Oggi in Commissione Attività Produttive di Regione Lombardia si è tenuta l’audizione delle Organizzazioni Sindacali sul caso Guala Closures, azienda multinazionale leader mondiale per la produzione di chiusure di alluminio, che ha deciso di mettere in mobilità tutti i 135 lavoratori dello stabilimento di Torre d’Isola (PV), con le prevedibili conseguenze anche sui lavoratori dell’indotto, a fronte di una scelta unilaterale di cessare le attività aziendali il 20 settembre per delocalizzare in Polonia.
La motivazione di questa drastica e drammatica scelta, addotta dai vertici aziendali, è la scarsa redditività dello stabilimento di Torre d’Isola.
A fronte di questa notizia, il M5S Lombardia si è immediatamente attivato a tutela dei lavoratori protocollando un’interrogazione all’Assessore Regionale in data 15 luglio 2014 ed oggi era presente all’audizione, nella persona della consigliera regionale M5S Iolanda Nanni, la quale dichiara: “A fronte della nostra richiesta al Presidente della Commissione, Angelo Ciocca (Lega Nord) di poter effettuare riprese audio-video della seduta, detta autorizzazione ci è stata negata con comunicazione effettuata all’inizio della seduta dal Presidente il quale sosteneva di dover prima informare il Presidente del Consiglio Regionale, il che è assurdo dato che il Regolamento del Consiglio Regionale dà facoltà a ciascun Presidente di Commissione di autorizzare riprese, come per esempio è accaduto di recente in Commissione Sanità per i 3.500 lavoratori della Fondazione Maugeri.”
A schierarsi con il pensiero di Ciocca, ci ha pensato poi il Consigliere Regionale (ex sindacalista) PD, Rosati, il quale ha dichiarato che non vede alcun motivo per effettuare video-riprese in quanto le organizzazioni sindacali presenti sono già delegate dagli stessi lavoratori a riportare i contenuti della seduta in corso. Il M5S Lombardia considera questi atteggiamenti gravemente lesivi del diritto alla trasparenza e alla pubblicizzazione di sedute, peraltro pubbliche, che i lavoratori e gli stessi cittadini hanno il sacrosanto diritto di visionare nella loro interezza, formandosi un più consapevole giudizio su quanto accade nelle “stanze dei bottoni”. Il nostro ordinamento peraltro prevede proprio la massima trasparenza dell’operato delle nostre pubbliche amministrazioni e non si capisce perché si neghi al cittadino comune di poter accedere direttamente alla visione di un’audizione.
Ciò premesso, dopo aver ascoltato le istanze delle OO.SS., la consigliera M5S Iolanda Nanni ha chiesto la parola per effettuare alcune domande circostanziate ai Sindacati, dopo aver analizzato alcune criticità emerse dalla gestione aziendale di GUALA Closures dal 2011 ad oggi.
Non ci resta che farvi un accurato resoconto dell’intervento e delle domande poste ai Sindacati che NON HANNO TROVATO ALCUNA RISPOSTA.
Sugli investimenti in Italia di Guala Closures:
In primo luogo, la Nanni ha fatto notare che, nel Luglio 2012, Guala Closures rilevò un sito produttivo a Magenta, dove ha investito 18 milioni di euro che è diventato il più moderno centro di servizi al mondo per la lavorazione dell’alluminio per imballaggio senza utilizzo di cromo.
La domanda posta da Iolanda ai Sindacati è stata la seguente:
“Alla luce di questo investimento, i Sindacati sono a conoscenza o hanno mai preso visione del piano industriale del Gruppo e conoscono quale sia il ruolo detenuto dagli stabilimenti italiani? In che modo l’investimento fatto nello stabilimento di Magenta nel 2012 ridisegna la presenza in Italia di Guala? I sindacati si sono confrontati, in questi anni, con i vertici aziendali circa le possibili sinergie fra lo stabilimento di Magenta e quello di Torre d’Isola?”
