Treni, sulla scena del “delitto”: non c’è nulla da sabotare
il reportage – Il “Fatto” tra i binari, sul luogo del presunto danneggiamento Zero controlli e nessuna centralina elettrica da poter manomettere
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Milano. Superi la banchina e ti ritrovi a camminare tra i binari come un fantasma invisibile. Puoi anche attraversarli: nessuno se ne accorge, nessuno ti ferma. Stazione Centrale di Milano, poco dopo mezzogiorno. Siamo sul presunto “luogo del reato”, c’è un sottopasso e varie casupole di riparo, a quanto pare nulla di elettrico che si possa sabotare. Un Frecciarossa scivola lento dalle grandi arcate di ferro in direzione di Roma. Marcia sullo stesso binario dove l’11 gennaio scorso, poco dopo le sette del mattino, si è fermato l’omologo 9516 per un guasto al pantografo che nella sua informativa urgente alla Camera il ministro Matteo Salvini ha messo proprio in cima alla lista nera dei “sabotaggi”.
Non conta la parola di ferrovieri e manutentori, se ripetono che il pantografo non si può manomettere così, che su quella linea ne riparano almeno due al mese per via dell’usura da traffico di convogli. La sera stessa arriva infatti la “pistola fumante”. Un video delle telecamere di sorveglianza, esclusiva di Quarta Repubblica, mostra un uomo che alle 7:11 di quel mattino cammina lungo i binari fino a raggiungere una struttura e scomparire dal campo visivo. Poco dopo passa un treno e si nota un bagliore: non c’è più alimentazione sulla linea elettrica. Il filo è rotto, il pantografo danneggiato, il Frecciarossa 9515 si pianta per ore tra la Centrale e Milano Lambrate.
Salvini lo riposta subito come prova del complotto. Le immagini sono però sgranate ed Fs non si sbilancia sul presunto sabotatore ma il messaggio che passa è questo, anche lavoratori della Centrale dicono le centraline dell’alta tensione sono da tutt’altra parte, al riparo dentro la Stazione.
Andiamo a vedere direttamente lì. Lo facciamo superando l’ultima banchina del binario 24 sul lato destro, proseguiamo su un camminamento a cielo aperto. Due macchinisti ci precedono con trolley verso il punto di attraversamento che porta ai binari del lavaggio. “Vietato attraversare” si legge, lo fanno loro e lo facciamo anche noi. E tanti altri, a quanto pare. Nessuno ci ferma per 500 metri, poi 700 metri e così via. Percorriamo più volte il passaggio a raso. Fino a due strutture che sono accessi al sottopasso.
Da fuori sono chiuse con cancelli, ma se arpioni dall’interno il maniglione antipanico entri, scendi e risali al centro dei binari. Altre casupole di cemento. Sono vecchi punti di riparo per i manutentori. Il video al buio inquadrava quell’area ma ancora non si vedono cavi, cabine o altro materiale elettrico che si possa manomettere.
Filmiamo l’esperimento anche per un’altra ragione.
Il ministro dei Trasporti ha assicurato il Parlamento: “Sono stati avviati controlli straordinari (…) sulle aree più sensibili della rete ferroviaria, a cura della Security del Gruppo Fs”. Allora quella forse non lo è, perché nessuno ci impedisce di vagare indisturbati per un’ora e mezza tra i binari. Ritorniamo a quello da cui siamo partiti.
Ecco un uomo della security di Fs dalla pettorina nera: “Guardi, laggiù c’è uno che attraversa i binari!”. Mica si scompone: “Lo fanno in tanti, macchinisti e manutentori ma anche senza tetto e mezzi matti, vai tu a fermarli!”. Facciamola tutta. Proprio lungo il 21 c’è il comando interno della Polizia. Da queste parti l’allarme sabotaggi è così sentito che rispondono: “Ma no stia tranquillo, sarà il manovratore”.
Una nota delle Ferrovie precisa: “Nel giorno e nella fascia oraria del video non erano previsti né operai né tecnici. Si tratta dunque di una persona esterna al Gruppo Fs”. Ma non lo siamo anche noi? “Nella zona delle riprese non è situato un ingresso del sottopasso che invece è posizionato in un’altra area dove ci sono le banchine”. Ma anche con Google Earth non si trovano altri manufatti.
Infine, “Gruppo FS ritiene non si possa escludere in radice l’ipotesi che si tratti di un fatto connesso ad attività volutamente mirate a colpire gli asset aziendali”. Ma neppure un cronista che staziona sui binari.