Egregio Sig. Preside,
La disturbiamo per richiamare la Sua attenzione sul fatto che riteniamo alquanto contraddittorio che nell’ambito di una lodevole iniziativa volta diffondere la cultura della tutela dell’ambiente nonché delle buone pratiche di riduzione, differenziazione, riciclo e riuso dei rifiuti sia prevista anche la visita ad un forno inceneritore che contraddice lo spirito dell’iniziativa.
Innanzitutto ci preme sottolineare e ripristinare la correttezza semantica delle parole, dal momento che per legge gli impianti come quello di Valmadrera sono definiti “inceneritori” e per la precisione “co-inceneritori” dal momento che attraverso la combustione di rifiuti producono energia elettrica. Si dice inceneritore, non “termovalorizzatore”.
Tali impianti più che “valorizzare” la materia (rifiuti) la degradano mediante incenerimento a rifiuto ancor più tossico, rappresentato da ceneri, fanghi di depurazione e nocive emissioni atmosferiche. Residui che richiedono comunque lo stoccaggio in apposite discariche a costi esorbitanti.
Questa premessa è utile per far comprendere la nostra totale contrarietà alle visite guidate ai forni inceneritori, la cui costruzione diffusa in tutta la Lombardia con derivante esubero di capacità d’incenerimento, rappresenta il monumento all’incapacità gestionale delle pubbliche amministrazioni in materia di ciclo dei rifiuti, al pari delle discariche.
Nell’ambito di una lodevole iniziativa formativa rivolta anche alle più giovani generazioni che dovrebbe far comprendere l’importanza di praticare il ciclo virtuoso dello smaltimento, il messaggio che si veicola visitando un forno inceneritore è perlomeno confuso e contraddittorio oltre che profondamente diseducativo. L’incenerimento non rappresenta la chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti.
Il ciclo virtuoso, è quello che tende a Rifiuti Zero: ottimizzando la raccolta differenziata, introducendo la tariffazione puntuale del rifiuto prodotto e politiche di incentivo alla riduzione della produzione di rifiuti, gestendo la parte indifferenziata in impianti di trattamento meccanico biologico.
Sarebbe auspicabile che i nostri giovani, ma anche molti Amministratori Comunali, fossero condotti in visita presso gli impianti di recupero e trattamento a freddo dei materiali post consumo di Vedelago (TV), Este (PD) o Occhiobello (RO), al fine di trarre uno spunto per una corretta gestione dei rifiuti.
Periodicamente nel lecchese si torna parlare di “teleriscaldamento”, progetto inutile e costoso, dai trascurabili vantaggi economici, sostenibile solo grazie ad una politica di incentivi statali che distrae risorse alle vere fonti rinnovabili e ad una legge scellerata che rende i rifiuti assimilabili alle fonti rinnovabili, consentendo ai produttori di energia elettrica mediante incenerimento di vendere Certificati Verdi. L’industria dell’incenerimento poggia su una distorsione semantica, che “per legge” fa diventare rinnovabile una fonte che rinnovabile non è.
Il teleriscaldamento così come la co-generazione di energia elettrica mediante incenerimento sono il principale ostacolo allo sviluppo e potenziamento della raccolta differenziata ed ai comportamenti virtuosi che mirano a ridurre il quantitativo di rifiuto prodotto, dal momento che legano indissolubilmente il territorio all’importazione di rifiuti dall’esterno, come purtroppo avverrà al Forno inceneritore di Valmadrera, al fine di poter garantire il continuo caricamento dei forni. Il caso del Comune di Brescia è drammaticamente emblematico.
Con queste scelte, riconducibili ad una scellerata scelta governativa, i nostri territori sono destinati ad essere attraversati giornalmente da tonnellate di spazzatura, di provenienza diversa e lontana, in una sorta di mobilità del rifiuto. Tu non pratichi la differenziata nei tuoi territori perché tanto l’inquinamento conseguente all’utilizzo di questa tecnologia, lo subiamo noi.