Sull’utilità dei tavoli di confronto sinora aperti
Il 21 luglio si è tenuto un tavolo di confronto convocato dal Prefetto fra i vertici Guala, il Sindaco di Pavia, le OOSS, la Provincia di Pavia ed altri Sindaci fra cui quello di Torre d’Isola. Fra i partecipanti al tavolo, il capogruppo consiliare del PD nel Comune di Pavia ha così descritto gli esiti del tavolo: “Il Tavolo Istituzioni-OOSS che oggi ha incontrato la Guala per la nota vertenza è andato male. L’azienda mette sul tavolo una disponibilità di facciata, laddove si dichiara indisponibile a revocare la procedura di mobilità (come richiesto le), indisponibile dare anche una maggiore dilazione dei tempi (1 mese) per favorire l’apertura di un vero tavolo di discussione coi lavoratori (“il 20 settembre non si tocca, ogni decisione va presa da oggi ad allora”), indisponibile a favorire in estrema ratio la vendita a terzi (“disponibile a vendere a terzi solo i capannoni, gli impianti vengono con noi in Polonia”)”.
Domanda di Iolanda ai Sindacati: “Alla luce anche di altre vertenze simili, come il caso Merck o di altre multinazionali che delocalizzano impianti produttivi, che utilità può avere un tavolo di confronto con le sole Istituzioni locali? Perché i sindacati non hanno chiesto fin da subito il coinvolgimento anche delle Istituzioni regionali e nazionali ad un unico tavolo, invece che su tavoli separati o in occasioni distinte?”
Sul coinvolgimento dei maggiori azionisti italiani: il ruolo di Banca Intesa – San Paolo
I manager aziendali detengono una quota di minoranza della società. I principali azionisti del gruppo (Guala è quotata in borsa dall’Ottobre 2005, peraltro lo stesso anno in cui è stato attivato lo stabilimento di Torre d’Isola) sono DLJ Credit Suisse (detiene il 58%), Intesa S. Paolo (19,6%) e Unicredit (10,8%).
I principali azionisti italiani del gruppo, Intesa S. Paolo e Unicredit, sono fortemente sensibili alle reazioni dell’opinione pubblica.
Domanda di Iolanda ai Sindacati: “I Sindacati, nella mobilitazione per scongiurare la delocalizzazione dell’impianto di Torre d’Isola, hanno considerato l’ipotesi di coinvolgere i principali azionisti del gruppo, Intesa S. Paolo e Unicredit, chiedendo loro se appunto in quanto azionisti di riferimento intendano avallare o meno la delocalizzazione?”
Guala sui mercati internazionali
Negli ultimi anni Guala Closures ha consolidato la propria posizione sui mercati internazionali, arrivando a detenere una quota stabile pari al 50% del mercato mondiale e all’80% di quello europeo. Il consolidamento della posizione di Guala Closures è avvenuto anche tramite una serie di acquisizioni di aziende concorrenti: ad esempio, il 4 Agosto 2011 Guala ha finalizzato l’acquisizione del 70% della società polacca DGS SA, terzo produttore mondiale di chiusure in alluminio, società che conta circa 560 dipendenti e che ha registrato un fatturato nel 2010 (anno precedente l’acquisizione da parte di Guala) di circa Euro 50 milioni.
Tramite la controllata DGS SA Guala Closures non solo ha consolidato le proprie posizioni ma ha anche aumentato la capacità di penetrazione nei mercati dei Paesi dell’Est dei suoi prodotti. “L’operazione – ha dichiarato Marco Giovannini, Presidente e Amministratore Delegato di GualaClosures – punta a consolidare la leadership di Guala Closures a livello mondiale espandendosi ulteriormente nei mercati in crescita dell’Europa dell’Est. L’acquisizione di DGS conferma la nostra strategia di espansione, basata sulla selezione di un solido partner locale con cui condividere e sviluppare il business, che ha permesso al Gruppo Guala Closures di diventare, nel tempo, market leader nel settore”.
