La Sentenza n. 00287/2015, depositata in Segreteria in data 23 gennaio 2015, con cui il Tar si è pronunciato in merito al ricorso avanzato da Gelsia Ambiente Srl contro il Comune di Limbiate, (annullando di fatto tutti gli atti mediante i quali l’Amministrazione intendeva affidare direttamente a Bea i servizi di igiene ambientale a decorrere dal 1° gennaio 2015) ha dei risvolti clamorosi e del tutto inaspettati, destinati a cambiare lo scenario della gestione dei rifiuti in Brianza. Il Tar ha difatti sentenziato che BEA non ha i requisiti per ricevere l’affidamento diretto da parte dei comuni del servizio di gestione dei rifiuti perché non è né una società al 100% pubblica né una società mista secondo il modello del Partenariato Pubblico Privato Istituzionalizzato espressamente previsto dalla legge.
“In definitiva il TAR ha stabilito un fatto che ha davvero del clamoroso. BEA non può ricevere legittimamente alcun affidamento diretto del servizio da parte dei Comuni. Se vuole aggiudicarsi il servizio da parte dei comuni, non le resta che partecipare ai bandi di gara! E cioè fare esattamente quello che tutto i comuni amministrati dal Pd hanno cercato di evitarle: competere sul mercato. Con buona pace di tutte le manovre politiche di difesa corporativa dell’impianto come la fusione tra BEA e CEM, finalizzata solo ad assicurare all’inceneritore una lunga e prosperosa vita al riparo dalla concorrenza sempre più agguerrita di impianti ben più grandi e moderni di quello desiano. La logica conseguenza di questa sentenza del Tar è che la fusione tra BEA e CEM, motivata da parte dei suoi sostenitori con la scelta di affidare il servizio in house ad una società interamente pubblica, non ha più senso di esistere” così Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, commenta la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia in merito al ricorso che Gelsia ha fatto nei confronti del Comune di Limbiate.
“A questo punto il futuro di Bea si fa difficilissimo. Chiedere le dimissioni del direttore generale e del consiglio di amministrazione è davvero il minimo. La classe politica che ha portato la società in questa situazione, cerchi una soluzione per uscirne. Se si abbandonasse l’idea di salvare l’inceneritore a tutti i costi e si prendessero in considerazione scenari alternativi (come il M5S chiede da anni) una via d’uscita si potrebbe trovare”.
“Inoltre, tutti i comuni che hanno in essere un contratto di affidamento diretto del servizio a Bea, farebbero bene a domandarsi se non hanno in essere un contratto potenzialmente illegittimo e conseguentemente se non vi siano i presupposti per prendere provvedimenti per l’annullamento in autotutela del contratto stesso. Insomma siamo di fronte all’ennesima – questa volta davvero grave – prova di dilettantismo e dabbenaggine dei vertici di Bea e di tutta la classe politica brianzola che ha continuato a fidarsi ciecamente di chi governa questa società pubblica.”
Per approfondimenti: http://gianmarcocorbetta.it/