Grande partecipazione all’incontro pubblico organizzato da varie forze politiche a Desio mercoledì 6 novembre. Aula gremita, posti a sedere esauriti, tanta attenzione e tanta voglia di dire “no” al nuovo Piano Industriale di Bea per tirare avanti con il vetusto inceneritore per altri 15 anni, investendo 15 milioni di euro e aumentando la capacità di incenerimento fino a oltre 90 mila tonnellate annue.
Il tutto proprio quando le evidenze scientifiche dei danni alla salute umana provocate dalle nano polveri prodotte dai processi di combustione ad alte temperature sono sempre più solide. Tutto questo è semplicemente inaccettabile.
Alla serata erano presenti l’assessore regionale all’ambiente, Claudia Terzi, e uno dei maggiori esperti internazionali del settore, il dottor Enzo Favoino della Scuola Agraria di Monza. Ci fa piacere vedere che tante forze politiche, a lungo andare, abbiano cambiato idea e si siano uniti a noi in una battaglia che ci impegna da anni.
Il progetto di Bea è del tutto contrario ai nuovi orientamenti di Regione Lombardia, che ha previsto uno stop agli ampliamenti degli inceneritori della nostra regione, essendoci già oggi una sovracapacità di incenerimento di oltre 130 mila tonnellate.
Bea ha ottenuto l’autorizzazione regionale per il rotto della cuffia, dato che a distanza di soli 20 giorni dalla concessione dell’autorizzazione, la Giunta Regionale ha adottato una delibera che decreta lo stop ai nuovi impianti e all’ampliamento dei vecchi. Questo è un dato politico estremamente importante.
Il management di Bea e i sindaci creduloni che ancora lo ascoltano sostengono di voler “salvare Bea”. In realtà la stanno condannando a morte e nemmeno se ne accorgono! Dopo aver tentato di scaricare sui comuni i rischi finanziari dell’operazione (e per poco non ci riuscivano) con la prima versione del Piano Industriale di qualche mese fa, adesso Bea vuole andare “sul mercato” per reperire nuovo business e nuovi rifiuti da bruciare! Peccato che già oggi in Lombardia abbiamo una sovracapacità impiantistica di oltre 130 mila tonnellate, figuriamoci tra 10/15 anni.
E dato che è politicamente insostenibile di fronte all’opinione pubblica l’idea di andare a cercare rifiuti fuori regione, i signori di Bea non hanno altra strada che andare a fare concorrenza a giganti del settore come A2A… aziende che gestiscono impianti da 700 mila tonnellate! E’ facile prevedere che Bea farà la fine del vaso di coccio tra vasi di ferro!
L’unico modo per salvare Bea è farle abbandonare il prima possibile l’incenerimento dei rifiuti e riconvertirla alle tecnologie di gestione “a freddo” finalizzate recupero di materia dal rifiuto urbano residuo. Per questo chiediamo che si affidi a tecnici indipendenti uno studio di fattibilità tecnico/economica per la dismissione/riconversione dell’impianto. Questa è l’unica strada per salvare Bea e i suoi lavoratori.