Paola Macchi Sanità e Politiche Sociali

Nuova gestione dei malati cronici: caos per i pazienti e vantaggi per i privati.

Ancora una volta la giunta lombarda, con la votazione della delibera sull’assistenza dei pazienti cronici, espropria i cittadini dai diritti riconosciuti dalla Costituzione, e vara una maxioperazione sanitaria che farà felice le soprattutto le strutture private, dato che che il 70% delle risorse spese per la sanità vengono spese per i cronici, quindi parliamo di una dozzina di miliardi, davvero una cifra che può fare gola a molti.

Questo atto non ha avuto nessuna possibilità di vaglio democratico: non vi è stata discussione né nella Commissione sanità né in Consiglio Regionale, il massimo che concedono a chi è stato eletto dai cittadini è un passaggio in commissione, e solo su debita richiesta, a cose fatte ,per spiegare l’applicazione della delibera. Così ora ci troveremo di fronte, oltre alle difficoltà generate dai cambiamenti di organizzazione sanitaria ed assistenziale, a un prevedibile ulteriore ingresso massiccio di privati nella sanità pubblica.

La gestione dei malati cronici, fino ad oggi, era affidata al proprio medico di famiglia, figura cardine nella sanità pubblica che il M5S ritiene fondamentale per rispondere al meglio ai bisogni del cittadino. Ma ora le cose cambieranno, e nei prossimi mesi 3,3 milioni di cittadini lombardi malati cronici, ovvero affetti da patologie che non si risolvono nel tempo (i diabetici ad esempio), dovrebbero ricevere una busta con una lettera nella quale troveranno un elenco di strutture sanitarie e di studi di medici di famiglia associati che si propongono come gestori delle sue malattie croniche: al cittadino il compito di decidere chi lo seguirà d’ora in avanti e da chi venire quindi “arruolato”.

Per quanto riguarda i medici di base, con questa delibera possono proporsi come gestori per 1,9 milioni di pazienti con una sola malattia cronica, mentre i rimanenti  1,3 milioni di pazienti con 2-3 patologie e circa 150.000 fra cronici con più di 4 patologie e disabili, dovranno scegliere un gestore anche diverso dal proprio medico di famiglia, per cui il rapporto con il proprio medico diventerà più confuso.

Quindi per il medico di famiglia ci sono tre possibilità:

·         fare il PAI (Piano Assistenziale Individuale)  e far parte della cooperativa di medici di famiglia -gestori che dovrà d’ora in poi fissare anche  appuntamenti, esami ect…, organizzandosi con una società di servizi

·         fare il PAI con i mega gestori;

·         decidere di restare fuori dal gioco; in questo caso il PAI del paziente verrà fatto da un medico del gestore che informerà il medico di famiglia sul suo contenuto.

Dunque se il mio medico di famiglia non è né gestore né co-gestore della mia malattia cronica, sarò costretto ad avere due medici di riferimento, uno per la malattia cronica e uno per tutto il resto, stabilendo da solo di quale categoria faccia parte il mio malessere.

Il paziente potrà cambiare gestore, in caso di non soddisfazione, dopo un anno. Significativo riguardo a questo tema il fatto che si accenni solo in 3 righe alla possibilità di esprimere, da parte di ogni paziente , una valutazione sul gradimento, funzionamento e qualità dei servizi erogati dal proprio gestore, senza che sia ancora stato approntato un sistema di raccolta dati apposito. E cosa succederà ai gestori privati che dopo un anno avranno un’emorragia di pazienti, magari proprio quelli più impegnativi e meno remunerativi? Gli verrà tolto l’accreditamento come gestori? Oppure potranno continuare tranquillamente a gestirsi solo i pazienti che gli fanno più comodo e magari rendono di più?

Oltre a generare una confusione pazzesca tra medico di base e gestore della malattia, in questo quadro è probabile che siano i privati a fare la parte del leone. Pare infatti che i gestori potranno arruolare fino a 200.000 ammalati cronici, ricevendo in media 40 euro per la presa in carico, per un totale di 8 milioni di euro, a cui vanno aggiunte le centinaia di milioni relative a visite ed esami che verranno fatti presumibilmente in strutture riconducibili al gestore stesso. Gira poi voce che Regione Lombardia preveda di dividere con i gestori le somme risparmiate annualmente sulla “gestione” del paziente, cosa che sarebbe gravissima in quanto si correrebbe il rischio che vengano diminuite visite, esami e prestazioni in vista di un guadagno “facile”.

E qui sorge una domanda: chi avrà la possibilità di gestire da subito numeri anche molto corposi di pazienti cronici? A buon senso possono accettare questa sfida i grandi gruppi privati consorziati o meno, come ad esempio Gruppo San Donato e Humanitas, ma non solo, si affacceranno a questo scenario anche tutte le catene di RSA come Korian e Kos. I direttori generali delle nostre ASST, che riuniscono vari ospedali sui territori, dichiarano di volersi accreditare come enti gestori ma ci chiediamo come inseriranno questa organizzazione ulteriore accanto a quella caotica già in atto dal 2016, che sta da allora generando spesso malcontento  sia fra i pazienti, sia fra il personale sanitario che sappiamo già sottodimensionato.

In questo scenario l’unica cosa certa saranno gli innumerevoli assist alla  la sanità privata, primo tra i quali il patto di cura tra gestore e ammalato cronico, dove ogni livello di responsabilità pubblica viene svenduto e delegato al privato. Questa è la presa in carico tanto decantata da Regione Lombardia ? Entrare a gamba tesa senza valutare almeno una sperimentazione preventiva in una sola ATS mettendo 3 milioni e 300 mila cittadini lombardi già provati da patologie croniche allo sbaraglio senza certezze?

Il Movimento 5 stelle ritiene sia necessario rivalutare il rapporto fra paziente e medico di famiglia, rapporto non delegabile ad alcun gestore terzo, per questa ragione avevamo presentato in consiglio una mozione per chiedere un adeguato aumento dei medici di medicina generale proprio per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini sul territorio;  grazie alla nostra richiesta, spostata in commissione, potremmo audire entro un paio di settimane le maggiori rappresentanze dei medici di medicina generale sia riguardo all’adeguamento del numero, sia per raccogliere i loro dubbi, pareri e proposte di modifica delle delibere sulla cronicità. Presenteremo inoltre a breve un’interrogazione parlamentare al ministro Lorenzin, tramite il nostro senatore Gaetti,  per chiarire se queste delibere regionali non entrano in conflitto con il Piano Nazionale Cronicità.

Paola Macchi – Portavoce Regionale del M5S Lombardia

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