Intervento del portavoce Eugenio Casalino.
Vorrei fare un passo indietro, e valutare la manovra di bilancio regionale per il triennio 2015-2017 alla luce del DEFR, che deve essere considerato, nel processo logico della programmazione finanziaria, la base fondante del bilancio, visto che ne definisce lo scenario di intervento, a livello globale, nazionale e regionale, per poi focalizzarsi sui singoli aspetti della politica regionale che si riflettono sulla programmazione di bilancio.
Ne abbiamo già discusso in quest’aula, ma è opportuno fare questo passo indietro, perché lo scenario che viene fuori leggendo il DEFR è davvero impietoso, e dà il senso della situazione socio-economica attuale disastrosa, con previsioni di crescita negative, un giovane disoccupato su tre, la povertà relativa che in Lombardia si attesta intorno al 6% della popolazione, con un trend di crescita continuo dal 4% del 2011.
Ci si aspetterebbe quindi da una manovra di bilancio che parte da queste premesse una forte azione di contrasto alle problematiche sociali che sono di tutta evidenza, anche statistica, quindi misure decise di lotta alla disoccupazione, alla povertà relativa, alla c.d. “emergenza casa” (che emergenza non è, visto che se ne parla come emergenza ormai da una trentina d’anni). Uno shock, insomma, che permetta al sistema di ripartire e reagire alla situazione attuale.
Ecco però che nel progetto di bilancio della Regione Lombardia non si ritrova niente di tutto questo, nessun intervento sulla fiscalità degno di nota, se non qualche piccolo intervento sul bollo auto. Nessuna misura anti-ciclica che possa essere di stimolo per un’economia così sofferente e per un contesto sociale così negativo.
Il famoso slogan del 75% delle tasse in Lombardia, che tanto è servito a Maroni per illudere i lombardi prima delle elezioni, è sempre stato e rimane tuttora un obiettivo impossibile.
Nelle relazioni accompagnatorie del progetto di bilancio regionale leggiamo una forte critica all’impostazione della legge di stabilità del governo Renzi, che ci sentiamo di condividere in linea di principio, perché scarica ancora una volta sugli enti territoriali il peso di sacrifici ormai insostenibili. Ma è la reazione della Giunta che non condividiamo, perché di fronte ad una situazione così grave ha impostato la manovra sui tagli ai servizi essenziali e sulla spesa sanitaria. Citiamo infatti dalla relazione alla manovra approvata dalla Giunta:
– taglio di 720 milioni sulle politiche socio-sanitarie;
– taglio di 25 milioni su diritti sociali, politiche sociali e famiglia (fondo sociale regionale, agevolazione acquisto strumenti disabili, fondo nasko e cresko, sostegno acquisti alloggi Aler da parte di inquilini, sostegno detenuti, sostegno accesso abitazioni in locazione, oratori.);
– un taglio per un importo complessivo di 45 milioni sulle politiche per l’istruzione e diritto allo studio (diritto e dovere istruzione e formazione, università, scuole dell’infanzia e buono scuola):
– un taglio di 2 milioni per sostegno accordi di solidarietà nell’ambito delle politiche per il lavoro e la formazione professionale;
– riduzione dei trasferimenti alle Province per Trasporto Pubblico Locale per complessivi 106 milioni;
– una riduzione di 4 milioni sulle politiche inerenti lo sviluppo economico e competitività tra cui una riduzione di 3 milioni agli Interventi per l’attrattività Expo;
– un taglio di 3 milioni alle politiche sullo sviluppo sostenibile, tutela del territorio e ambiente, interventi in materia di acque pubbliche;
– un taglio di 49 milioni alle politiche in materia di trasporti e diritto alla mobilità (oneri riconoscibili a enti gestori, corrispettivo contratti servizio ferroviario, agevolazione rilascio titoli viaggio TPL) fanno in totale circa 900 milioni di tagli sulla pelle delle persone, e di questi solo le briciole sono i tagli sui fondi legati ad Expo, circa 3 milioni. E’ sulle priorità dei tagli che ora si deve giocare la partita, visto e considerato che la Giunta non ha la forza politica di farsi sentire a Roma.
Quello che non dice la giunta è dove NON sta tagliando.
Secondo noi, i sacrifici quando sono necessari si devono scaricare sulle spese improduttive, le spese di funzionamento, le spese di comunicazione, gli Expo Tour in giro per il mondo, gli staff degli assessori e le partecipate, senza dimenticare i famosi 30 milioni di euro per il referendum consultivo per la Regione a Statuto Speciale.
Ci saremmo aspettati insomma maggiore iniziativa e coinvolgimento da parte della Giunta nel taglio alle spese improduttive e comprimibili di Regione Lombardia.