L’avevano pubblicizzata come grande opportunità occupazionale per il territorio, invece per 14 (fino ad ora) lavoratori della Ceva Logistics di Lazzate è arrivata la doccia fredda, via sms, inviati anche durante i giorni di Pasqua: “Buona sera, siamo spiacevoli di comunicarle che non ha superato la prova lavorativa. Cordiali Saluti.” Questo a pochi giorni dalla fine di un mese di prova in cui i dipendenti hanno lavorato a tempo pieno su turni giornalieri, notturni e festivi, per 39 ore settimanali, anche per 10 ore consecutive. In Lombardia ormai, come nel resto del paese, la dignità dei nostri lavoratori muore, giorno dopo giorno, e le istituzioni, dal Governo alla Regione, stanno a guardare, anzi, hanno preparato il terreno, continuando a tutelare questo rapporto sbilanciato in cui l’azienda può vestire i panni del carnefice senza nessuna conseguenza. E dove ci ha portato questo? Da nessuna parte, dato che l’Italia ha una ha una crescita irrisoria rispetto agli altri paesi europei. Cornuti e mazziati insomma. Ma “libero mercato” non significa “libero massacro”. Se uno strumento, usato male, diventa un’arma che colpisce i tuoi cittadini, lo stato deve intervenire, per prevenire. Se, come nel caso di Lazzate, una grande azienda si affida ad un’altra azienda che ha un magazzino, che a sua volta si affida a un’altra società per l’assunzione del personale che poi viene liquidato con un sms, verosimilmente per svolgere la mole di lavoro necessaria in quel momento, c’è qualcosa che non funziona. Se i lavoratori della K-Flex di Roncello, un’eccellenza italiana che lascia a casa 189 lavoratori che l’hanno resa una multinazionale, per delocalizzare in Polonia, c’è qualcosa che non funziona. Se durante le domeniche e le festività, come ribadito nei giorni scorsi da Luigi Di Maio, i piccoli commercianti sono costretti a combattere una guerra impari con i megastore, c’è qualcosa che non funziona. E c’è un paese che muore, lentamente. Sappiamo che sarà difficile, sappiamo che ci vuole coraggio. Ma siamo convinti che questo paese malato può ripartire solo mettendo l’individuo al centro, dal lavoratore ai vertici aziendali. L’umanità che ogni giorno tocchiamo con mano nelle piazze, è la spinta sociale più dirompente. Diamo un reddito di cittadinanza a un paese ferito, e saranno gli stessi cittadini a rimetterlo in piedi. Diamo ai nostri imprenditori motivi e incentivi per non abbandonare il paese e per investire sui nostri lavoratori, non per licenziarli con un sms. Questo è quello che ha prodotto Renzi, che sogna la silicon valley in un paese dove prima serve una vera legge contro l’evasione fiscale e un reddito minimo che intanto sostenga le famiglie che la (non) politica ha contribuito a mettere in difficoltà. Ma con il Pd di Renzi, o delle sue controfigure, le cose non cambieranno mai. Gli interessi che tutelano, quelli di banche e delle lobby, gli legano le mani, lo dimostra il continuare a perseverare, senza imparare dagli errori. Intanto altri sms sono in arrivo.
Dario Violi e Stefano Buffagni – Portavoce Regionali del M5S Lombardia
Oggi 19 aprile si vota per il Programma Lavoro del MoVimento 5 Stelle. Le votazioni saranno aperte dalle 10 alle 19.