Norberto Achille, ex presidente di Ferrovie Nord Milano Spa, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi. Per il pm dal 2008 fino al marzo 2015, ha distratto dalla società, partecipata da Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato, 429mila euro, fondi di cui aveva disponibilità per via delle “funzioni svolte” e che avrebbe utilizzato per fini personali suoi e dei suoi familiari. Si va dai pagamenti per abbonamenti alla pay-tv, capi d’abbigliamento, materiale elettronico, ma anche scommesse sportive e pranzi non aziendali.
Per questi motivi insieme a Beppe Grillo nel maggio del 2015 partecipammo alla prima assemblea dei soci dopo lo scoppio dello scandalo, per esortare una doverosa inversione di tendenza. Come ricordò Beppe Grillo ai soci e ai media «questa azienda ha la finalità di “muovere” persone (non i figli del Presidente con le auto aziendali!), beni e informazioni (non scarpe firmate e video porno!) per rispondere alle nuove esigenze di mobilità e di comunicazione di individui e imprese (non le mogli dei dirigenti che parlano per ore al cellulare con la sim aziendale!).»
Quanti servizi hanno perso i cittadini per colpa di queste persone? Anzi di questo sistema. Perché da quando siamo entrati nelle istituzioni abbiamo messo un’enorme lente di ingrandimento sulle partecipate lombarde, che troppo spesso si sono in scandalose parentopoli, bancomat personali di manager indegni e uffici di collocamento per la politica. Angelo Paris di Expo (associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta) o Antonio Rognoni di Infrastrutture Lombarde (turbativa d’asta e truffa) solo per fare altri esempi.
Abbiamo messo davanti agli occhi di tutti i cittadini questo sistema malato, ora il passo successivo è avere un governo a 5 Stelle che sappia prevenire queste dinamiche con pratiche ad oggi sconosciute: controllo sull’operato delle aziende, merito e competenza. Una ricetta tanto semplice quanto ancora troppo lontana dalla realtà, perché troppi sarebbero gli scontenti, troppe le poltrone promesse che salterebbero.
E poi l’applicazione della legge M5S sul whistleblower, che avrebbe tutelato il dipendente che con le sue denunce ha fatto emergere lo sporco nascosto sotto il tappeto di Fnm, che invece è stato demansionato e costretto ad allontanarsi dall’azienda.
Oramai non ha più senso ricordare ai cittadini che le scope di Maroni, con cui prometteva pulizia nella scorsa campagna elettorale, sono rimaste sempre chiuse nello sgabuzzino di Palazzo Lombardia.
Per avere #PuliziaNellePartecipate serve un governo nazionale e regionale a 5 Stelle.
Stefano Buffagni – Portavoce Regionale M5S Lombardia