“La Lombardia è una regione di insediamento storico delle organizzazioni mafiose: da decenni ospita e accoglie, in forme e in misure diverse, tutte le più importanti, che vi si sono stabilite non solo per le molte possibilità di arricchimento, attraverso investimenti nelle attività legali (grandi opere, imprese, locali notturni) e illegali, ma anche a causa della scarsa resistenza ambientale. Di più: le ultime indagini giudiziarie hanno mostrato un sistema politico e istituzionale sempre più permeabile alle infiltrazioni delle organizzazioni di stampo mafioso e un’imprenditoria spesso omertosa e, talvolta, collusa”. E’ quanto si legge nel Primo rapporto trimestrale sulle aree settentrionali, per la Presidenza della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso.
“Nel territorio lombardo è avvenuta una vera e propria ‘colonizzazione’ da parte della criminalità organizzata di tipo calabrese nel tessuto socio-politico-economico della regione”. Lo scrive la Direzione Nazionale Antimafia nella sua relazione annuale relativa al periodo luglio 2012-giugno 2013..
Per mesi il Movimento 5 Stelle Lombardia ha insistito perché la regione si dotasse di una nuova legge di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel silenzio dei partiti ignari o complici di un fallimento epocale nell’immaginare strumenti legislativi capaci di rendere puliti e trasparenti i controlli, le nomine e gli appalti.
Gli studi e gli approfondimenti fatti dai commissari antimafia del M5S hanno trovato sintesi in un progetto di legge, il pdl 180, che mercoledì 29 ottobre ha cominciato, in Commissione Regionale Antimafia, l’iter di discussione con la nomina del relatore nel nome del primo firmatario del pdl, la consigliera Silvana Carcano.
M5S, che si è avvalso della consulenza di magistrati, docenti, forze dell’ordine e delle associazioni per la legalità per redigere il progetto di legge, chiede la revisione delle norme regionali antimafia in vigore (la n. 2 e la 9 del 2011) e propone di scardinare l’elemento dannoso dell’invisibilità e della non conoscenza del fenomeno della criminalità organizzata di stampo mafioso<, con un testo corposo di 20 articoli, suddivisi in quattro Titoli.
Il controllo formale degli appalti e subappalti, le attività estorsive, la corruzione e il riciclaggio di denaro sporco rappresentano solo alcuni esempi dei tentacoli della criminalità organizzata che strozzano l’economia lecita. A dare manforte alla criminalità l’ignoranza del fenomeno, o la sottovalutazione o, ancora, l’astensione dai controlli per mantenere l’equilibrio utile a tutti, o, infine, la complicità vera e propria dei colletti bianchi (imprenditori, funzionari pubblici a tutti i livelli decisionali, uomini politici, istituti bancari, professionisti, come sempre più indagini stanno dimostrando).
Il progetto di legge di M5S propone interventi di prevenzione primaria (quelli diretti a prevenire l’infiltrazione criminale nel territorio regionale sul piano economico, sociale, culturale e nelle attività svolte dalle amministrazioni pubbliche); secondaria (quelli diretti a contrastare l’espansione, la penetrazione, la conquista e la colonizzazione della criminalità organizzata di stampo mafioso) e terziaria e cioè quella diretta a ridurre i danni provocati dalla criminalità organizza e dalle sue attività criminose.
La ridotta competenza regionale in tema di lotta alle mafie non ha esonerato il M5S dal tentare di rafforzare gli strumenti legislativi in ogni piega del diritto ed è per questo che ha sforzato la fantasia nello scovare ogni piccola possibilità legislativa regionale, con questo pdl, unico progetto depositato da forze politiche regionali.
Da evidenziare, solo a titolo d’esempio, l’introduzione di numerose novità relative alla Commissione regionale antimafia, ridisegnandola rispetto a quella attuale, l’osservazione scrupolosa da parte di Regione Lombardia e di tutti gli enti del SIREG delle prescrizioni di cui alle Linee Guida per la Trasparenza e Tracciabilità della fase esecutiva dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, o, ancora l’introduzione, ai sensi della legge 190/2012 in tema di prevenzione e di contrasto alla corruzione, del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione anche per i gruppi consiliari eletti in Consiglio Regionale. Trova spazio anche il rinforzo dell’importante ruolo della Polizia Locale (primi operatori e controllori del territorio), così come l’approfondimento degli interventi finalizzati al recupero dei beni confiscati e sequestrati, articolato redatto con i consigli dell’Agenzia Nazionale.
Il dibattito in Commissione regionale Antimafia sarà l’occasione finalmente per fare in modo che nessuno pensi che in Consiglio Regionale il tema della lotta alle mafie non sia prioritario. E sarà il primo passo, il M5S ha già in testa un’idea su come rafforzare la lotta alle mafie inserendo articolati in ogni testo legislativo di altre competenze, a partire da modifiche alla legge 12 in tema di urbanistica e programmazione del territorio.