Lo avevamo denunciato a più riprese, arrivando a depositare un esposto all’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone. E ora, dopo le indagini, l’ANAC ci ha dato ragione su tutta la linea: un’azienda privata e quotata in borsa come A2A non può acquisire, senza gare, il controllo di una società totalmente pubblica come LGH. Con questa farsa sono riusciti a violare tutte le norme in materia di trasparenza, pubblicità e concorrenza. Dov’erano gli amministratori “competenti”, “esperti” e “professionisti” che dovevano controllare? E dov’era il Pd (che governa non solo Brescia, ma tutto il Paese), mentre la multinazionale faceva quello che voleva? Il centrosinistra era a capo di tutte le amministrazioni coinvolte, ad eccezione di Rovato, comune amministrato da Lega e centrodestra. Perché nessuno ha osato opporsi? Eppure più volte abbiamo invitato i sindaci ad annullare le delibere in regime di autotutela, almeno per cautela e buon senso. Niente da fare: l’obiettivo era fare cassa, per colmare la loro incapacità o malafede nell’amministrare i territori che i cittadini gli hanno consegnato. Ora non ci sono più alibi: quelle delibere vanno annullate.
Ma non è finita qui. Le trame di A2A con LGH si intrecciano adesso con quelle della società ASVT per la gestione dei servizi. Ora che la porcata è sotto gli occhi di tutti, è necessario annullare la vendita di ASVT ad A2A. Di recente lo ha ammesso anche il nostro assessore all’ambiente Fondra: il comune di Brescia non ha alcun controllo sulla società privata A2A. E come la nostra città, tutti gli enti locali. I tempi della vecchia municipalizzata ASM, in cui il controllore poteva ancora far valere la propria voce sul controllato, sono andati. Oggi A2A non va trattata come una società pubblica. E oltre alle quote societarie va messa a gara anche la gestione dei servizi.
Come l’acqua e il servizio idrico, sul quale A2A e i politici conniventi lavorano da tempo per mettere le mani. Nei mesi scorsi abbiamo rivolto un’interrogazione alla commissione europea e alla BEI (la Banca Europea per gli Investimenti) per avere informazioni sul finanziamento che la BEI avrebbe concesso ad una società privata come A2A, che ancora non gestisce il servizio idrico (affidato, invece, alla società pubblica “Acque Bresciane”). Un bel vantaggio per A2A, non c’è che dire: ora la multinazionale può usare i soldi per scalare la società ASVT, riservandosi un posto in prima fila per quando la società “Acque Bresciane” vorrà contrarre un partner privato per la gestione del servizio idrico. Tutti questi favori ad A2A implicano un danno erariale e i sindaci, prima o poi, dovranno risponderne. Chissà cos’ha da dire Gregorio Gitti, che si è speso generosamente per l’acquisizione. Chissà che ne pensa quel Vivenzi esponente del PD renziano della prima ora, nominato presidente della nuova LGH, incaricato dalla cupola PD di orchestrare da Roma l’accordo tra municipalizzate.
E che dire adesso del “gioiellino” A2A? Il parere dell’Anac scuote la multinazionale nelle sue fondamenta. Nel 2001, in seguito alla costituzione in Spa, i Comuni di Brescia e Milano avevano affidato ad Aem e Asm i servizi pubblici locali senza bando di gara (si trattava di due municipalizzate). Ma quando dei soci privati sono entrati nel business, le amministrazioni avrebbero dovuto ritirare gli affidamenti, come previsto dalla Corte di giustizia Ue. Così non è stato. I sindaci, in primis quello di Brescia, anziché lavorare su mandato di A2A devono lavorare SU MANDATO DEI CITTADINI. L’amministrazione deve riappropriarsi delle reti e dei servizi. E deve rimettere a bando la gestione dei servizi erogati mantenendo una gestione che sia davvero PUBBLICA per i servizi essenziali (come l’acqua, ma anche i rifiuti).
Sembra un’eternità, ma sono passati soltanto 6 anni. Eppure la volontà del popolo italiano, emersa dai referendum del 2011, era chiara: l’acqua deve essere pubblica, dall’oro blu alla sua gestione, non soggetta a logiche di profitto e di mercato. Forse il Pd lo ha dimenticato?
Giampietro Maccabiani – Portavoce Regionale del M5S Lombardia