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IL GOVERNO DELLE GIRAVOLTE

Un’altra revisione, un altro giro di giostra per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. È la terza volta in due anni che questo governo mette mano al Pnrr, ammettendo implicitamente che una parte dei progetti e delle riforme non vedrà mai la luce. Il ministro Fitto sta cercando di riorganizzare i fondi, spostando miliardi dalle misure in difficoltà a quelle più “promettenti”. Ma i problemi restano: tempi stretti, ritardi accumulati, e obiettivi sempre più lontani.
La situazione è delicata. I fondi per la Transizione 5.0 arrancano, con una scarsa adesione delle imprese, mentre altri settori – come le infrastrutture e i trasporti gestiti da Salvini – dovranno rivedere i piani per riallocare risorse. Anche il progetto per nuovi posti letto per gli studenti universitari è in bilico, con la ministra Bernini che lotta per non perdere nemmeno un posto. Il timore, per molti, è che alcune di queste riforme restino solo sulla carta.
Il governo parla di “aggiustamenti tecnici”, ma l’ennesima revisione svela una realtà diversa: il Pnrr è in ritardo e servirebbe un impegno serio e costante per raggiungere i target. Tuttavia, Fitto sembra più interessato a chiudere la partita prima del passaggio alla Commissione Europea, lasciando i problemi irrisolti al suo successore. La scadenza di giugno 2026 incombe, e ogni ritardo significa sprechi e opportunità perse per il Paese.
Il Movimento 5 Stelle chiede chiarezza e responsabilità: l’Italia non può permettersi che il Pnrr diventi solo una lista di promesse disattese.

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