci ha provato nel 2014 con la DGR X/2031 del 1/07/2014 ma la delibera è stata inopinatamente impugnata dalle società fanghi che hanno ottenuto una prima sentenza favorevole dal TAR. Nel frattempo, anche grazie al pressing del M5S in Regione Lombardia, la Regione ha fatto ricorso al Consiglio di Stato che si esprimerà in via definitiva entro il 2017. E’ interessante evidenziare che il 29 agosto 2016, a sorpresa, il Consiglio di Stato ha emesso un’ordinanza in cui ha dato in fase cautelare (e quindi non definitiva) ragione alla Regione, sospendendo l’esecutività della sentenza TAR, il che fa ben sperare sull’esito finale della sentenza.
I rischi principali derivati dallo spandimento dei fanghi sono il danneggiamento irreversibile del suolo, l’insorgenza di rischi per la salute e la compromissione della qualità dei prodotti agro-alimentari.
Quello dei fanghi è un business che, in assenza di adeguati controlli, può ingenerare un vero e proprio traffico illecito di rifiuti comportare rischi gravissimi per la popolazione. E’ di quest’estate la notizia di cronaca relativa alla retata di arresti e al sequestro di alcuni impianti fanghi, fra cui quello della CRE di Lomello. L’indagine ha riscontrato lo spandimento di 115.000 tonnellate di fanghi tossici sparsi sui campi agricoli della nostra Provincia e del lodigiano. Il Movimento 5 Stelle Lombardia, già a marzo 2016, dopo aver presentato una serie di interrogazioni in Regione Lombardia ed aver accertato la piena potestà programmatoria dei Comuni in tema fanghi, aveva deciso di far partire una campagna informativa ai Comuni, mettendo a disposizione un testo di mozione (scarica qui) per estendere la fascia di rispetto di spandimento dei fanghi dai 100mt a 500mt dalle abitazioni, nonché a predisporre appositi regolamenti sanzionatori. Il M5S ha quindi inviato non solo i portavoce del M5S nei consigli comunali, ma tutti i consiglieri comunali sensibili al tema, indipendentemente dal colore politico, a presentare tale mozione. Dopo il Comune capofila, Gambolò, che per primo ha disposto la limitazione, a seguito della campagna informativa del M5S, tanti altri Comuni pavesi hanno iniziato a limitare lo spargimento dei fanghi con varianti ai PGT o ordinanze.
Giuseppe Polizzi, consigliere comunale del M5S: «A Pavia abbiamo dovuto aspettare quasi un anno affinchè la nostra mozione fosse discussa e ieri la maggioranza PD ce l’ha bocciata con motivazioni ridicole e infondate.Il Sindaco Depaoli che, peraltro, dovrebbe dimostrare una particolare sensibilità ambientale, ha gravi responsabilità: poteva finalmente fare qualcosa per la salute dei cittadini e ha deciso di costringere la sua maggioranza a respingere la mozione e di continuare a martoriare il territorio pavese. Peraltro ha sostenuto la bocciatura con affermazioni false e prive di fondamento. La provincia di Pavia, è la seconda più inquinata d’Italia, e il dovere di ogni amministratore locale dovrebbe essere quello di invertire la tendenza, soprattutto nel Capoluogo, visto che il sindaco aderisce a Legambiente. Invece, ancora una volta, si è dimostrato incapace di curare gli interessi della città di Pavia sul lato della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini pavesi».
Iolanda Nanni, consigliere regionale del M5S: «Pavia, in qualità di capoluogo di Provincia, avrebbe dovuto dare un segnale forte all’intero territorio pavese sul tema fanghi, mentre invece ancora una volta si è attestata come vergognoso fanalino di coda. Ho incontrato sinora decine di amministrazioni comunali che non fanno che ringraziarci per la nostra campagna informativa sui fanghi e che, grazie ad essa, prendono consapevolezza dei rischi per la salute e l’ambiente. La nuova tendenza dei Comuni è infatti andare verso la limitazione dello spandimento fanghi attraverso l’adozione di tutti gli strumenti in loro possesso per arginarne lo spandimento. Purtroppo, il vecchio detto “nemo profeta in patria”, trova un fondo di verità proprio nella mia amata città, Pavia, dove la Giunta De Paoli, in direzione opposta e contraria rispetto agli altri comuni, si è dimostrata sorda e insensibile al problema, e ciò nonostante le lamentele della cittadinanza di Pavia Ovest. I cattivi odori, i bruciori agli occhi e i disturbi respiratori lamentati dai cittadini sono solo la conseguenza di un fenomeno più grave, e cioè la progressiva compromissione della qualità dei nostri suoli agricoli che contengono vita e bioversità che vanno tutelati e preservati perché sono la nostra inestimabile ricchezza. Se chi amministra un territorio, non conosce queste gravi implicazioni, meglio farebbe a dimettersi perché il danno provocato da certe scelte politiche ha purtroppo un riverbero diretto sul bene comune che quegli stessi amministratori sono chiamati a tutelare nell’interesse esclusivo dei cittadini. »