Domanda di Iolanda ai Sindacati: Guala Closures nell’agosto 2011 ha acquisito la società polacca DGS SA e quattro mesi dopo ha chiuso il deposito di Torre d’Isola; questo non ha suonato per i sindacati come un campanello d’allarme in vista di un’eventuale futura delocalizzazione in Polonia?
Tramite la controllata DGS SA Guala Closures è già presente dal 2011 non solo nel mercato polacco ma anche in quello dei Paesi dell’EST (Russia, Ucraina etc.): tale sviluppo internazionale non lasciava preludere una possibile delocalizzazione in Polonia? In questi anni, i Sindacati si sono confrontati con l’azienda circa le strategie di internazionalizzazione di Guala? In questi anni, i Sindacati hanno discusso con l’azienda il ruolo degli stabilimenti e centri di ricerca italiani all’interno del network europeo e internazionale di siti e impianti Guala?
Guala e il tessuto produttivo italiano: il brand legato all’eccellenza del Made in Italy
Nel Novembre 2013 Guala Closures è stata fra i principali finanziatori della mostra artistica “L’industria italiana”, allestita a Milano presso la Triennale, che consisteva nell’esibizione di 30 fotografie in bianco e nero e 200 proiezioni di immagini che testimoniavano la storia dell’eccellenza produttiva dell’industria italiana. Le opere, fra cui anche un ritratto delle chiusure Guala, sono state realizzate dall’artista Niccolò Biddau. Il gruppo Guala ha pubblicizzato la mostra e il relativo finanziamento anche tramite un comunicato stampa che riportava la seguente affermazione: “Con il progetto INDUSTRIA, Niccolò Biddau evidenzia anche il dietro le quinte di tutte le realtà che compongono il prodotto finale, ovvero l’eccellenza del Made in Italy”.
Domanda di Iolanda ai Sindacati:“La sponsorizzazione del progetto Industria è una delle iniziative tramite cui, negli ultimi anni, il gruppo Guala ha promosso il proprio brand legandone l’immagine all’eccellenza produttiva italiana e alla storia industriale del nostro Paese. I sindacati si sono confrontati con i vertici Guala circa le ripercussioni sul brand Guala della scelta di delocalizzare il sito produttivo di Torre d’Isola, in un contesto in cui Guala vorrebbe legare la propria immagine all’eccellenza produttiva italiana?”
“Sviluppo sostenibile” nella concezione di Guala
Nel 2011 e 2012 il gruppo Guala ha prodotto due relazioni sullo “sviluppo sostenibile” del gruppo stesso, indirizzate sia ai propri dipendenti sia, all’esterno, per promuovere il brand del gruppo.
Con “sviluppo sostenibile” le relazioni intendono non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la sostenibilità sociale ed economica. Le relazioni illustrano le strategie di perseguimento dei valori già enunciati nel Codice etico, e sostengono che la “sostenibilità” fa parte a tutti gli effetti del “valore” prodotto dal Gruppo Guala. Già il Codice Etico sosteneva che i principali stakeholders del gruppo comprendono i lavoratori, le comunità locali, le Istituzioni. Nel comunicato stampa in cui Guala annuncia la relazione 2012, troviamo scritto: “La sostenibilità, per Guala Closures, prima di essere uno strumento di performance, è un atto di responsabilità, un valore essenziale da cui crediamo che un’azienda leader non possa prescindere e che è alla base della nostra strategia di crescita”.
Domanda di Iolanda ai Sindacati: “I sindacati si sono confrontati con la dirigenza circa la congruità fra i valori enunciati dal Codice etico e dalle Relazioni sulla sostenibilità con la decisione di delocalizzare l’impianto di Torre d’Isola?”
