Il 16 giugno 2017 presso l’azienda Bitolea S.p.A Chimica Ecologica c’è stato un incidente che ha provocato l’intossicazione di decine di persone. L’impianto è attivo nella produzione e purificazione di solventi ottenuti sia da reflui industriali che da materie prime, nella produzione di diluenti per uso industriale e nella produzione di intermedi chimici, chimico farmaceutici, ed altri sintesi organiche. Lo stabilimento è soggetto alla normativa RIR (impianti a rischio di incidente rilevante secondo la normativa cosiddetta “Seveso”) nonché IPPC (Integrated pollution prevention and control). L’impianto produttivo ed i relativi serbatoi di stoccaggio, hanno una capacità complessiva di oltre 200.000 tonnellate l’anno.
Con la nostra interrogazione regionale abbiamo portato all’attenzione della Regione tutta una serie di criticità che vanno risolte al più presto, richiedendo alla Regione di attivarsi attraverso l’adozione di misure adeguate a tutela della salute e dell’ambiente. In particolare chiediamo alla Regione di attivarsi per promuovere un accordo con BITOLEA che preveda l’avvio di un monitoraggio al suolo per stabilire il “punto zero”, vale a dire lo stato di qualità dei suoli limitrofi all’azienda. Infatti, non risulta essere mai stata avviata un’indagine capillare dei suoli limitrofi a questo impianto di Landriano ed è giunto il momento di farlo, poiché solo attraverso un incrocio dei dati sull’aria e il suolo, possiamo determinare con chiarezza il livello di eventuale contaminazione e il reale impatto dell’azienda sul territorio. Questa nostra richiesta è supportata dalla mozione 773 del M5S, approvata all’unanimità il 15 giugno 2017, e prevede l’impegno di Regione a promuovere questi accordi per i monitoraggi al suolo con impianti IPPC, come appunto è classificata BITOLEA.
Ricordiamo che, ad oggi, i dati rilevati alle centraline dell’aria non sono significativi del reale impatto che l’azienda potrebbe avere sul territorio perchè sono posizionate distanti dall’impianto (ubicate cioè nel raggio di 20 km) si trovano a S.Giuliano Milanese, Melegnano, Lacchiarella, Montanaso Lombardo (LO), Tavazzano (LO), Castiraga Vidardo (LO), Pavia (Via Folperti e Minerva). Per questo ho chiesto il posizionamento di una centralina fissa almeno finchè BITOLEA non installerà un sistema di controllo delle emissioni in aria “in continuo” nelle colonne destinate alle fasi di lavaggio e che possano essere verificate in automatico da ARPA.
Restano poi dei “buchi neri” su tutta la vicenda: per esempio, dai verbali che mi sono fatta inviare dai Vigili del Fuoco e da ARPA risulta che i Vigili siano arrivati presso l’impianto alle ore 23 ma che siano stati fatti entrare ben dopo un’ora. Nell’interrogazione chiediamo quindi di sapere il perchè di questo ritardo a fronte della gravità di un incidente che ha provocato 39 intossicazioni.
Ci sono poi delle contraddizioni sulla dinamica dell’incidente che vanno chiarite. Nel Consiglio Comunale aperto tenutosi a Landriano il 20/7/2017 il rappresentante di BITOLEA ha dichiarato che, in merito all’incidente del 16 giugno, l’odore di solvente è stato percepito solo all’esterno dello stabilimento e non all’interno dello stesso. Tuttavia, dal rapporto documentale redatto da BITOLEA risulterebbe al contrario e cioè che il personale aziendale in realtà abbia avvisato il capoturno che si percepiva un odore anomalo intermittente e lo stesso capoturno segnala un andamento anomalo del livello a partire dalle 18.30.
Infine, non bisogna dimenticare la questione della bonifica delle falde dopo lo sversamento di inquinanti avvenuto nel 2014, e che interessa le falde prossime allo stabilimento Bitolea. Già nel 2014, avevo presentato un’interrogazione per sollecitare la bonifica e l’individuazione della sorgente di inquinamento, da allora sono passati tre anni senza che si sia mossa una foglia e quindi torno a sollecitare la bonifica ora con la presente interrogazione. Quando si parla di grandi impianti, come quello di BITOLEA, le Istituzioni non possono limitarsi a intervenire in maniera episodica, solo di fronte a eventi incidentali, ma devono farlo costantemente attraverso una rete più capillare di controlli e l’adozione di misure adeguate ad ottenere dati completi, che incrocino cioè le analisi di aria, suolo e acqua. Solo così la cittadinanza può essere rassicurata. Ed è per questo che continuerò ad operare in Regione affinchè i 127 impianti IPPC presenti sul territorio pavesi, siano maggioramente attenzionati e controllati dagli enti preposti.
Iolanda Nanni – Portavoce Regionale M5S