Il 19 marzo 2014 l’Assessore Regionale con delega all’ambiente Claudia Maria Terzi è stato in visita a Lecco per incontrare gli operatori del territorio dei settori ambiente, energia e sviluppo sostenibile.
Su quotidiani online e testate locali sono state pubblicate le dichiarazioni riguardo il Nuovo PianoCave da parte dell’Assessore Provinciale con delega all’ambiente Carlo Signorelli. Ci permettiamo di non essere d’accordo con le affermazioni dell’Assessore Signorelli, il quale afferma che << Questo Piano Cave ha visto condivisione unanime dei principi generali da cui è ispirato, principi che non prevedono nuove escavazione. >>
Non ci risulta però che siano sono state tenute in considerazione le numerosissime osservazioni di contrarietà al Nuovo Piano Cave Provinciale elaborate da cittadini, associazioni e comitati.
Ci pare quantomeno fuorviante affermare che non siano previste nuove escavazioni, quando i nuovi volumi concessi, benché ci siano ancora tantissimi volumi non utilizzati presenti nel vecchio piano, sono talmente elevati da implicare un ampliamento notevole dei siti attuali, che di fatto intaccheranno zone di montagna “vergine”, facendo diventare quella porzione del Monte Magnodeno un enorme cratere che incorporerà i due crateri esistenti.
Il fatto che l’Assessore Signorelli sostenga che “la Giunta provinciale ha ricevuto la chiara indicazione politica di difendere questo piano cave in Regione. Sarebbe una beffa se dopo il costruttivo e intenso lavoro fatto arrivasse una modifica sostanziale a quanto espresso dal territorio“ ci lascia alquanto perplessi e conferma quanto avviene a livello nazionale: le indicazione dei cittadini, dei comitati e delle associazioni NON vengono minimamente tenute in considerazione. E’ stata tenuta in considerazione SOLO la volontà delle aziende cavatrici e dei costruttori edili, che hanno “dettato” il piano cave, ritagliandolo solo ed esclusivamente sulle proprie esigenze di lucro e profitto. Questo piano NON E’ espressione del territorio, è espressione delle lobby cavatrici.
Signorelli definisce “beffa” un’eventuale, ma a nostro avviso necessaria, modifica sostanziale del piano, che se dipendesse da noi avverrebbe nel rispetto della volontà popolare e delle istanze del territorio. Desta preoccupazione la dichiarazione del Direttore Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia, Dario Sciunnach in quale afferma che : «Si tratta di un piano all’insegna della conservazione e della razionalizzazione, in linea con l’andamento generale del mercato e attento all’ambiente. È inoltre prevista la valorizzazione delle attività estrattive già in essere. Vista l’ampia condivisione che ha riscontrato in provincia non dovrebbero esserci particolari problemi; probabilmente si tratterà dell’ultimo piano cave approvato con la vecchia legge regionale».
Con un piano cave di tali sproporzionate dimensioni, non si conserva e razionalizza nulla, anzi, prosegue lo scempio delle montagne lecchesi, in spregio alla ricercata (a parole) vocazione turistica del territorio. Basta dare uno sguardo alle Cave Mandellesi sulla sponda occidentale del Lario o guardare dai Piani d’Erna lo scempio del Monte Magnodeno per rendersene conto.
In questo piano non si è posta adeguata attenzione ai ripristini ambientali dei vecchi siti, imponendo l’immediata rimozione dei manufatti abbandonati. Non si è fatta una adeguata verifica del rispetto degli impegni presi in precedenza dalle aziende cavatrici.
Non si è tenuto conto dell’andamento generale del mercato e delle sue tendenze, ma soprattutto degli abbondanti volumi residui del vecchio piano, pari a 5,3 milioni di metri cubi ancora da estrarre. Malgrado questo la Provincia concederà ulteriori 11,7 milioni di metri cubi da qui al 2033. Rileviamo medie annue di cavato che arrivano in alcune aree a sfiorare il 150% in più di quanto estratto negli ultimi tre anni.
Non si tiene conto dell’ambiente e del già precario equilibrio della porzione di montagna su cui insiste l’85% (!) del piano provinciale. Il DG pare dimenticare che a ridosso di quella montagna ci sono case, scuole, asili, e l’Ospedale Alessandro Manzoni, ma in particolare che quei siti estrattivi passa il tunnel che collega Lecco alla Valsassina!
Si è deliberatamente scelto di ignorare che su tredici indicatori di valutazione delle ricadute sul territorio di escavazione le cave lecchesi registrano insufficienze in ben otto casi, registrando impatti “sensibili”, “rilevanti” e “molto rilevanti”.
Ci piacerebbe infine sapere qual è <<l’andamento del mercato>> di cui hanno tenuto conto nella redazione del piano, dal momento che è palese crollo dei consumi nazionali di cemento, che sono passati dai 46,8 milioni di metri cubi del 2006 ai 25,5 metri cubi del 2012, in sintoni con il tracollo degli investimenti in costruzioni (-25,5% dal 2007).
Siamo fermamente contrari a questo nuovo piano cave provinciale, la cui approvazione ad opera di Lega ed NCD avviene nel silenzio del PD Lecchese, il quale per mezzo dei suoi rappresentanti in Provincia e nel comune di Lecco non ha saputo produrre nei tempi utili valide osservazioni a difesa del territorio e dei cittadini. [NOTA MIA: il Comune di Lecco addirittura ha fatto pervenire le 4 comiche paginette di osservazioni, FUORI TEMPO MASSIMO, facendo una figura barbina!]
I Lecchesi ringraziano Lega e NCD per aver fatto gli interessi delle aziende cavatrici, che potranno continuare devastare il già duramente sfruttato monte Magnodeno. Altro che “difesa del territorio”, qui si continuano a difendere gli interessi di pochi a scapito di molti.
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