Le “audizioni” in Regione Lombardia costituiscono un importante momento di ascolto delle istanze delle parti sociali e questo ascolto da parte di noi consiglieri regionali non può e non deve essere meramente passivo (altrimenti sarebbe sufficiente che le parti sociali ci inviassero una lettera informativa delle loro istanze e rivendicazioni). Per questo motivo, al termine dell’audizione, il Presidente è tenuto ad aprire un dibattito fra le forze politiche e le parti sociali all’interno del quale è buona prassi per i consiglieri effettuare tutte quelle domande che possono meglio chiarire il quadro oggetto dell’audizione; sulla base delle risposte ricevute, Regione Lombardia può intervenire con maggiore efficacia ed incisività. Proprio per questo ci ha sconcertati la censura del Presidente della Commissione, Angelo Ciocca, il quale al termine dell’intervento di Iolanda Nanni, rivolgendosi ai sindacati li ha invitati a valutare se rispondere o meno ed, evidentemente, i sindacati hanno a loro volta colto la palla al balzo per evitare accuratamente di dare risposte.
Acclarato che un Presidente di Commissione deve assumere un ruolo di equidistanza e di garanzia fra le forze politiche, assicurando a tutte di potersi esprimere e ricevere le dovute risposte, troviamo questo atteggiamento censorio gravemente lesivo dei diritti della minoranza. A ciò si aggiunga che per noi è oltremodo significativo che le organizzazioni sindacali presenti al tavolo non abbiano saputo esplicitare il loro livello di conoscenza e monitoraggio, durante questi anni, del piano industriale e delle strategie aziendali, né abbiano ritenuto di dover dare risposte chiare alle Istituzioni sulle uniche domande poste durante la seduta, appunto dalla consigliera regionale M5S.
E’ evidente che se la consigliera regionale Nanni ha posto tante domande circostanziate ai sindacati, lo abbia fatto nell’interesse esclusivo dei lavoratori, anche per informare i lavoratori sul grado di attivazione concreta dei sindacati – che avrebbero dovuto a nostro parere monitorare più capillarmente l’azienda, soprattutto negli ultimi anni – di fronte a scelte aziendali che già dal 2011 facevano presagire un orientamento del management verso la delocalizzazione. Ci sorprende apprendere dalla rappresentante sindacale FIM-CISL di Pavia che l’ultimo incontro di negoziazione tenutosi con i vertici di Guala Torre d’Isola è avvenuto a maggio 2012 ed ha riguardato lo slittamento dell’orario di lavoro del sabato. Anche questo segnale non ha fatto presagire ai sindacati la necessità di approfondire il piano industriale e la strategia di sviluppo degli stabilimenti italiani di Guala prima che fosse troppo tardi? Questo anche alla luce del fatto che, proprio durante l’audizione, nessuno dei rappresentanti sindacali ha citato confronti con i vertici aziendali sul piano industriale e sulle strategie di internazionalizzazione; punti sui quali invece ha insistito la consigliera Nanni ponendo domande che non hanno trovato alcuna risposta.
Sul piano politico, poi, è sorprendente la discrasia fra posizioni assunte dal PD a livello locale, dove si aprono tavoli locali dal sapore puramente simbolico e dalla portata pratica nulla, e a livello nazionale, dove il partito del PD è al Governo di questo Paese e a tutt’oggi avrebbe potuto, se vi fosse una reale volontà politica di salvare questi lavoratori, intervenire nell’immediatezza assumendo quell’autorevolezza di fronte alla multinazionale Guala che solo un intervento ministeriale e governativo può assicurare in casi drammatici come questo.
Dal momento che Guala è l’ennesimo caso di delocalizzazione con brutale licenziamento ex abrupto dei lavoratori, e – di questo passo e con questi copioni istituzionali che portano a un nulla di fatto per i lavoratori – purtroppo non sarà l’ultimo, auspichiamo che in futuro tali tematiche siano affrontate non quando ormai è troppo tardi, ma preventivamente – a livello territoriale – monitorando costantemente, analizzando e concertando con le aziende i piani industriali in atto e le strategie di internazionalizzazione; a livello nazionale, con interventi a tutela delle filiere produttive locali, anche rompendo alcuni tabù della globalizzazione selvaggia.