Infatti, con la recente “trovata” dell’attuale Governo di avocare allo Stato Centrale un potere che la Costituzione assegna alle Regioni, si vuole cercare di sopperire alle incapacità gestionali di alcuni Amministratori italiani in materia di rifiuti, andando così a penalizzare quei cittadini e quelle Amministrazioni virtuose che hanno attuato una corretta gestione dei rifiuti. Un classico esempio di come la toppa sia peggio del buco.
La “solidarietà” tra i territori e tra le regioni non c’entra nulla. E’ noto che in qualunque contesto urbano, bastino pochi mesi per portare a regime un sistema di raccolta differenziata porta a porta con separazione rigorosa dei materiali che accompagnato da una tariffazione puntuale del rifiuto prodotto, è in grado di portare la raccolta differenziata oltre il 75%, con grandi benefici per l’ambiente, la salute e le tasche dei cittadini. In breve tempo, e consolidando i comportamenti virtuosi, si arriva ben oltre l’80%, con eccellenze che differenziano oltre il 90% e contestualmente riducono ai minimi termini la frazione residuale. E’ la volontà politica di farlo che è mancata nei nostri territori e che invece in altre parti d’Italia come il Veneto c’è stata.
Questo vale in particolare in territori come quello lecchese dove la raccolta differenziata ha ampi margini di miglioramento, dal momento che a Lecco in primis stenta a raggiungere un 50%, a fronte di un prescritto raggiungimento del 65% per legge. La provincia che nel suo complesso a malapena raggiunge il 60% ha davanti a un enorme potenzialità di miglioramento.
Purtroppo a causa delle poco lungimiranti scelte gestionali del passato ci ritroviamo nella paradossale situazione che qualora aumentasse la percentuale di raccolta differenziata, abbinata alla riduzione dei rifiuti prodotti, il forno per colmare la sua “fame” di carburante dovrebbe reperire rifiuti oltre provincia financo fuori regione od, addirittura, all’estero “cogliendo l’opportunità” offerta dal Governo Renzi. Per lo stesso motivo il riempimento potrà avvenire bruciando rifiuti sempre più tossici e nocivi come quelli ospedalieri.
Ci permettiamo di offrire a Lei ed ai suoi studenti alcuni spunti di riflessione:
- qualora la Provincia di Lecco superasse il 75% di raccolta differenziata, e la città di Lecco si allineasse a tali livelli (l’esempio di Parma che in pochi mesi li ha raggiunti e superati è evidente), come si intende alimentare il forno?
- quando verrà meno la possibilità di ricavo derivante dalla vendita di certificati verdi, come si pensa di garantire l’equilibrio economico finanziario della gestione?
In vista delle prossime elezioni amministrative ci permettiamo di interrogare in proposito anche gli Amministratori locali, unico soggetto deputato alla pianificazione della gestione dei rifiuti, invitandoli ad un confronto e ad una riflessione sull’opportunità di un completo ripensamento del ciclo integrato dei rifiuti che veda l’abbandono progressivo dell’attività di incenerimento puntando sulla raccolta differenziata spinta con separazione alla fonte dei materiali, sulla tariffazione puntuale ed infine sul trattamento a freddo della parte indifferenziata. Il tutto rivedendo gli accordi con i consorzi di filiera e le aziende del territorio.
Quando un territorio arriva a differenziare e recuperare più dell’80% dei rifiuti che produce, riteniamo doveroso che ci debba essere, da parte delle aziende che progettano, producono e distribuiscono beni di consumo, uno sforzo di progettazione teso a annullare le componenti non riciclabili e riutilizzabili. Il rifiuto non riciclabile o non riutilizzabile rappresenta un errore di progettazione.
Invitiamo i presidi delle scuole lecchesi a non mandare gli studenti a visitare l’inceneritore.
Non bruciamoci il futuro, la corretta gestione dei rifiuti può diventare un’ opportunità.
Cordiali saluti,
Attivisti MoVimento 5 Stelle Lecco
Gianmarco Corbetta – Consigliere Regionale MoVimento 5 Lombardia